di Renato Bona
Il secondo capitolo del libro “Racconti bellunesi. Cultura contadina e artigiana della Val del Piave, tra Belluno e Feltre, in fotografia”, opera di Dino De Cian (che l’ha dedicata ai genitori da cui ha ereditato la cultura contadina e artigiana, alla moglie Doretta, che lo ha stimolato al lavoro, alla figlia Sara: “nata col libro, conoscerà queste cose solo in fotografia,,,”), è intitolato “Personaggi” e presenta una serie di figure, femminili e maschili che rappresentano a modo loro un tempo ormai lontano… Edito nel febbraio 1982 con l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco, per i tipi della tipografia Piave, il volume richiama e mostra in primo luogo i lavori artigianali, quindi i “personaggi” che in qualche modo vi si sono dedicati, poi strumenti e persone al lavoro, il lavoro per la famiglia e la vita, i lavori speciali; spazio e immagini anche per animali, cose e scene della natura bellunese ed infine il capitolo “Dalla realtà al simbolo”. Oggi ci soffermiamo sulla presentazione di Piccolo il quale, fra l’altro, scrive: “…Attorno al motivo conduttore del lavoro tradizionale sulle aie, nei campi e nelle botteghe, ruotano con armonia i personaggi strani e un poco misteriosi che da sempre attraversano queste terre: ecco il ‘kroner’ con la sua cassetta a tracolla; ecco il venditore di sementi pellegrinare a primavera da un borgo all’altro; ecco il vecchio arrotino ‘a far la coka’ all’osteria presso il Piave. Ecco, infine, il botanico che, perduta fra i bicchieri la sua aria dottorale, svela gli arcani del basilico, della lippara e del micidiale ‘martinkoz’! Ma ecco il forestiero, quasi mendicante che lavora da servitore di stalla presso i grassi ‘bakani’, dorme nei fienili, cena sull’uscio con la ciotola della minestra, spesso dileggiato dagli oziosi e dai monelli! Eccolo cantare con tal voce struggente e limpida che tutta la famiglia si fa d’improvviso seria e silenziosa. Ritorna la grande anima bellunese e aleggia intorno ai focolari spenti, ai mulini sperduti in valli oscure, ai pastori solitari, ai carri antichi ormai fermi per sempre, nel silenzio delle ‘maiolere’ abbandonate fra il verde dei monti”. Ancora Piccolo a proposito degli scatti dell’amico De Cian: “Dino non fa della fotografia politica, piegando il ginocchio a quell’altra stupida moda che, pur fuori tempo, vuole ancora oggi il suo museo con tanto di contadino mummificato nell’atto di reggere falcetto e mazzapicco. Si tratta di ‘documenti’ riguardanti la storia popolare del Bellunese e del Feltrino, ma ciò non toglie tuttavia che queste foto siano anche molto spesso delle vere opere d’arte, senza quel che di posticcio e di teatrale che appare spesso in questi lavori. Così il programma e l’impegno sociale dell’artista, non guastano l’immediatezza e la concretezza di queste immagini che si snodano bellissime e fluide dentro il libro come l’acqua chiara di un rivo alpino, nonostante la loro sovente drammaticità. Non si indulge qui per nulla all’immagine fin troppo consueta dell’alpigiano cadorino fra le sue baite, ma c’è la severità quasi di un vero studio filologico, dentro la realtà del nostro territorio… Il Bellunese e il Feltrino presentano uomini, cose e situazioni irripetibili nell’area del grande Veneto, perché hanno il loro proprio carattere del tutto particolare ed inconsueto, pur condividendo con Carnia e Trentino certi tratti comuni. E questo documento è un’ennesima riprova di tale singolarità e particolarità ed rappresenta a suo modo una sommessa protesta contro la vecchie ingiustizia che ci vuole stretti fra due regioni che godono il grande privilegio dell’autonomia amministrativa… L’autore ha girovagato per le nostre valli come un libero cavaliere di ventura, alla ricerca di quel particolare stato di grazia che permette di cogliere la realtà al di fuori di ogni precetto e d’ogni schema convenzionale. Potremmo dire che nel libro appare come un viaggio dell’anima, un severo percorso settennale di sviluppo e crescita, una realizzazione spirituale”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Racconti Bellunesi” di Dino De Cian): l’immagine di questa signora che legge è accompagnata dall’inizio di una preghiera in latino in devozione a Sant’Antonio che recita: Se cerchi i miracoli, la morte, l’errore, la calamità e il demonio sono messi in fuga, gli ammalati divenir sani, il mare si calma…”; il guardacaccia di San Gregorio; il patriarca; “forza muliebre…” con pipa; Irma, la guaritrice, non conosce le teorie della psicanalisi ma “cura” i suoi pazienti con successo, in realtà i suoi mezzi sono il dono del consiglio, intelligenza e bontà; uno degli ultimi “fratelli” dell’antica Certosa di Vedana; Luciana e i suoi preziosi lavori; Angelo Lotto; Torbe di Sospirolo: Carletto Casanova, il maestro seggiolaio, in gergo “konza”; ritratto ’81: Sandro “Madone” di Meano; il botanico, ovvero Camillo dottor contadino; Rino Scola e il fieno; le due… stagioni; ragazza in “maiolera”; donna “prana”; nonna Italia prima e… dopo, ovvero: l’arte d’invecchiare.