Si parla di completamento delle filiere legno nel Bellunese e si parla giustamente di legname lavorato e riattivazione segherie. Ma c’è anche , a mio avviso, un’altra filiera da attivare o comunque potenziare, ed è la filiera della biomassa vegetale utilizzata in reti di teleriscaldamento. Penso a quando, 20 anni fa, ero ospite del Gal Valbelluna (al tempo diretto dal compianto dottor Jacopo Da Val), in una uscita in Val d’Aosta a visitare la centrale da 8 mega watt a biomassa vegetale (2 linee da 4 mega watt cadauna) dell’autoporto di Aosta e la rete di teleriscaldamento sempre a biomassa vegetale con centrale da 8 mega watt (2 linee da 4 mega watt cadauna) a Morgex. In particolare, a Morgex, (come riferiva l’allora Assessore all’Ambiente della cittadina ai piedi del Monte Bianco e poco prima del traforo), vi era un grande problema di inquinamento da particolato dato dalla morfologia della vallata, chiusa a catino sotto il massiccio del Bianco. I singoli impianti di riscaldamento a Gasolio, ma anche a legna, producevano emissioni, anche se a norma, non gestibili in quanto la valutazione delle emissioni, effettuata secondo le norme, veniva (e viene) effettuata per singolo impianto e non sull’impatto totale nella vallata. L’attivazione di un impianto centralizzato, con una rete di teleriscaldamento, dà la concreta possibilità di incidere positivamente sulla qualità complessiva dell’aria nella vallata, misurando e gestendo le emissioni del singolo impianto di generazione. E questo ci dissero era successo a Morgex: qualità dell’aria in vallata complessivamente migliorata e di molto, a fronte anche di risparmi significativi per gli utenti collegati. La visita era stata organizzata per cercare di far partire le reti di teleriscaldamento anche da noi, ma non si riuscì a far partire il mondo bellunese in quella direzione e questi sono i risultati …… prezzo del metano alle stelle e teleriscaldamento (di qualsiasi tipo) a zero, se vendi biomassa legnosa non guadagni molto, anzi , in situazioni disagiate è una operazione quasi in perdita, ma se vendi calore da biomassa il discorso cambia e di molto, anzi moltissimo …. ma abbiamo un ritardo abissale ……Ricordo poi, che al tempo, un funzionario del Land Tirolo, mi spiegava in un workshop, la road map del Land Tirolo sulla conversione di sistema da combustibili fossili a biomassa legnosa, risorsa della quale il Land è ricco. Il ragionamento era semplicissimo : ogni euro speso per combustibili fossili, usciva dal Tirolo e veniva sottratto all’economia locale; se quell’euro veniva speso in Tirolo per biomassa legnosa locale, la filiera restava tutta nel Land con le ottime ricadute immaginabili sull’economia locale. Valori economici enormi che invece di uscire dal Tirolo si cercava di mantenere il più possibile all’interno del Land creando ulteriore ricchezza e un non trascurabile effetto positivo ambientale. 20 anni fa, il Land era già ben incamminato su questa strada e Alto Adige e Trentino seguivano a ruota. Nel bellunese si ragionava sulla difficoltà di raggiungere i nostri boschi per mancanza di infrastrutture forestali, ma ora, dopo Vaia, vediamo anche qui al lavoro, ditte boschive che con apparecchiature all’avanguardia, raggiungono anche i siti più scomodi e raccolgono legname al suolo anche in condizioni locali di ammassamento legnoso particolarmente difficile. Quindi , a mio avviso, un ragionamento è possibile. Volendolo fare.
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