di Renato Bona
Abbiamo entusiasticamente dedicato almeno una decina di servizi al libro “Selva di Cadore come era” (Selva da nosakàn, in ladino) non solo perché opera di un amico carissimo oltre che valente collega giornalista, il prof. don Lorenzo Dell’Andrea, ma anche perché, via via sfogliando le quasi trecento pagine del suo lavoro, abbiamo appreso un sacco di interessanti notizie su una realtà bellunese come Selva di Cadore, alla quale ci unisce il piacevole ricordo dell’infanzia quando per anni andavamo nella colonia estiva di Santa Fosca. In quest’occasione volentieri proponiamo quanto l’autore del libro edito nel novembre 1993 (stampa tipografia Piave di Belluno) ad iniziativa dell’Union de i Ladiñ de Selva – che in precedenza, agosto 1985, aveva allestito una mostra di vecchie fotografie di paesaggi, case e persone di Selva, mostra che registrò notevole successo e la generale richiesta di rendere pubblico il materiale esposto – ha scritto e mostrato nelle ultimissime pagine sotto il titolo “Quattro fotografie conclusive e quattro idee fondamentali”. Dell’Andrea spiegava che “Ciascuna delle 390 foto qui presentate ‘dice’ tante cose: qualcuna è molto bella sul piano estetico, qualche altra ha grande valore come documento storico, altre fanno vibrare sentimenti, suscitano ricordi, tutte portano a riflessioni le più varie”. E aggiungeva: “Lasciamo ai lettori cogliere, secondo la propria sensibilità, la ‘voce’ che proviene da ognuna delle immagini del libro. Ma per quattro fotografie, le ultime scelte tra altre ancora a disposizione, vorremmo proporre anche un’idea che ci viene spontanea davanti all’immagine. Una idea fondamentale che ci piacerebbe fosse da tutti condivisa”. “N FESTÌL” nei pascoli ‘inte par Fontanele’. Una ‘salota’ raccoglieva l’acqua dalla sorgente e la convogliava nel festìl’, a disposizione di quanti, uomini e animali, avessero avuto bisogno di dissetarsi. (foto e raccolta Lorenzo Dell’Andrea). L’idea: “le Dolomiti sono dette le ‘montagne più belle del mondo’ e la Val Fiorentina è una delle vallate più belle delle Dolomiti; abbiamo dunque un territorio che costituisce la nostra più grande ricchezza, nel suo insieme e per i particolari (dal ‘festìl’ della foto alle case, ai fienili, alla struttura urbanistica antica, tanto per fare qualche esempio). Dobbiamo custodire e conservare questo territorio come il nostro bene più prezioso. ‘Conservare’ significa anche non vendere al primo venuto, non lasciarsi travolgere dalla ‘speculazione’, mantenere vivi i nostri secolari diritti per la conservazione, il controllo e un uso intelligente del territorio e delle sue risorse a vantaggio della popolazione locale”. “NA MARE INTE STUA”: una mamma col suo bambino ‘inte stua’ verso gli anni ‘20 (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ); l’idea: “quella mamma, un po’ il simbolo di tutte le nostre mamme, richiama la famiglia, la cosa più importante per tutti… senza attenzioni per la famiglia è illusorio parlare di progresso reale del paese”. “N OM”: un uomo avvolto nel mantello con alle spalle un manifesto strappato di una campagna elettorale del primo dopoguerra (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ). L’idea: “al centro dell’attenzione di tutti (delle Regole, dell’Amministrazione comunale, della Chiesa, delle Associazioni operanti nella vallata) ci deve essere l’uomo. Non i soldi e la speculazione, non un progresso fine a se stesso, ma l’uomo che deve essere il fine di ogni attività…”. “NA MARONA”: la foto ( Lorenzo Dell’Andrea): è quella del cippo sulla strada provinciale della Val Fiorentina in prossimità di Caprile, al confine tra i comuni di Selva di Cadore e di Alleghe, con la scritta Cadubri fines, confine del Cadore”. Idea: le ‘marone’ erano una volta molto importanti per delimitare con sicurezza i confini, soprattutto per evitare sconfinamenti nell’uso di prati,. pascoli e boschi… Il cippo ricorda agli abitanti di Selva le loro origini, la loro storia, la loro appartenenza e (come con orgoglio erano soliti dire i nostri vecchi) la ‘madrepatria del Cadore”: “antiquam exquirite matrem!” (cercate l’antica madre).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Selva di Cadore come era”; sito Corriere delle Alpi e www.valfiorentina.it): la copertina del libro con un’immagine di Selva di Cadore verso la fine del 1800); l’autore prof. Don Lorenzo Dell’Andrea; “n festìl”; mamma con bambino “inte stua”; uomo avvolto dal mantello; il cippo sulla strada provinciale con la scritta “Cadubri fines”; stupenda panoramica odierna di Selva e Val Fiorentina.
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