BELLUNO Mentre si approssima il dodicesimo anniversario della tragedia di Rio Gere, a Cortina, che – come tutti ricordiamo – costò la vita a quattro soccorritori bellunesi, torna prepotentemente d’attualità il dibattito sui sistemi per migliorare la sicurezza del volo, con particolare riferimento proprio agli equipaggi di soccorso, ma non solo. Un tema tutt’altro che marginale per la montagna bellunese, per la sua fruizione alpinistica e turistica e soprattutto per la necessità di garantire a chi opera in volo, talvolta anche in situazioni meteorologiche precarie, i massimi standard di sicurezza possibili, tenendo conto che soltanto a servizio dei rifugi alpini si stimano presenti sulle nostre cime circa 50 chilometri di teleferiche; senza contare, naturalmente, gli impianti a fune e le linee elettriche. E’ di questi giorni la notizia che si sta sperimentando con successo una particolare vernice catarifrangente che potrebbe andare ad aggiungersi (o a sostituirsi) ai cartellini di segnalazione dei cavi, ma non basta. “Dobbiamo fare assolutamente uno scatto in avanti in direzione delle soluzioni di avanguardia che la moderna tecnologia aerea è in grado di fornirci”, sottolinea il coordinatore bellunese di Forza Italia Dario Scopel, che fa proprio l’appello lanciato da Roberto De Felip – cugino di una delle vittime di “Falco” a Rio Gere -, che con toni perentori ha richiamato in queste ore i responsabili istituzionali e del territorio a fare la propria parte in questa lunga battaglia. L’oggetto del contendere, per così dire, è l’installazione a bordo degli elicotteri civili utilizzati per il soccorso aereo (particolarmente pericoloso proprio in montagna) del sistema ad infrarossi denominato Loam. “Credo che non sia più tempo di aspettare o rimandare scelte di questo tipo”, incalza Scopel, che interviene anche a titolo di sindaco di un comune montano, teatro non di rado di interventi di questo genere. “La tragedia del 2009 ci ha scosso e continua a farlo, continua Scopel; alcuni passi in avanti sono stati compiuti, sia a livello legislativo che tecnico, ma resta ancora molto da fare. La sollecitazione di De Felip sull’adozione di un sistema tecnologico d’avanguardia mi trova completamente d’accordo: difficilmente (sia per conformazione orografica del territorio che per oggettive difficoltà di manutenzione) potremo avere tutti i cavi sempre adeguatamente segnalati, e – in ogni caso – potrebbe non essere sufficiente. Avere un dispositivo in grado di riconoscere degli ostacoli, anche di minimo spessore, in ogni condizione potrebbe fare la differenza. E non saranno certo sufficienti a bloccare un’iniziativa di questo genere motivazioni di natura burocratica o economica. Faccio appello a tutte le forze politiche e istituzionali a ogni livello (dalla Provincia di Belluno alla Regione del Veneto, ai parlamentari bellunesi) perché si prenda in mano la situazione una volta per tutte e si faccia uno scatto deciso in avanti in questa battaglia che è di civiltà a tutela di vite umane, prima ancora che per la sicurezza di chi è a terra o in volo”, conclude il coordinatore azzurro.
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