di RENATO BONA
BELLUNO Nei documenti di storia su Cadore, Zoldo e Alpago raccolti da Aldo Belli, curatore del libro dall’omonimo titolo, edito nel giugno 1978 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali per la serie “Storia” (con la collaborazione di Ivo De Lotto; Marco De March per la ricerca di illustrazioni del diario di A. De Lotto; Leriana Viel per ricopiare il diario di A. De Lotto; Antonella Bortot per la revisione del diario di G. Menegus; Gino Fiori per la ricerca del diario di A. Serafini), stampa della bellunese tipografia Piave, il capitolo che interessa l’Alpago è di Antonio De Lotto; si tratta del “Diario dall’8.XI.1917 al 21.XI,1919 a Lamosano d’Alpago” e fa parte della raccolta di diari il primo dei quali risale al 1810 e l’ultimo è del 1947, con la puntualizzazione che “Gli avvenimenti descritti si svolsero nella Valle del Boite, nello Zoldano e appunto nell’Alpago, sul tema principale che sono le invasioni, anche se non mancano pagine di emigrazione, di costume e di calamità varie. Gli autori dei diari, oltre ad Antonio De Lotto del quale diremo, sono stati: Giovanni De Sandre Colombo, Giovani Belli Nodaro, Nicolò De Sandre Colombo, Augusto Serafini e Giuseppe Menegus Pelà Chi era Antonio De Lotto? Nato a San Vito di Cadore nel 1878 morì centenario a Belluno nel 1978. Durante l’invasione del 1917 era parroco a Lamosano (poi passò a San Gregorio nelle Alpi, quindi a Belluno, penitenziere nella cattedrale). Scrisse un diario che comprendeva gli anni dell’invasione e i primi anni del suo soggiorno a San Gregorio. L’autore del libro puntualizza:“Mi ha dato da ricopiare per la pubblicazione solo la parte che riguardava l’invasione, che lui riteneva più interessante. Per sua esplicita indicazione ho tolto dal testo molti accenni a vicende familiari e tutto quanto si riferiva all’episodio della requisizione delle campane di Lamosano e Chies”. Il suo diario, come detto, prende il via l’8 novembre 1917, giorno del quale leggiamo, fra l’altro: “… Sono ritornati dei soldati fuggiaschi… quello che più impressiona è che si mostrano contenti di quanto è avvenuto, della defezione loro e dei loro compagni, se ne mostrano contenti anche ora che possono constatarne le conseguenze. Quanta demoralizzazione e quale mancanza di sentimento!… Siamo rimasti anche senza medici e i due del basso Alpago cioè Puos e il nostro sono fuggiti: non so quello di Tambre… Giorno 11: “Tutta la notte e tutto il giorno continuò ininterrotto il cannone verso Fadalto. A Pieve i soldati austriaci sono circa 400: requisiscono cibi: pollame, maiali, buoi, formaggio. Guai la continui a lungo, queste povere popolazioni sono affamate…”: 13: “Un uomo di Irrighe, andato a Borsoi, racconta cose impressionanti di Tambre. I tedeschi sono entrati nelle case ed hanno fatto pulizia di tutto, generi alimentari e biancheria. A don Emilio Palatini spogliarono interamente la canonica. Una ragazza da Montanes arrivata questa sera da Belluno racconta le scene vandaliche dei soldati tedeschi. Entrano nelle case, sfondando le porte: aprono casse, armadi, rompono, gettano ogni cosa in strada. Dice che i più inferociti sono i germanici: che gli austriaci usano più attenzioni”. 13 dicembre: “Da Tambre giunge notizia che in Cansiglio vi sono parecchie centinaia di nostri prigionieri morti di fame: oggi furono numerose persone che corsero dentro a portar loro quel po’ di vitto che potevano”. 23: “La parrocchia è piena di prigionieri austriaci disertori”. 25-26: “Nihil novi eccetto il continuo arrivo di disertori italiani che non si possono lasciar morire di fame…”. 31: “Questa sera alle 4 canto dei Vesperi e Te Deum dinanzi al Santissimo esposto. Così termina il 1917 onusto di sangue, di lacrime, di dolori e l’avvenire si presenta ancor più oscuro…”. Siamo al 1918, giorno 5 gennaio: “Oggi altra requisizione dei bovini, ne condussero via cinque. In questi giorni il cannone si fa udire ad intervalli ma debolmente…”. Giorno 9: “Neve e vento. Oggi a Lamosano un fatto clamoroso. Da parecchi mesi era annidato su per i pressi di Plois e Curago un disertore, credesi siciliano: un brutto soggetto sempre armato fino ai denti e che terrorizzava quella gente. Da alcune settimane era venuto a stabilirsi a Montanés ove aveva affittato una stanza con un suo compagno. L’occhio, l’aspetto era davvero di un delinquente… Alcuni uomini andarono a Funés e trovatolo a dormire su una banca gli saltarono sopra. Lo legarono e giunti i gendarmi glielo consegnarono…”. 12 marzo: “Oggi a Puos e Valdenogher furono requisite le campane e calate dal campanile, così dicesi a Farra, Cadola, Codenzano…”. 20 aprile: “Operai giunti da Ponte nelle Alpi dicono che si sta disfacendo il ponte ferroviario sul Piave e se ne asporta il materiale…”. Giugno: giorno 1: “I sindaci dell’Alpago che si recarono oggi a Belluno per ottenere una diminuzione del contributo di bestie: non furono neppure accettati, ma villanamente respinti”. 19: “Oggi il cannone tacque: sfondamento o tregua?…”. 1 agosto: “Comincia il quinto anno di guerra senza che alcuna condizione faccia sperare una prossima fine, né che le truppe austro-ungariche abbiano da ritirarsi dalle nostre province: si parla invece della venuta di corpi d’armata germanici per una nuova offensiva. Le condizioni nostre vanno peggiorando di giorno in giorno: serpeggia la dissenteria e il cosiddetto mal del sangue, non una medicina né un po’ di carne, nulla; inoltre famiglie di profughi ammalati sprovviste di tutto: sono spettri ambulanti…”. 8 settembre: “Da parecchie notti ininterrotto bombardamento: stamane violentissimo. Durante il giorno niente. 28: “E’ cominciata da parte dell’Italia il 26 corrente un’offensiva in grande stile. All’anniversario di Caporetto vogliono riacquistare l’onore delle armi e trattare la pace sull’Isonzo. 4 novembre: oggi alle ore 23 passate cessano le ostilità fra l’Italia e l’Austria; l’armistizio è stato firmato ieri. I soldati sono ebbri di gioia: ne hanno ben diritto dopo 41 mesi di guerra! Sembra ancora un sogno…”. Dicembre, giorno 14: “La sera del 1. mi sono messo a letto colpito anch’io dalla febbre spagnola: ho passato una settimana infernale per la febbre…”. 25: Natale di pioggia e freddo: ho celebrato una sola messa. Anno 1919:15 febbraio: “Il nostro Vescovo (Giosuè Cattarossi: presule dal 21 novembre 1913 al 3 marzo 1944 – ndr.) è stato insignito della commenda dei santissimi Maurizio e Lazzaro, una delle onorificenze più alte che si concedono ai benemeriti della patria. Gli fu concessa per l’opera spiegata durante l’invasione e per suo contegno dignitoso d’italiano”. 6: “E’ venuto a trovarmi don Emilio Palatini, destinato a parroco del Duomo”. 31: “Oggi si è dato principio ai lavori della strada interrotti nel 1916 o ’17 però pochissimi operai si sono presentati. Hanno innalzato un reclamo al Genio militare”. Aprile giorno 1: “Mi è capitata una ragazzetta di Lamosano, l’unica, per dar nuovamente il suo nome come aspirante: tutte le sue colleghe le erano attorno per dissuaderla!”. 11: “Oggi ho radunato alcuni per la costituzione della sezione comunale del Partito popolare italiano. Ho esposto le finalità e il programma del partito, la necessita dell’organizzazione e diedero il loro nome in 26 poi subito eletta a viva voce una direzione provvisoria”. 3 agosto: “Oggi ho dato in chiesa l’addio alla popolazione: uomini e donne piangevano…”. Il diario si conclude con il 14 agosto 1919, giorno in cui don Antonio De Lotto scrive: “Questi giorni ho cominciato la visita delle famiglie della parrocchia e ho fatto San Gregorio e Paderno: quasi ovunque trovo larga cordialità. Però la nostalgia di Lamosano mi assale di quando in quando terribilmente e spesso m’accorgo d’aver gli occhi inumiditi”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Aldo Belli “documenti di storia. Cadore, Zoldo e Alpago): anno 1882; Antonio De Lotto all’età di 4 anni con la madre Maddalena De Luca; don Antonio con i compagni di scuola nel 1903; in alto, da sinistra: don Evangelista Ribul, don Angelo Arnoldo, don Antonio De Lotto, don Pietro Zangrando; in basso: don Natale Mottes e don Tita De Martin; immediato dopoguerra: la famiglia Barattin “Ciassi” di Montanés (immagine di proprietà di Rizieri Barattin); festa in famiglia in occasione di un battesimo (immagine di proprietà di Lino De Min); una famiglia di Montanés durante l’invasione; reparto della fanfara del periodo della prima guerra mondiale con alcuni giovani di Lamosano: Luigi Pedol-Podestà (terzo in alto da sinistra), Domenico Pedol (primo da sinistra in alto), Giovanni Munaro (accanto a Domenico Pedol, di spalle); reduci della Grande Guerra con la loro insegnante Maria De Baldironi.