“Da San Vito di Cadore. Botanico di fama internazionale, si dedicò con trasporto allo studio della flora del suo paese e scoprì molte varietà di piante che oggi portano il suo nome. Uomo di grande cultura ed intelligenza curò pure gli studi storici e si interessò della pittura e della scultura etrusca. Morì a Torino”. Così, molto sinteticamente, lo storico Giuseppe Fontana nel suo “La Provincia di Belluno. Sussidio per lo studio dell’ambiente nelle scuole elementari” edito per i tipi della Panfilo Castaldi di Feltre il 2 settembre 1960, ricorda la figura di Renato Pampanin (per molti altri Pampanini – ndr.) che, secondo la libera enciclopedia Wikipedia era nato a Valdobbiadene il 20 ottobre 1875 e morì a Vittorio Veneto il 19 luglio 1949. A sua volta, il sito ekoclubambiente.it puntualizzato che: “…la sua famiglia era originaria di Chiapuzza, una frazione di S. Vito di Cadore, dunque era un cadorino”, mette in evidenza la figura della madre “donna di elevati sentimenti, assai intelligente e dotata di uno spirito critico notevole, di buone disposizioni per la pittura e di un gusto innato per la lettura”, che gli diede una seria educazione e l’amore della libera vita della campagna, coltivandone la naturale tendenza per la lettura e la passione per le scienze naturali!”. Sottolinea poi che “Tra il 1913 ed i 1934 partecipò a numerose esplorazioni botaniche in Cirenaica e in altre zone dell’Africa settentrionale, a Rodi e nelle isole del Dodecaneso. L’erbario di Renato Pampanini, comprendente oltre 5.000 campioni, è conservato nell’Erbario Centrale Italiano del Museo di storia naturale di Firenze. Diverse specie botaniche tra cui Artemisia pampaninii, Lonicera pampaninii, Sedum pampaninii, Belamcanda pampaninii, Amaracus pampaninii, Origanum pampaninii, Gagea pampaninii, Solanum pampaninii e Daphne pampaninii sono state dedicate al suo nome. Fra le sue opere vanno ricordate: Per la protezione dei monumenti naturali in Italia (1912); Gli esponenti più rimarchevoli e più rari della flora toscana nel censimento dei Monumenti naturali d’Italia (1924); Repertorium Florae Libicae (1930); Prodromo della Flora Cirenaica (1931); Flora di Cortina d’Ampezzo (1948); Flora del Cadore (pubblicata postuma nel 1958)”. Di Renato Pampanini, scienziato e scrittore, si è occupato anche lo storico bellunese Mario Ferruccio Belli che nel maggio di dieci anni fa ha pubblicato un servizio sul mensile”Il Cadore” evidenziando fra l’altro che: “Personaggio di spicco nel mondo culturale italiano… di famiglia sanvitese fu scrittore e docente di botanica. Non potè finire un’opera monumentale sulla flora del Cadore. La famiglia di Renato Pampanini de la Varda era fra le più ricche di San Vito. Durante la rivolta antiaustriaca del 1848, lo zio Antonio, sacerdote, aveva combattuto al comando del 1° Corpo franco sotto la direzione di P F Calvi, sul confine con Ampezzo, alla Chiusa di Venas e, in seguito, alla difesa di Venezia. Anche per togliersi da tanta esposizione politica i suoi genitori, Giovanni Battista e Maria Arrigoni, erano allora emigrati a Cozzuolo di Vittorio Veneto. Ma pure don Antonio dopo la capitolazione di Venezia (1849), aveva scelto di non fare ritorno nella casa avita di Chiapuzza e, invece, venirsene al sicuro nella campagna delle basse. Là Renato nacque nel 1875. La natura rigogliosa, la casa immersa nel verde e la conoscenza del botanico vittoriose Pier Antonio Saccardo, amico di famiglia, segnarono il suo destino. Ancora quand’era alle scuole popolari incominciò a raccogliere erbe e piante, fra cui quelle acquatiche che scopriva nei laghetti di Revine, descrivendo quelle più rare con rigore sistematico. Mentre frequentava il ginnasio vescovile di Ceneda, fu colpito da una grave malattia (tbc?) e la famiglia pensò di mandarlo a guarire in Svizzera e questo fu il motivo per cui proseguì colà gli studi, diplomandosi a Friburgo”.
NELLE FOTO (Il Cadore, Wikipedia e Gogle): Immagini di Renato Pampanin e la copertina del suo pregevole volume sulla Flora del Cadore pubblicato postumo a cura della Magnifica comunità di Cadore.