L’OPINIONE
La ricetta anti-spopolamento che farebbe bene alle aziende, al turismo, alle periferie e all’ambiente.
Pochi giorni fa si stava ragionando, con l’ing. Nicolao, sui risvolti positivi che potrebbero derivare da questa esperienza di isolamento pandemico. Lo spunto nasce, guardando all’ Agordino, ma più in generale, al territorio nazionale, ai benefici che potrebbero trarre i paesini, i centri isolati e le aziende stesse, se lavorassimo da casa come durante questa quarantena. Pensando alle molte persone, dipendenti o liberi professionisti, che si sono trovate in questi giorni a lavorare in Smart Working, si potrebbe guardare al futuro investendo in questa direzione. Potrebbe essere un risparmio per le aziende, per il lavoratore e una risorsa per le periferie. Immaginiamo banalmente un dipendente Luxottica che lavora da casa quattro giorni a settimana. La convenienza in primis sarebbe per l’azienda che risparmierebbe su mensa, riscaldamento uffici, infrastrutture, ampliamento locali, posti auto, costi di servizi pubblici. Lo smart worker mangerebbe a casa risparmiando i costi di carburante ed usura dell’auto, quel risparmio andrebbe in parte nei negozi del territorio, magari berrebbe il caffè al bar del paese, userebbe la posta, avrebbe più tempo per seguire i figli, darebbe numeri e senso all’investire in infrastrutture internet. Evidenti sarebbero i risvolti indiretti utili al turismo, all’anti spopolamento e non meno importante, con la riduzione dell’inquinamento, all’ambiente. Mi permetto concludendo, un suggerimento alle piccole attività commerciali. Abbassiamo un pelo i prezzi perdendo magari qualcosina ora, ma creiamo un rapporto di fiducia a lungo termine con il consumatore. Allo stesso modo, consumatore, sforzati di acquistare nel negozio sotto casa. È comodo quando dimentichiamo lo zucchero ma se ci compriamo solo quello tra un po’ non esisterà più. È una questione di fiducia reciproca, un investimento per tutti.