di RENATO BONA
RIVAMONTE Nuova tappa del nostro “viaggio” attraverso le frazioni di Rivamonte Agordino – dove è attualmente sindaco il carissimo amico Giovanni “Nino” Deon – guidati dal libro fotografico “Una finestra su Riva” realizzato nell’ottobre 2013 (stampa e grafica Tipografia Castaldi di Agordo) a cura del Club Unesco Agordino presieduto da un altro amico speciale: Giuliano Laveder. Varie notizie storiche sono state tratte dagli archivi del Comune e dello stesso Laveder; dal bollettino parrocchiale “Le campane di sant’Antonio”; dal Circolo culturale “La Marol, “El Caselo de Riva 1894-1994 cento anni di storia e tradizioni della latteria di Villagrande di Rivamonte Agordino”; dalla Società operaia di mutuo soccorso “Sant’Antonio” pure di Rivamonte; le fotografie – le cui didascalie sono state coordinate da Emilia Sommariva – sono di: Breveglieri, Burloni, A, Case, don Elio Cesco, Della Lucia, Ganz Falcade, Giorgio Fontanive, Cesare Gnech, Giuliano Laveder, Piatti, don Giovanni Ren. La tappa si articola in tre frazioni: Miotte, Montas e Mottes delle 38 (oltre alla località Nóf, dove abitava una famiglia che era registrata sotto la frazione Castei) prese in considerazione con un delicato ed impegnativo lavoro di ricerca e che, “come piccoli tasselli di un puzzle, costituiscono o costituivano il Comune di Rivamonte”, dato che “molte di queste località sono ornai disabitate e stanno lentamente ed inesorabilmente per essere inghiottite dalla natura”. La serie di immagini si apre con una bella panoramica di Miotte, risalente agli anni ’30 cui segue un bel gruppo, immortalato in occasione dell’inaugurazione nel 1985 del capitello, con tutti gli abitanti delle Miotte. Per la cronaca: 40 anni prima gli abitanti erano 84 e le famiglie 20. Anni ’60: nel gruppetto di bimbi: davanti da sinistra Mario De Bortoli, Emanuela Schena, Miriam Paternoster e Claudio De Bortoli, dietro, in piedi: Giovanni Dall’Acqua e Olivo Gnech. Anni ’50: trasporto del fieno verso Digoman. Fine anni ’50: Arcangelo Gnech (Bocón) sullo slittino. Stesso periodo: piazzetta del paese: da sinistra Caterina Tazzer, Maria Antonietta Dall’Acqua e Anna Maria Tazzer. Ancora anni ’50: panorama di Miotte. Agosto 1953: la famiglia Da Costa (Crèna) in occasione della prima grande riunione familiare dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando sei dei sette fratelli Da Costa, sparsi in tutta Italia, si ritrovarono alle Miotte: dietro, da sinistra Giannina, Ettore, Ottone (Óto) con la moglie Elide Gomiero, Caterina Giuseppina (Bèpa), Carlo (Carléto), Maria Luisa (Maricheli), Paolo Spinelli e Antonio Da Costa, davanti, sempre da siniustra; Naura, Luigia Dall’Acqua (Gisa) e Paola. I nuovo anni ’40 con la Vecchia fontana sopra strada con Rita Fossen e Attilia Tazzer. Per la cronaca: l’approvvigionamento idrico comunale della frazione risale al 1925 e negli anni ’40 era ritenuto insufficiente tanto che già nel 1936 diciotto famiglie chiedono al Comune di fornire la frazione di acqua potabile in quantità sufficiente. Un balzo di quattro decenni per l’immagine, anni ’80, di Gianni Schena. La segheria dei fratelli Schena venne chiusa nel 1989 mentre la vecchia segheria Scarùto, situata sul tornante, chiuse nel 1958. Anche il vecchio mulino smise di far girare le sue macine negli anni ’50, Nel 1928 aveva una capacità produttiva massima di 5-7 quintali di farina; giornalmente macinava in media un quintale e mezzo di grano; quando non era operativo veniva attivata la sega di legnami avendo così una doppia funzione. Viene ricordato che “le farine prodotte dai mulini di Rivamonte erano principalmente quelle di granoturco e segale”. Segue la foto-ricordo riservata a Luigi Ciminelli ripreso col “darlìn” negli anni ’50 al Crocifisso delle Miotte mentre risale alla fine degli anni ’30 la foto dedicata a ricordare la costruzione della casa di Giuseppe Tazzer dove, da sinistra, vi sono Tonina Menegàta, Oliva Tazzer, Caterina Tazzer, seduto Giusto Tazzer con uno dei 10 figli e la moglie Maria Renon; sulla staccionata a sinistra Carletto Da Costa (Crènal), sulle finestre, da sinistra: Giuseppe Tazzer ed Emilio Tazzer. Conclusa la tappa Miotte, eccoci a Montas, fine anni ’40: seduto Aldo Tibolla, a sinistra Tranquillo Tibolla, Domenico Mottes Micia). Cronaca: nel 1930 erano presenti a Rivamonte10 cavalli, 3 muli, 62 vitelli, 2 tori, 46 manze, 297 vacche, 65 suini, 80 ovini e 20 caprini. Montas anni ’80: la didascalia ricorda che nella primavera degli anni ’50 nella frazione di Montas abitavano 4 famiglie: Tranquillo Tibolla, Angelo Casagrande, Domenico Mottes e Arcangelo Mottes , in totale 22 abitanti. L’altra immagine risale agli anni ’60 e ritrae Olga Giovani; andiamo avanti: estate 1950, da sinistra ancora Olga Giovani quindi: Mariuccia Radaeli,Giovannina Mottes e Antonietta Mottes. Non molto lontano vi era la località Conca dove abitava la Maria Néne con la sua famiglia. Ancora anni ’50 con due signori uomini: Aldo Tibolla ed il fratello Dante. E siamo alla località Costa di Montas, estate 1938: da sinistra: Carlo, Matteo, Giovannina Mottes e la cugina Maria Xais. Ultima immagine quella degli anni ’70 con Domenico Mottes ed il suo cane “Pronto”. Ci avviamo a conclusione con Mottes che propone come prima immagine quella risalente al 1924 dei gemelli Amelia e Giovanni; segue quella, estate 1958 nel cortile di casa ai Mottes con, da sinistra: Giovannina, Carlo e Antonietta Mottes; i gemelli Amelia e Giovanni un anno dopo! Per la cronaca: allora il villaggio contava più di 45 abitanti e una trentina di animali: bovini e ovini; torniamo al 1928 con il gruppo di donne dei Mottes prime cugine, tutte Mottes con, da sinistra: Rosina, Oliva, Angela, Ida, Amalia, Rosa; fine anni ’50, da sinistra: Carlo Mottes, Parisio Parissenti, Giovannina Mottes, Maria Teresa Mottes, Natale Da Ronch, Giovanna Gnech, Rita e Matteo Mottes; anno 1925: Giovanni e Davide Mottes; con la neve l’immagine del 1964 che propone da sinistra, in piedi: Maria Teresa, Maurizio e Giovannina, tutti Mottes, seduti Luigi Xaiz e Rita Mottes; siamo in vista del traguardo finale con la foto scattata nel 1946 che ha immortalato in prima fila da sinistra: Luigi Mottes (Giso Baga), Angela Mottes , Maria Faoro, i bambini Maria Rosa e non identificato, Elisabetta Dal Don; seconda fila: Amelia, Ida e Nella Mottes con in braccio Antonio Fossen e Alessandra Dal Don. Cronaca: negli anni ’50 queste erano le famiglie che abitavano la frazione: Matteo e Pio Mottes (fratelli), Agostino Mottes, Domenico Xaiz, Rosina Pergentino Xaiz, Davide Mottes, Giusto Mottes, Fioravante Mottes, Lucio Mottes, Pietro Fossen e Antonietta Fossen. Cronaca: “Nel 1957 le famiglie di Mottes e Montas vengono invitate ad abbandonare le proprie abitazioni pericolanti a causa dei cedimenti del terreno dovuti all’attività estrattiva del sito minerario”. L’ultima immagine che proponiamo oggi è quella dell’estate 1939 a Prà delle Ménche ai Mottes, con Giovannina Mottes con la mamma Luigia Del Din e il papà Giovanni Battista Mottes. Cronaca: “Nel 1910 un terribile incendio distrusse completamente il villaggio e per aiutare le famiglie che avevano perso tutto, casa e bestiame, furono accordate circa 100 piante resinose”.