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REDAZIONE Otto anni fa si parlava già di fusioni tra i comuni dell’Agordino. A ricordarcelo è Tiziano De Col, all’epoca Consigliere Comunale ed Ex Sindaco di La Valle Agordina. E lo fa inviandoci due comunicati stampa firmati proprio da De Col che parlava proprio di questa opportunità per i 16 comuni dell’Agordino.
COMUNICATO DEL 23 FEBBRAIO 2016
L’improvvisa accelerazione impressa negli ultimi giorni dai Comuni di Agordo, Rivamonte, La Valle, Voltago sulla via della Fusione dei Comuni è sicuramente interessante anche se proprio questa accelerazione suscita qualche perplessità ripensando a dichiarazioni relative alla Fusione dei Comuni della Conca Agordina rilasciate da alcuni degli stessi primi cittadini di questi Comuni non più tardi dello scorso anno , dichiarazioni che andavano nettamente contro i processi di Fusione e snobbavamo sonoramente le considerazioni tecniche a sostegno della Fusione esplicitate dal sottoscritto in una pubblica riunione di un anno fa. Cos’è che ha causato questa improvvisa “conversione”? Forse il precipitare delle condizioni di operatività di alcuni di questi Comuni e l’allettante incremento per il 2016 dei fondi nazionali e regionali a supporto delle Fusioni? O forse un mero calcolo politico per “appropriarsi” dell’argomento e poi rimetterlo nel cassetto o strascicarlo per tre anni per arrivare a fine mandato di tre sindaci su quattro e non perdere tempo di “carica”? Si rischia così di “bruciare” l’argomento già dalle prime battute? Forse si. La stessa assenza del Sindaco di Taibon dal tavolo con gli altri Sindaci è da valutare con particolare attenzione, non per avere un comune in più o un comune in meno, ma per garantire l’omogeneità territoriale della Conca Agordina e per fare da bilanciamento al “peso specifico” di Agordo nei riguardi degli altri tre piccoli Comuni (Voltago-Rivamonte- La Valle) gli abitanti dei quali, sommati, danno un numero non di molto superiore alla metà degli abitanti di Agordo. Questo fattore non mette certo tranquillità nella eventuale scelta referendaria degli di questi più piccoli Comuni. Molto interessante e da seguire senz’altro è l’esempio di Falcade e Canale d’Agordo, partito con serietà istituzionale con l’iniziale completo coinvolgimento dei Consigli Comunali dei due Comuni (e l’incarico a competente Soggetto esterno per disanimare le criticità e le opportunità dell’operazione) e con l’attività di Associazioni Locali atte alla ricostituzione delle Antiche Regole locali, in modo che la gestione del Patrimonio Antico (beni collettivi) storicamente legati alle Comunità Locali e da 200 anni gestiti dai Comuni, possa rimanere nella gestione delle Comunità Locali anche in caso di scioglimento dei Comuni e la loro confluenza in un Comune unico che avrà il compito di garantire servizi di qualità a costi contenuti o addirittura con risparmio dei costi. Così si potrà perpetuare il legame tra la montagna ed i suoi abitanti restituendo loro il compito di “governare” direttamente il loro territorio, se lo vorranno. Il non considerare questo e l’intraprendere d’impeto altre strade potrà portare come risultato negativo l’affossamento precoce dell’attività propedeutica alle Fusioni o la “diluizione” temporale dell’attività in tempi talmente lunghi come i paventati 3 anni, i quali non garantiscono assolutamente di riuscire ad entrare nei cospicui benefici che la Normativa ora assicura ma che vengono riconfermati di anno in anno e quindi potrebbe anche tranquillamente subire cospicue riduzioni nel giro dei paventati 3 anni di “riflessione”, annullando quindi gli immediati benefici economici. C’è poi da riportare il fatto inquietante quale quello di un disegno di Legge Costituzionale già allo studio che prevedrebbe l’obbligatorietà della Fusione, annullando ovviamente tutti i benefici economici collegati.
COMUNICATO DEL 06 MARZO 2016
Con molti Comuni Agordini “in stallo” per i problemi di cassa e di personale e con l’Unione Montana Agordina che si va via via svuotando di professionalità e competenze quasi stia chiudendo (a fine 2015 ha concluso il suo rapporto di lavoro in UMA il responsabile ufficio tecnico che aveva sostituito part-time il precedente responsabile uscito in pensione; a fine marzo ha concluso il suo contratto la segretaria-dirigente amministrativa che era in UMA da 16 anni circa; a settembre uscirà in pensione la responsabile ragioneria) penso che la diatriba tipo quella tra opposte tifoserie pro e contro fusioni dei Comuni sia solo un mero esercizio retorico. I Comuni hanno il dovere di garantire ai propri cittadini un livello minimo dei servizi erogati dai Comuni stessi (e saranno obbligati a dimostrarlo con la riforma della Pubblica Amministrazione in itinere – c.d. Decreti Madia), ma quando o non si ha la possibilità di sostituire il personale in uscita per il blocco della assunzioni o quando le spese per il funzionamento dei servizi “interni” di qualche Comune sono superiori alle spese per i servizi erogati ai cittadini comprese le spese di investimento, allora qualche perplessità sorge anche tra i cittadini. Se i Comuni faticano sempre più a tirare avanti e se l’Unione Montana Agordina va via via perdendo il suo ruolo di spalla per i Comuni con l’affievolirsi dei Servizi Associati, qualcuno dovrebbe iniziare anche a porsi il problema non solo dell’oggi e del domani, ma anche del dopodomani e del futuro prossimo. Le periferie si salvano dando loro nel tempo un valore aggiunto rispetto ai centri maggiori e non certo urlando proclami. (A La Valle si sono salvate la scuola dell’infanzia e la scuola primaria dando servizi che negli stessi periodi non c’erano ad Agordo o dintorni. Prima la settimana corta, poi l’istituzione della mensa con il tempo pieno e sostenendo la gestione privata della scuola dell’infanzia subentrata alle Suore Giannelline così attirando altrettanti utenti dall’esterno rispetto ai residenti). I Sindaci facciano fare un serio studio di fattibilità che decifri ambiti territoriali ottimali, opportunità e criticità, punti di forza e punti di debolezza dell’attuale sistema e delle fusioni eventualmente possibili e poi li spieghino correttamente alla popolazione e che sia il popolo sovrano a decidere (la Costituzione afferma che: “ la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”) e non le singole persone Sindaci pro tempore con le loro personali diverse opinioni sul tema. Se la popolazione dice sì ha ragione la popolazione e se la popolazione dice no ha sempre ragione la popolazione, ma correttamente informata e sentita tramite referendum. E se qualcuno vorrà calare le fusioni dall’alto gli eventuali no referendari avranno il loro peso, che sicuramente sarà maggiore delle opinioni o convinzioni dei singoli Sindaci.
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