Nei primi 7 mesi di quest’anno, in Veneto ci sono stati 37 morti nei luoghi di lavoro, 14 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. A Verona la situazione più drammatica
Sono almeno 66.355 le imprese venete del comparto casa che, dal prossimo 1° ottobre, avranno l’obbligo di richiedere digitalmente all’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) la patente a crediti. Pertanto, edili, dipintori, piastrellisti, elettricisti, termoidraulici, ascensoristi, falegnami, serramentisti, fabbri, lattonieri, carpentieri, etc., dovranno farsi carico di questo nuovo adempimento per poter continuare a lavorare nei cantieri temporanei e mobili.
Ora attendiamo la circolare esplicativa e il portale per presentare la domanda
Con l’introduzione della patente a crediti, l’intento del legislatore è quello di prevenire e contrastare il lavoro irregolare e aumentare la sicurezza nel comparto delle costruzioni. Obbiettivi condivisibili che, purtroppo, si stanno scontrando con la spaventosa inefficienza della burocrazia ministeriale. Infatti, sono più di 4 mesi e mezzo che la normativa è stata approvata definitivamente, ma a 10 giorni dall’entrata in vigore della patente a crediti, solo ieri il tanto atteso decreto attuativo del ministero del Lavoro, presentato alle parti sociali il 23 luglio scorso, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. A seguito di questo grave ritardo, l’INL non ha ancora potuto redigere la circolare esplicativa che dovrà definire la prassi amministrativa per individuare concretamente i termini e le modalità operative per ottenere la patente. Pertanto, in assenza di questa circolare, la piattaforma digitale dove le imprese interessate dovranno presentare la domanda non è ancora disponibile e lo smarrimento e la confusione hanno avuto il sopravvento. A segnalarlo è la CGIA, l’associazione degli artigiani e dei piccoli imprenditori di Mestre.
I lavoratori autonomi sono tutti in difficoltà
L’ennesimo caso di lentezza della burocrazia ministeriale sta mettendo in grosse difficoltà le imprese del comparto casa, in particolare quelle di piccolissima dimensione. Va segnalato che tra le 66.355 attività del Veneto interessate a richiedere la patente a crediti, 27.000 (oltre il 40 per cento circa del totale), sono costituite da artigiani, molti dei quali stranieri, che non hanno dipendenti. Perciò, non potendo contare sull’apporto di alcun collaboratore, dovranno ottemperare gli adempimenti richiesti dalla legge avvalendosi della consulenza di un tecnico, per la parte che riguarda ambiente e sicurezza, e di un commercialista, nel caso si debba dimostrare il possesso della certificazione di regolarità fiscale, quando prevista dalla legge. Insomma, a meno di 10 giorni dalla scadenza del 1° ottobre, il buon senso suggerirebbe di prorogare l’entrata in vigore della patente a crediti. Il Ministro del Lavoro, invece, nei giorni scorsi ha scartato questa ipotesi, anche se alla luce della confusione venutasi a creare, si auspica che, almeno sino alla fine di quest’anno, sia prevista una fase di accompagnamento che – a eccezione degli infortuni mortali o gravi – includa anche la sospensione della decurtazione dei crediti.
Per fermare le morti, più che la patente a crediti bisogna aumentare i controlli sostanziali
La CGIA ritiene che la patente a crediti possa essere uno strumento che può agevolare l’attività degli enti pubblici preposti ai controlli: in un’unica banca dati disporranno dell’intera platea delle imprese che operano nel mondo dei cantieri, potranno monitorarla attentamente e individuare le aziende più a rischio in materia di sicurezza. Ma con questo nuovo strumento, difficilmente si riuscirà a ridurre pesantemente il numero degli infortuni e delle morti bianche in questo settore. Per contrastare queste tragedie, invece, bisognerebbe aumentare sensibilmente il numero dei controlli ed eseguirli con più efficacia. L’attività ispettiva, infatti, dovrebbe privilegiare i profili sostanziali di sicurezza e di salute nei cantieri, anziché soffermarsi, come spesso accade oggi, sugli aspetti formali privi di alcuna valenza preventiva. Insomma, meno meticolosità sulla completezza di documenti cartacei e relazioni tecniche, più rigore nei confronti di chi, ad esempio, ha montato un ponteggio non ancorandolo correttamente o, nei lavori in quota, non ha installato barriere anti caduta, parapetti e reti di sicurezza.
Cantieri: troppi incidenti mortali anche tra gli installatori
Gli ultimi dati disponibili sul numero di decessi avvenuti nei cantieri sono riferiti al 2022. A fronte di 127 decessi registrati nei luoghi di lavoro del Veneto due anni fa, 24 hanno interessato il settore delle costruzioni. Tra questi ultimi, ben 9 hanno riguardato addetti di imprese appartenenti agli installatori impianti (elettricisti, termoidraulici, ascensoristi, etc.) (vedi Tab. 2). Un fenomeno, quello delle morti nei cantieri, che, purtroppo, non riguarda più solo i lavoratori delle imprese edili, ma anche molte altre categorie che costituiscono il cosiddetto “comparto casa”.
Nei primi 7 mesi di quest’anno ci sono stati 37 morti, 14 in meno del 2023. A Verona e Venezia le situazioni più drammatiche
Nel 2023 in Veneto ci sono stati 101 morti sul lavoro. I cantieri sono tra i luoghi di lavoro più a rischio di incidenti mortali, in particolare per la caduta dall’alto, per seppellimento a seguito di lavori di sbancamento e per soffocamento a seguito di interventi in ambienti confinati. Sempre nella nostra regione tra gennaio e luglio il numero totale dei decessi nei luoghi di lavoro ha interessato 37 persone, 14 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La provincia di Verona rimane il territorio più colpito dalle cosiddette “morti bianche”. Se nei primi 7 mesi del 2024 sono state 11, nello stesso arco temporale del 2023 erano state 15 (-4). Preoccupante anche la situazione della Città metropolitana di Venezia che quest’anno ha contato 10 decessi (-1), Padova con 9 e Treviso con 4 (-6) (vedi Tab. 3).
La novità interessa tutti i cantieri temporanei e mobili
Come dicevamo più sopra, i destinatari della misura sono le imprese e i lavoratori autonomi (ovvero gli artigiani senza dipendenti) che operano nei cantieri temporanei e mobili. Tra questi ultimi rientrano i cantieri edili, quelli per realizzare le opere stradali, ferroviarie, idrauliche, marittime e idroelettriche. Sono esclusi da questo provvedimento coloro che in questi ambienti di lavoro effettuano solo mere forniture o prestazioni di natura intellettuale (ovvero i liberi professionisti). Non sono ottenute a richiederla anche le imprese (prevalentemente medio/grandi) che possiedono la SOA (Società Organismo di Attestazione) in classifica pari o superiore alla III (per contratti di appalto pari o superiori a 1.033.000 euro).
Inizialmente vengono riconosciuti 30 punti
La legge introduce un sistema di certificazione per imprese e lavoratori autonomi nei cantieri tramite il rilascio di una patente a punti, con una decurtazione degli stessi o una sospensione nel caso di incidenti. Il funzionamento è simile a quello di una patente per auto. Si parte da una base iniziale di 30 punti: nel caso si verifichino incidenti, infortuni sul lavoro e/o violazioni delle norme di sicurezza, si procede alla decurtazione.
La patente è rilasciata, in formato digitale, dall’INL in base al possesso dei seguenti requisiti:
a) – iscrizione alla Camera di Commercio;
b) – adempimento, da parte dei datori di lavoro, dei dirigenti, dei preposti, dei lavoratori autonomi e dei prestatori di lavoro, degli obblighi formativi previsti dal presente decreto;
c) – possesso del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) in corso di validità;
d) – possesso del Documento di valutazione dei rischi (Dvr), nei casi previsti dalla normativa vigente;
e) – possesso della certificazione di regolarità fiscale (Durf), nei casi previsti dalla normativa vigente;
f) – avvenuta designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, nei casi previsti dalla normativa vigente.