I sindaci veneti accolgono le proposte dei loro colleghi bellunesi a tutela dell’assistenza socio-sanitaria nei territori di montagna: «Si tratta certo di un risultato parziale, siamo ancora a livello di proposte e di bozza, ma siamo molto soddisfatti della condivisione ottenuta quest’oggi sul testo dei due emendamenti che abbiamo presentato», commenta il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, vicepresidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 1 Dolomiti, di ritorno dal gruppo di Lavoro della Conferenza Regionale Permanente per la Programmazione Sanitarie e Socio Sanitaria del Veneto, riunitosi stamane a Monselice (PD) per un incontro informale. «Il parere della Conferenza, assieme a quello della Quinta Commissione, è l’unico obbligatorio, sebbene non vincolante; ci attendiamo che le istanze che vi sono contenute trovino il seguito che meritano i nostri territori».
«È importante che i nostri colleghi della pianura abbiano capito le necessità della montagna, – aggiunge Jacopo Massaro, presidente della Conferenza dei Sindaci bellunese, oggi impossibilitato a presenziare all’incontro – ma c’è molto da lavorare: il Piano Socio-sanitario Regionale ha alcuni aspetti da rivedere completamente, ed è importante l’unità di intenti a livello provinciale e veneto. Stiamo lavorando tutti insieme per arrivare a un documento che rispetti le necessità dei bellunesi».
Nella precedente riunione, ad agosto, i sindaci del Bellunese si erano fatti carico di formalizzare la bozza degli emendamenti al testo varato dalla Regione, inerenti i territori di montagna. Perenzin ha portato al tavolo dei colleghi due testi riguardanti altrettante questioni specifiche. Nel primo, inerente le risorse economiche, con un emendamento all’art. 3 del DDL 13, si chiede e si sottolinea che – pur agendo nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente – sia fatta salva in ogni caso la necessità di garantire la piena attuazione della legge, anche facendo ricorso a nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio della Regione. L’obiettivo è quello di garantire i livelli dell’assistenza in territorio montano contemplando, se necessario, la possibilità di un ampliamento delle risorse finanziarie destinate dal bilancio regionale.
Nel secondo emendamento presentato al gruppo di lavoro si pone invece l’accento sulla specificità dei territori di montagna disagiati. «Fondo non autosufficienza, impegnative di residenzialità e altre prerogative devono essere maggiori là dove maggiore è il fabbisogno», sottolineano i sindaci del Bellunese; il parametro unico di riferimento non può essere quindi la sola media regionale. A titolo di esempio, nell’ULSS 1 Dolomiti, interamente montana, la densità è di 56 abitanti per kmq, contro i 267 della media regionale; l’indice di vecchiaia è di 215,6 contro la media regionale di 163,6; differenze significative si registrano inoltre per tutti i principali indici demografici (indice di natalità, di mortalità, età media, indice di dipendenza strutturale, di ricambio della popolazione attiva, di struttura della popolazione attiva, etc.). A questi indici, vanno ad aggiungersi le difficoltà derivanti dalla specificità orogeografica del territorio montano (distanze, difficoltà di accesso e raggiungibilità dei luoghi, distribuzione diffusa e in pendenza delle residenze, fattore climatico in particolare nei mesi invernali).
Per i territori alpini e disagiati, con l’aggiunta dei territori lagunari e insulari, – è la richiesta presentata nel secondo emendamento – la Regione assicuri le risorse aggiuntive necessarie per far fronte ai maggiori fabbisogni e ai maggiori costi del sistema socio-sanitario, al fine di garantire a tutti i cittadini della Regione del Veneto parità di trattamento, di accesso alle cure e di presa in carico da parte della rete dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali.
«Il cammino è ancora lungo, ma il riconoscimento e al condivisione ottenuti oggi anche dagli altri sindaci del Veneto sulla maggiore attenzione dovuta alle aree alpine disagiate ci rassicura sull’esito positivo di questa battaglia a tutela della salute dei nostri cittadini», conclude Perenzin.