DI GIANNI SANTOMASO
AGORDO Siamo qui per ascoltare una notizia che ormai conosciamo da lungo tempo, per averla sentita ripetere tante e tante volte: il rischio è di non riuscire a percepire la forza sconvolgente di un messaggio che ancora una volta ha squarciato il buio della notte appena trascorsa; il rischio per chi l’ascolta è di non arrivare a comunicare ad altri l’alta tensione dell’annuncio più strabiliante di tutta la storia.- Gesù di Nazaret, il Crocifisso, è risorto! Forse si saranno trovati nella nostra stessa situazione Paolo e Timoteo, quando, ad anni di distanza da quell’evento, l’apostolo scriveva nella sua seconda lettera al fedele discepolo: “Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti”‘ (2?m 2,8). Perché dunque quel richiamo così forte di Paolo apostolo a ricordare un evento tanto noto, sicuro? Perché una raccomandazione tanto accalorata a non oscurare mai un dato talmente affermato dai credenti da risultare risaputo, e talmente risaputo da apparire ormai scontato? Ecco: proprio perché l’annuncio della risurrezione di Cristo rischia di riuscire notizia ovvia e abbondantemente “passata”, perché non più “nuova” e perciò irrimediabilmente sorpassata. Oggi in Europa – notava Giovanni Paolo II – molta gente, anche tanti cristiani, vivono come se Cristo non fosse morto per noi, come se non fosse veramente risorto. È la nostra situazione: noi rischiamo di tenere il fuoco della più bella notizia di tutti i tempi sotto la cenere di una annoiata sazietà, sepolto sotto la pietra tombale di una indifferenza impassibile e incallita. II richiamo di Paolo non è tanto una pia esortazione a ricordare una notizia importante o a rilanciare una informazione dovuta; è un invito pressante a tener conto di un avvenimento, e a tenerne conto non intellettualisticamente, ma esistenzialmente: insomma s. Paolo ci mette in guardia dal ridurre questo evento, il nucleo centrale della nostra fede, ad un argomento più o meno. La risurrezione di Cristo infatti fa davvero la differenza, Se Cristo non è risorto, allora l’uomo è un pacco postale, spedito dall’ostetricia all’obitorio; allora la vita è un geroglifico indecifrabile e la storia un rebus incomprensibile; allora la fede è una pia illusione, la speranza una utopia, la carità un’elemosina umiliante per chi la fa e per chi la riceve; allora la preghiera è soliloquio, la liturgia è archeologia, il sacramento cerimonia, la missione propaganda. Se invece Cristo è risorto, allora l’uomo è un figlio da sempre amato, candidato alla felicità eterna; allora la vita è – sempre, comunque si presenti – un dono incalcolabile e la storia un cammino, per quanto tortuoso e faticoso, diretto alla casa del Padre; allora la fede si fonda su una roccia incrollabile, la speranza è la grande leva che innalza il mondo, la carità è la declinazione dell’amore stesso di Dio nel nostro quotidiano; allora la preghiera è incontro, la liturgia esperienza, il sacramento azione dello Spirito, la missione sinergia con Cristo, che continua a camminare con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Tra qualche settimana parteciperemo a una consultazione per la guida della cosa pubblica in Europa e nel nostro Comune. Il cristiano non deve mai essere assente dalle responsabilità civili. Se vuole portare nella sua Comunità, l’autentico spirito del Risorto, che è spirito di novità e di vita, vi si deve immettere con competenza da preparare e continuamente da aggiornare; con coerenza con i suoi principi irrinunciabili; con perseveranza anche nelle difficoltà; con lo spirito del servizio e non del tornaconto; con un grande rispetto degli altri con cui dialogare. Tutto questo per collaborare nel possibile, per imparare, per difendere con fermezza e rispetto ciò a cui non si può e non si deve rinunciare. Il cristiano eleverà verso traguardi sempre più alti la società in cui è inserito non fuggendola, non stando alla finestra, non vantandosi di non esserci dentro, non lamentandosi di tutto e di tutti, ma partecipando, corresponsabilizzandosi, accettando anche incarichi, offrendo idee… Tutti vogliono un mondo più pulito, più buono: il cristiano, si impegna a renderlo sempre più così. Perché il mondo non migliora da sé stesso; il mondo cresce verso il cielo se chi ha la vocazione al cielo, con l’aiuto del Cielo, si impegna in prima persona per renderlo sempre più simile al cielo. Sia questo il nostro impegno quotidiano, pubblico o privato. Così saremo uomini e donne che rendono viva e concreta la Pasqua del Signore