IL DISCORSO
Non nascondo l’emozione e l’onore con cui mi accingo ad aprire il nuovo mandato di Presidente. Al di là di altre considerazioni, non ultimo l’auspicabile ritorno della Provincia ad ente di primo grado, mi auguro che possa essere un mandato ricco di soddisfazioni non tanto per me e per l’ente che sono chiamato a rappresentare, quanto per le comunità bellunesi.
In una situazione di generale preoccupazione per la durata della pandemia, con ricadute non indifferenti sul lavoro e sull’economia, la mia gratitudine più sincera – a nome di tutti – va alle persone che a vario titolo sono impegnate nel contrasto al virus e alle sue conseguenze. Il loro lavoro, unito al nostro impegno alla cautela, non sarà vano. Una parola di sentito ringraziamento desidero rivolgere anche ai 416 sindaci e consiglieri comunali che mi hanno votato. Un consenso che dà la forza e la responsabilità di attuare – come dice il nostro Statuto – gli «indirizzi generali» formulati dal Consiglio provinciale. Sempre per Statuto, è al Consiglio che spetta la definizione delle «linee programmatiche». Non è però oggi, ancora, il momento di illustrare il «programma di governo» che con la lista che mi ha sostenuto porterò in discussione, in modo collegiale, nel termine statutario dei prossimi 90 giorni. Programma in cui il Consiglio provinciale si riconoscerà con una visione – io auspico – il più possibile unitaria e convergente. È proprio ragionando su temi e concretezza – quei temi e quella concretezza che il gruppo “Provincia comune – Belluno 2030” ha posto come base per l’impegno in Provincia – che si potrà individuare il perimetro all’interno del quale poter distribuire le deleghe. Voglio però porre l’accento fin da subito su due punti. Da una parte il valore della continuità con il programma portato avanti negli ultimi due anni, dall’altra la visione chiara e precisa della lista che mi ha sostenuto e nella quale mi riconosco, che fin nel nome dichiara la sua volontà di programmazione per il futuro. Belluno 2030 è dove vogliamo arrivare, costruendo da oggi la provincia che sarà, così da lasciare un territorio migliore, e un migliore sistema di governance, affrontando in maniera seria e adeguatamente radicale la questione demografica e quella ambientale. Non c’è territorio più di quello bellunese che ha bisogno di sentirsi sempre più una comunità. Su questo obiettivo dobbiamo lavorare: per la condizione orografica del Bellunese, incuneato fra Regioni e Province autonome; per la sua intrinseca debolezza demografica, fatta di spopolamento e scivolamento a valle; e anche per il suo modello di sviluppo che per non segnare il passo necessita di capitale umano e di coesione. Sono prospettive, queste, che l’ente Provincia può contribuire a irrobustire, in un’ottica di leale e serena collaborazione con i vari livelli istituzionali (Comuni, Comunità montane, Regione e Stato), facendo leva sul principio della sussidiarietà orizzontale, con una costante apertura all’agenda dell’Unione europea, non foss’altro per i legami che tanti bellunesi all’estero hanno saputo coltivare già prima di noi. A questo proposito un pensiero di amicizia e di simpatia rivolgo ai giovani che hanno lasciato il territorio provinciale per trovare lavoro in Europa e fuori dell’Europa, con l’auspicio di essere, noi, in grado di offrire loro concrete opportunità nell’ambiente in cui sono nati e si sono formati, tant’è che anche verso di loro puntano i progetti del Fondo Welfare Dolomiti. Una parola di vicinanza – e di impegno a essere, tutti noi, al loro fianco – desidero far giungere ai lavoratori delle aziende bellunesi che stanno attraversando difficili processi di transizione. La partecipazione della Provincia alle loro aspettative non è certo di carattere formale, al di là delle competenze che ciascun livello istituzionale è chiamato a rivestire. Questa è una provincia manifatturiera oltre che turistica. E l’obiettivo è che sia sempre più aperta a uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Ringrazio il presidente della Regione, Luca Zaia, per il messaggio inviatomi all’indomani del rinnovo del Consiglio provinciale. Sottoscrivo e apprezzo la sua disponibilità per «ogni tipo di collaborazione possibile – cito testualmente -, perché il nostro unico comun denominatore è il lavoro a favore della nostra gente». E il lavoro a favore dei bellunesi deve essere anche il faro guida del consiglio provinciale. Auspico che questo consesso sia dunque in grado di trovare un perimetro di lavoro condiviso e all’altezza delle istanze e delle scadenze in calendario, con il 2026 come primo momento chiave per il territorio. Questo perimetro deve nascere e collocarsi all’interno delle funzioni che la legge Delrio e la legge regionale 25 disegnano, integrano e soprattutto ci sfidano a organizzare sul territorio. La Provincia è ente di area vasta per definizione. Questo concetto dell’area vasta è il filo conduttore su cui misurare le nostre capacità amministrative; e rappresenta lo snodo che la comunità provinciale deve sentire come centro motore attorno al quale pensare in grande. Come sancisce il nostro Statuto, compiti primari della Provincia sono infatti «l’efficace gestione delle funzioni amministrative di area vasta, nonché il sostegno alle istituzioni locali secondo il principio di sussidiarietà, nel reciproco interesse a uno sviluppo sociale, economico e culturale armonico di ogni parte del territorio». Da qui allora bisogna ri-partire. Cosa serve? Pochi ingredienti, ma ben combinati fra loro: competenze, risorse umane, mezzi economici. Non a caso le Province montane di confine hanno sottoscritto un protocollo d’intenti e su queste basi hanno iniziato un dialogo con il Governo e il Parlamento. In Veneto, con soddisfazione registriamo la riapertura del Tavolo tecnico-istituzionale per l’attuazione della legge regionale 25. La seduta del 30 novembre, la prima dopo anni di dialogo a singhiozzo, mi induce a ritenere possibile la cooperazione auspicata da tutti. In questo confronto con la Regione, la Provincia di Belluno non parte da zero. Nel 2017 ho ereditato una articolata ricognizione delle funzioni di ambito regionale da trasferire alla Provincia con le connesse risorse umane e finanziarie. Un punto imprescindibile di quest’architettura (in parte ancora da completare) rimane il consolidato trasferimento alla Provincia dei canoni idrici, che le “leggi Bassanini” hanno attribuito alle Regioni, e da queste in modo differenziato attribuito alle rispettive Province montane come contropartita dei servizi ecosistemici resi dal territorio montano nell’interesse della collettività regionale. Oggi, abbiamo ripreso in mano la ricognizione del 2017 e contiamo di trovare un’intesa anche per quanto riguarda il nuovo art. 85 della legge regionale 11, in materia di difesa del suolo. Non mi stancherò di richiamare il fondamentale articolo 16 della L.R. 25 in forza del quale le funzioni oggetto di conferimento alla Provincia di Belluno devono essere accompagnate, da parte della Regione, alle «risorse finanziarie, umane e strumentali (necessarie) per l’esercizio delle stesse». Per dirla con un adagio popolare, non si può fare una casa, se non si hanno mattoni e operai. L’analisi dello stato dei rapporti con la Regione (da rafforzare e rendere ancor più organici) rappresenterà uno dei capitoli fondamentali delle linee programmatiche future. Do atto che i proventi dei canoni idrici, dal 2009 in avanti, hanno consentito di realizzare importanti investimenti a tutela degli abitati, della comunità locale, del territorio. Grazie a questa partita, la Provincia è riuscita a raggiungere significativi risultati a servizio della popolazione. Nella stessa direzione intendo e intendiamo spingerci con determinazione nel bilancio 2022-2024 e nella programmazione delle principali priorità di intervento.
Siamo a una svolta epocale: è stato avviato il PNRR, sta prendendo corpo il nuovo ciclo di programmazione europea 2021-2027, siamo nel pieno sviluppo della legge olimpica Milano Cortina 2026, il Fondo per i Comuni di confine ha confermato di essere sempre più strumento strategico di area vasta, la legislazione statale sembra orientata a rivisitare i criteri di determinazione dei cosiddetti “fabbisogni standard” per dare alla montanità la dimensione che le spetta dal punto di vista della perequazione fra i territori. Oltretutto, il nostro Ente ha già raccolto i materiali di base per il proprio nuovo Piano strategico. E mi pare opportuno che il «programma di governo» in cantiere ne possa tenere conto dopo un confronto con l’assemblea dei Sindaci, quale organo di governo dell’Ente, nonché con gli “stakeholders” a suo tempo coinvolti. Se poi pensiamo alle funzioni-chiave complessivamente assegnate alla Provincia dalla Delrio e dalla legge regionale 25 (fra le altre, elenco: la cura dello sviluppo strategico, la viabilità, l’edilizia scolastica, il demanio idrico e la difesa del suolo, la caccia e pesca, le minoranze linguistiche, la legge regionale 18 per le Pmi e altre ancora), se pensiamo a questo quadro denso di temi da approfondire e di attività da svolgere, è evidente che abbiamo davanti una stagione di lavoro e di impegno. La Provincia – ente di area vasta – è a disposizione dei Comuni e degli altri enti locali come stazione appaltante e centrale unica di committenza. Parecchi Comuni e il Comitato organizzatore dei Mondiali 2021 hanno sperimentato la capacità dei nostri uffici. Le conoscenza tecniche acquisite e un rafforzamento delle risorse umane dedicate rappresentano un punto di forza del nostro territorio anche rispetto ai bandi del PNRR, di cui la capacità amministrativa dei soggetti attuatori sarà elemento cardine. Come Province, avevamo chiesto di essere messi nelle condizioni per poter affrontare questa sfida e le risposte che fin qui abbiamo avuto mostrano la dovuta attenzione da parte del Governo. Al pari, l’Amministrazione provinciale potrà offrire ai Comuni servizi come la progettazione e il supporto per la partecipazione ai bandi nazionali ed europei se le sarà possibile adeguare la propria macchina organizzativa secondo il disegno strategico che ho cercato di esplicitare fin qui: quella cioè di una visione di medio termine per il nostro territorio, frutto di una sinergia di lavoro amministrativo e di concertazione sociale da costruire giorno per giorno, tenendo aperti i canali istituzionali con Venezia e con oma in nome della specificità montana e della peculiare autonomia amministrativa che ci sono riconosciute.
Non posso concludere il mio intervento senza pronunciare un pensiero nei confronti del presidente Mattarella che durante il suo settennato ci ha gratificati con la sua visita e ci ha più volte spronati a costruire un Paese sempre più inclusivo e solidale: virtù che certo non mancano a noi bellunesi.
DIRETTA-DIFFERITA