di Renato Bona
Nel giugno del 2001 la veronese Gierre Grafica stampa il libro di Giorgio Fontanive dal titolo: “Antonio Soia (1902-1976) fotografo e ‘storico’” (in copertina: Alleghe: stadio del ghiaccio sul lago, sopra, e: Caprile: panorama, dai pressi del campo sportivo di “Pien de Comun”, sotto”, che ha goduto della collaborazione del Comune di Alleghe (nel 1966 aveva patrocinato una mostra dedicata al concittadino Soia) nonché di Wanda Soia Cadorin e Carla Soia unitamente al marito Pietro Suzzi Valli, concorrendo, col reperimento di nuovo materiale prodotto dal fotografo di Caprile, alla pubblicazione del volume “che amplia l’ormai introvabile catalogo del 1966, con alcune pagine dedicate alle cartoline dell’area di Alleghe, Caprile, Masarè”. Prima di una carrellata di immagini riprodotte dal prezioso libro va detto che in apertura di presentazione Fontanive scrive: “Assai di rado i nostri piccoli paesi hanno viso nascere dei personaggi che hanno poi dedicato parte della loro vita alla conservazione della memoria storica” e così “gli accadimenti quotidiani appaiono sovente prova dell’indifferenza: i problemi d’ogni giorno rappresentano un impegno già troppo arduo e pesante per dedicare anche parte delle energie a qualcosa di apparentemente privo di significato” tanto che “Nelle nostre vallate la conservazione della cronaca è stata da sempre affidata solo al ricordo delle persone anziane; talvolta però anche alcuni personaggi hanno raccolto notizie di giorno in giorno, con pazienza ed attenzione, facendo tesoro dei piccoli-grandi fatti prodotti dalla quotidianità, in un primo momento semplici e trascurabili ma, appena pochi anni dopo, determinanti per la ricostruzione della vita locale”. Ed è proprio il caso di Antonio Soia, fotografo e “storico” di Caprile, nato il 19 novembre 1902 da Giovanni e Maria Nicolao, antica famiglia dedita all’artigianato fabbrile, che da tempo ha abbandonato quell’attività per dedicarsi al piccolo commercio “cosa naturale per un luogo di confine quale è Caprile, dove la frontiera con l’Impero Asburgico corre a poche centinaia di metri dall’abitato”. Angolo di mondo remoto e quasi irraggiungibile, il paese è invece meta e transito per un buon flusso turistico di ogni nazionalità che facilita l’apertura mentale della popolazione indigena, ed è questo contesto – ricorda opportunamente l’autore – che assieme al momento storico vissuto, stimolerà fortemente l’innata sensibilità e la predisposizione della memoria storica locale su circa un centinaio di pagine dattiloscritte del diario e attraverso l’occhio della sua fotocamera professionale. Il risultato? Così Giorgio Fontanive: “Una grande messe di materiale cartaceo in cui è racchiusa la cronaca di anni relativamente recenti ma ben importanti per la vita del piccolo centro agordino ed il territorio limitrofo. Si tratta di una raccolta ricca di dettagli che possono ricostruire con esattezza la storia di Caprile – ma non solo – nel periodo che va dalla prima guerra mondiale all’alluvione del 1966: un cinquantennio di grande significato che la spontaneità e la franchezza di Antonio Soia rendono quasi sempre interessante e ricco di vitalità”. Sicché: “Dall’analisi della documentazione a disposizione scaturisce una figura di concreto valore morale, disponibile ma anche audace e intraprendente; sicuramente desueta per un modello di montanaro agordino”. La professione scelta da Soia “lo gratificò per la grande potenzialità che l’obiettivo, pur utilizzato con semplicità, seppe offrirgli; strumento adeguato ad un personaggio dotato di perspicacia. La cui iniziazione ai prodigi della camera oscura gli era stata offerta da due sottufficiali palermitani della Croce rossa di stanza a Caprile nel corso della Grande Guerra: sono di allora – da adolescente – i primi tentativi di uscita in lastra, operazione che poi doveva diventare prioritaria nella sua attività di tutta la vita”. Concludiamo questo approccio con “Antonio Soia (1902-1976) fotografo e ‘storico’”ricordando, ancora con Fontanive, che: “I temi ed i momenti sviluppati sono quelli più importanti per il paese e per la vallata in un raggio d’azione di circa una ventina di chilometri: si tratta di paesaggi, di celebrazioni, di cerimonie, di processioni, insomma di momenti di vita”. Ed aggiungiamo che nella casa natale di Soia, nella piazza Dogliani a Caprile, c’è una piccola biblioteca con la storia del paese nella quale si possono vedere opere storiografiche di Angelini, Brentani, Tamis, Stoppani ed altri, preziosa per approfondire la conoscenza dipersone, situazioni e luoghi dell’Agordino.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Cierre edizioni su Antonio Soia; Google): Antonio Soia sulla Guzzi per macinare chilometri; la copertina del libro che gli è stato dedicato; l’autore della pubblicazione, Giorgio Fontanive; anno 1916: il nostro, al centro, con la sua prima macchina fotografica, tra Lino Schena ed Alfonso De Gregori; una delle prime immagini di Soia: Cadorna alla rassegna delle truppe schierate a Saviner nel 1916; Caprile nel 1919 dopo l’incendio seguito alla ritirata del 1917; alle pendici del Col di Lana recupero di salme che saranno tumulate nel Sacrario di Pian dei Salesei; 1920: il Col di Lana, la guerra è finita ma i versanti sono mèta dei recuperanti che possono integrare i miseri guadagni…; bambini di Caprile al Sacrario di Pian dei Salesei che sarà inaugurato nel 1922; alla benedizione della campagna a Pian de Sach nel 1920; stesso anno, il 3 maggio: in posa alla festa di S. Cros; anno 1926, corpo dei Pompieri volontari fondato a Caprile nel 1900, l’anno in cui Soia vince il quarto premio dell’Associazione mutua agordina contro gli incendi; coscritti alla visita di leva del 1921; istantanea per la famiglia di Giuseppe Soia “Nert” e di Maddalena Cordella; ragazze in gita nei boschi della Val Pettorina, è l’anno 1927.