BELLUNO Degno di lode il lavoro del ricercatore Vincenzo Caputo che nel novembre di otto anni fa ha dato alle stampe (Tipografia Piave) con l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco, il libro “Uno sguardo a centoquindici chiese”, al quale ha collaborato, con cenni architettonici, Roberto Reolon. Ci occupiamo oggi della Parrocchia di SANT’ARONNE DI CUSIGHE, guidata dal parroco don Gino Dal Borgo. Dell’omonimo edificio sacro, parrocchiale dal 1834 ed antica cappellania fin dal 1300, Caputo spiega che “L’impianto attuale è del secolo XVI, ma in origine era molto più antico ed è stato ritoccato e modificato più volte”. All’interno – aggiunge – sulla parete sinistra della navata, vi è un grande affresco restaurato, raffigurante “’L’ultima Cena”, e anche opere dei secoli XVI e XVII. Così Reolon: “La parrocchiale è caratterizzata dal grande campanile slanciato verso l’alto, dalle scanalature del fusto e dalla cuspide montata sul tamburo ottogonale. Contribuiscono in modo notevole ad accentuare l’altezza del corpo della chiese le strette feritoie a sesto acuto sia dell’aula che dell’abside, quest’ultima con la caratteristica forma a semicerchio, ha il tetto con copertura a scandole come la cuspide del campanile”. Ancora: l’edificio è costituito da un’unica aula con l’altare rivolto ad oriente, e le classiche due porte d’ingresso, frontale e laterale, entrambe impreziosite da portali in pietra lavorata. La facciata principale, seminascosta dal campanile, è arricchita da un portale in pietra. Sul lato nord, poco visibile, è ubicata la sagrestia, articolata da successive manipolazioni e ampliamenti che snaturano il lineare disegno della chiesa. CHIESA CIMITERIALE. Edificata nel XIX secolo, quando furono istituiti i cimiteri fuori dai centri abitati, in applicazione del decreto napoleonico del 1806. All’interno ospita un Crocifisso che si presume essere stato recuperato dall’arredo funerario di una tomba. Questa chiesa, per la quale non vi è notizia dell’esistenza di un santo titolare, non è più adibita al culto e risulta infatti sconsacrata da tempo. CHIESETTA DI SANTA CHIARA. Edificio sacro privato, settecentesco, restaurato nel 2009-2010, è all’interno della proprietà della Villa Doglioni e fu progettata da Clemente Doglioni (1725-17919. Una curiosità: Vincenzo Caputo scrive che “L’attuale altare proviene dalla chiesetta della Villa della Vigna di Cavarzano, dove è stato portato a suo tempo quello originario”. Roberto Reolon precisa fra l’altro che: “… La facciata principale in stile classico, orientata a meridione, è costituita da pilastri d’angolo che sorreggono la trabeazione ed il timpano incorniciato… Porta d’ingresso e le due finestre laterali completano l’armonioso aspetto architettonico della facciata verso la chiesa sulla cui copertura si erge sul lato nord-est un piccolo piedestallo con il portale baroccheggiante in pietra e la campanella”. CHIESETTA DI SAN MATTEO apostolo ed evangelista di Sala: “Con i restauri effettuati (1987 e 2007) ha riassunto un aspetto decoroso; la facciata conserva un antico affresco appena percepibile che raffigura Madonna con Bimbo. Sorge nel paesino, in un piccolo spazio erboso già anticamente adibito a cimitero. Si tratta di uno degli edifici storici della zona, probabilmente risalente ai secoli XIV e XV e risulta consacrata in data 31 maggio 1496. Sull’altare è collocata una raffigurazione della Vergine con Bimbo e Santi laterali.. Alla sinistra un Crocifisso mentre a destra una statua della Madonna con Bimbo. Di autore ignoto (secoli XIV-XV) tracce di affreschi lungo le pareti che raffigurano vari personaggi e Santi tra cui san Giorgio e il drago. Il lato sinistro dell’aula è quasi interamente affrescato con la rappresentazione dell’Ultima Cena. Gli eredi dei proprietari dell’edificio donano la chiesa alla Parrocchia in data 23 novembre 1985 che è riaperta al culto il 29 settembre 2007”. Caputo non omette di ricordare che “La località era di grande importanza strategica nell’antichità e nell’alto Medioevo, poiché da qui partiva una strada più antica, presumibilmente pre-romana, che per San Micèl, Vaus e il Pont de la Mortis, raggiungeva Bolzano e Tisoi per poi scendere all’imbocco della Val Cordevole”. A sua volta Relon sottolinea che: “… Il campanile che sorge sul lato nord integrato tra l’aula e l’abside, di piccola dimensione e contenuta altezza, è l’unico elemento di riferimento per riconoscere l’edificio religioso”. CHIESETTA (EX VILLA RUDIO) di Sala: contemporanea alla villa del XVIII-XIX è di forma circolare a mo’ di Pantheon, curiosa e caratteristica. Si ricorda che “Il conte Pietro Rudio nel 1807 aveva comperato due statue ed altri arredi sacri provenienti dalle chiese demaniate dai napoleonici per dotare la propria chiesa. Durante la guerra 1915-18 i soldati austriaci causarono seri danni. Sconsacrata, e da tempo adibita ad altro uso; è di proprietà della famiglia De Prà. SANTA MARTA DI PEDESERVA, luogo di culto del diciannovesimo secolo, che “Con il suo piccolo campanile a vela come di una chiesetta o di una miniscuola cappella, era già esistente come capitello ed è stato ristrutturato ed ampliato nella forma attuale su un terreno donato da Giusto Speranza nel 1963; all’interno vecchie tracce di affreschi e sopra il piccolo altare, in una nicchia, la statua del Cuore Immacolato di Maria”. Pare proprio che l’edificio fosse originariamente intitolato a Santa Marta. NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Vincenzo Caputo): la parrocchiale di Sant’Aronne; la chiesa cimiteriale; la chiesetta di Santa Chiara; quella di san Matteo apostolo ed evangelista di Sala; la chiesetta dell’ex villa Rudio, da tempo sconsacrata; il tempietto di Santa Marta a Pedeserva.