Il prof. don Sergio Sacco, presidente dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, ha espresso alcune considerazioni a proposito del “viaggio nel microcosmo dei capitelli e delle immagini devozionali” sui quali Vincenzo Caputo ha realizzato, nel settembre del 1989, per i tipi della tipografia Piave di Belluno, il volume “Capitelli e immagini sacre a Belluno”. La prima: tali opere sono sì minori ma hanno un loro interesse specifico, sono spesso testimonianze “storiche” come qualsiasi opera che ha sfidato gli anni per giungere sino a noi. La seconda: non si può pensare di studiare la storia della religiosità popolare senza tener conto di questi elementi ed anzi si deve indagare con attenzione sul fenomeno. La terza: tali opere hanno bisogno di essere custodite (contro le ingiurie del tempo, per evitare che vada distrutta ogni traccia del passato) e protette (contro le malefatte di maleintenzionati che non mancano neppure ai giorni nostri). In conclusione afferma che: “Il presente catalogo è una testimonianza di quello che esiste e che, se non vi si pone mano, potrebbe non esistere più fra qualche decennio”. Da qui il pressante appello ai bellunesi a “non lasciar andare in rovina un patrimonio comune che, con la sua capillarità e la sua consistenza numerica, costituisce un ornamento non secondario delle nostre contrade e dei nostri paesi”. Ed allora vediamolo, questo “ornamento”, nell’occasione soffermandoci sulla realtà che fa capo alla Parrocchia di Cavarzano. Una nicchia in muratura del XVI secolo intitolata ai santi Quirico e Giulitta, ci popone in una lunetta affrescata sopra la porta principale della chiesa ex parrocchiale un affresco, purtroppo molto deteriorato, del XVI-XVII secolo, raffigurante la “Madonna in trono con Bimbo”. Un secondo affresco, anche questo compromesso dall’usura del tempo, sopra la porta che guarda a mezzogiorno, raffigura La Madonna Addolorata con Gesù. Proseguendo, ci si imbatte in una nicchia in muratura del 1850, in buono stato di conservazione, dedicata alla Madonna di Lourdes. Vincenzo Caputo scrive che “Questa nicchia esistente nella ex proprietà della famiglia De Toffol-Casagrande (chiamata “Neo”) e restaurata nel 1982 dagli attuali proprietari: Bristot Alessandro e Caldart Silvana, fu a suo tempo ricavata dai “Neo” sulla facciata della propria casa di abitazione che dal vecchio cortile dà sulla strada comunale e all’interno della quale, per atto di devozione, furono collocati un quadretto con l‘immagine della Madonna e un busto in gesso pure raffigurante la Madonna, sostituiti dall’attuale statuetta, in occasione di recenti restauri”. E’ un capitello in pietra del XVIII-XIX secolo, in discreto stato, quello che si può osservare nella via Tomaso Dolabella. Al suo interno un quadro ad olio del 1955, non ben conservato, della Madonna con Gesù Bambino. In precedenza, annota Caputo, all’interno di questa nicchia esisteva da tempo altro quadro ormai deteriorato raffigurante la Madonna del Caravaggio, sostituito dal presente nel 1855 da Marco Dal Pont chiamato “Machi” “dopo una vincita al totocalcio”! Ed eccoci nella via Andrea Alpago dove si nota il capitello in muratura del XIX, dedicato a Sant’Antonio da Padova. All’interno una statua in legno (ben conservata) del Santo con in braccio Gesù Bambino. Ancora Caputo: “Qualcuno ricorda ancora di aver avuto notizia che precedentemente esisteva, poco distante, un altro antico capitello, chiamato ‘Al Tariòl delle quattro porte’ forse perché probabile punto d’incrocio di quattro vie anticamente esistenti”. E’ tradizione la sera del 13 giugno officiare la messa alternativamente in due luoghi del quartiere: Piazza Oltrardo e via Rudio, proseguendo in processione con la statua di Sant’Antonio proveniente dalla chiesetta dei santi Quirico e Giulitta e soffermarsi in preghiera presso questo capitello, restaurato nel 1964, alla congiunzione delle tre vie: Cappellari, Rudio e Andrea Alpago. Arrivati nella zona di Sopracroda-Le Mole si incontra il capitello in pietra del 1930, in buono stato, dedicato alla Madonna dal Cuore Immacolato, “costruito da una anziana persona di nome Melampo, ai margini della vecchia strada che una volta conduceva al ‘Col de Roanza’; originariamente esistevano due quadri con le immagini raffiguranti la Madonna e Gesù. Ristrutturato nel 1975 dalla famiglia Artus, che abita nelle immediate vicinanze, i quadri, ormai deteriorati dal tempo furono sostituiti con l’attuale immagine della Vergine. E’ in pessimo stato, invece, poco lontano, il capitello in pietra, del 1925, dedicato a San Martino. Non ben conservato il dipinto, olio su tela, di Martino con altri due santi, La Madonna con Gesù Bambino e San Giuseppe. Il capitello esisteva da vecchia data a breve distanza dall’attuale ma fu demolito nel 1925 per dare spazio ad una casa di abitazione. Concludiamo l’osservazione di quanto esistente nella Parrocchia di Cavarzano, spostandoci nella via Col de Roanza dove un contenitore a cielo aperto, intitolato a San Martino, propone all’esterno della chiesa dedicata al Patrono della Città e della Diocesi di Belluno, una figura in lamiera zincata di modeste proporzioni, discretamente conservata, di Martino a cavallo sulla cima del campanile. L’opera, realizzata da Vittorio Cellato, fu collocata in occasione del restauro della chiesa, nel 1966, in sostituzione di analoga raffigurazione, sempre in metallo, di ancor più modeste proporzioni, ormai deteriorata.