Centocinquantacinque anni fa, nel 1864, c’è stata come domani, domenica 8 luglio, la cerimonia di dedicazione per la chiesa di San Nicolò, a Perarolo di Cadore. Lo ricorda “Domenica” pubblicazione settimanale diretta dal vescovo emerito di Belluno-Feltre Giuseppe Andrich. Il sito giuseppeborsoi.it – richiamando l’inaugurazione di una mostra e la presentazione nel 2012 di “San Nicolò a Perarolo di Cadore 1862-2012: 150 anni di storia e un catalogo ragionato”, redatto a cura della Parrocchia con la collaborazione del Comune – e con il sostegno di: Comitato del Cidolo, Pro loco di Perarolo di Cadore, Diocesi di Belluno-Feltre, Magnifica Comunità di Cadore, Arcidiaconato del Cadore, Ufficio beni culturali e arte sacra, Istituto Ladino e Valpiave Assicurazioni – scrive che “Il 1862 segna l’inizio di 150 anni di vicende, più o meno fortunate, della chiesa parrocchiale di San Nicolò, sedimentate e scritte in maniera forte nella memoria collettiva del luogo. Quasi tutti i sacerdoti succedutisi e i perarolesi si sono confrontati, durante le loro vite, con l’evolversi della situazione di precarietà iniziata in quell’anno. Nel giro di qualche generazione la comunità ha visto sorgere un tempio grandioso, ha dovuto demolirne la navata dopo appena trent’anni circa, ha costruito una chiesa in legno che in pochi anni ha dato prova di precarietà, ha tentato senza esito una sua sistemazione definitiva nell’immediato secondo dopoguerra, ha sfiorato l’idea della demolizione totale dell’edificio alla fine degli anni ’80 del secolo passato e ora, da circa 10 anni, vive la storia di un recupero di grande prospettiva…”. E prosegue: “Nella ricorrenza dei 150 anni di costruzione della chiesa di cui oggi rimane solo il presbiterio, l’obiettivo primario della piccola sequenza di pannelli (della relativa mostra . ndr,) è quello di anticipare e presentare ufficialmente l’uscita a stampa di un vasto ed articolato studio storico artistico che costituisce un catalogo ragionato delle opere d’arte della chiesa il cui scopo è aiutare a comprendere storia e peculiarità in una prospettiva di utilizzo e riscoperta del luogo, della montagna e della primaria funzione dell’opera d’arte: aiutare l’uomo di ogni tempo ad assumere un atteggiamento interiore che lo avvicini a Dio”. Segue il dettaglio delle collaborazioni: descrizione delle principali opere d’arte: Flavio Vizzutti; catalogazione delle opere d’arte: Letizia Lonzi, Elena Maierotti; ricerca etnografica: Iolanda Da Deppo; ricerca storica: Marco Maierotti; testi: Iolanda Da Deppo, Letizia Lonzi, Elena Maierotti, Marco Maierotti, Francesco Silvestri, Flavio Vizzutti. Il sito del Fai (Fondo ambiente italiano) a sua volta riporta: “La prima chiesa dedicata a san Nicolò venne costruita nel 1455 con le pietre scartate dal ponte sul Boite, donate alla comunità di Perarolo dal Consiglio del Cadore. Il titolo a san Nicolò, protettore dei naviganti, si deve alla fluitazione delle zattere dal Cadore a Venezia, che a Perarolo venivano assemblate e iniziavano la loro discesa. Accresciuto durante il ‘500 il commercio del legname cadorino con Venezia, Perarolo divenne via via più popoloso e la chiesa fu dapprima ampliata nel 1604 e successivamente rifatta su progetto dell’architetto Domenico Schiavi nel 1757. Nel 1858 venne demolita, su forzatura dei commercianti di legname che volevano realizzare la piazza che mancava al paese e venne ricostruita nel posto attuale su progetto dell’arch. Antonio Caregaro Negrin. Purtroppo il grosso peso della struttura non riuscì ad essere sopportato dal terreno e la navata dovette essere demolita solo 35 anni dopo la sua costruzione e sostituita con l’attuale”. Quanto al patrimonio artistico dell’edificio sacro si sottolinea che “ ùè assai singolare e rappresenta una fonte culturale di notevole importanza, unica nel panorama della chiese non solo del Cadore ma dell’intera diocesi, in quanto è espressione del legame col fiume e la fluitazione del legname. Tra le numerose opere d’arte, molte delle quali donate dai commercianti di legname, si evidenziano una tela dell’Addolorata di G. Ghedina, una pala di T. Da Rin, un parato completo donato dal papa bellunese Gregorio XVI e un altro acquistato dal curato De Vido dalle truppe napoleoniche. Monumentale è l’altar maggiore cha accoglie sculture del Besarel e dei carnici Aloi, provenienti dalla chiesa settecentesca. L’organo, costruito da Pietro Nachini e Francesco Dacci tra il 1765 e il 1768, è un autentico capolavoro della scuola organaria veneziana e si è conservato in modo esemplare fino a noi. Importanti lavori di restauro, condotti tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 hanno permesso di consolidare la struttura dell’edificio. Tuttavia, a cagione di una instabilità che ancora perdura sulla facciata, la chiesa è oggi chiusa, l’accesso interdetto a fedeli e visitatori interessati e il patrimonio culturale non più fruibile in loco”.
NELLE FOTO (Fondoambiente e da “Per i l futuro di Perarolo” su Facebook): una veduta di Perarolo di Cadore; la chiesa; l’organo.