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BELLUNO “La vicenda della pista da bob per le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 sta assumendo delle connotazioni grottesche per quanto, purtroppo, reali. Verrebbe da dire l’ennesima storia all’italiana”. Si apre con questa riflessione amara la nota di Cgil, Cisl e Uil di Belluno sui recenti sviluppi relativi alla pista da bob di Cortina. La scadenza del nuovo bando per la versione light della struttura si avvicina (18 gennaio per la gara da 81,6 milioni di euro), mentre i dubbi si infittiscono. Se da un lato Cgil, Cisl e Uil concordano con la posizione assunta dal Comitato Olimpico Internazionale che ha ribadito che qualunque sarà il progetto e ovunque esso troverà collocazione il principio cardine che dovrà essere onorato e rispettato è quello della legacy (eredità) per il territorio, dall’altro le organizzazioni sindacali non possono non sottolineare come al momento non vi sia garanzia che tale principio venga rispettato, così come sta succedendo per il Villaggio Olimpico. “Salvo smentite dell’ultima ora, dovrebbe essere edificato a Fiames con impatto ambientale notevole e un costo di circa 48 mln di euro, per poi essere smantellato alla fine dei Giochi, con il risultato che l’unica legacy che ad oggi possiamo intravedere sono le opere di urbanizzazione che rimarrebbero nell’area, peraltro riserva naturale e con biodiversità uniche”, affermano Denise Casanova, Massimiliano Paglini e Sonia Bridda, segretari generali rispettivamente di Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso e Uil Veneto Belluno. “Se non vi è nessuno ad oggi in grado di dare garanzie per la legacy del Villaggio Olimpico, poichè l’unica scelta che potrebbe dare garanzie in tal senso è il recupero del Villaggio ex Eni di Borca di Cadore – riflettono i segretari -, ci domandiamo chi possa dare garanzie per la legacy riguardo alla pista da bob bis”. “Sia chiaro, a scanso di equivoci – ribadiscono Casanova, Paglini e Bridda – condividiamo i principi dell’Agenda Olimpica 2020 a cui si appella il CIO nella missiva inviata ad alcuni parlamentari italiani in cui è scritto nero su bianco che nessun impianto permanente dovrebbe essere costruito senza un chiaro e visibile piano di legacy. Il CIO però aggiunge di credere fermamente che il numero esistente di impianti sia sufficiente per l’attuale numero di atleti e competizioni e che solo gli impianti esistenti e già operanti possono essere considerati a causa dello scarso tempo che rimane per i Giochi 2026”. “Il problema – sostengono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – è capire come ci si sia infilati in questo vicolo cieco e soprattutto perché ci si ritrova a due anni dalle Olimpiadi a dover correre per ottenere le offerte per i lavori in 18 giorni e soprattutto perché della programmazione delle discipline olimpiche per Cortina non è stata fatta nessuna propedeutica valutazione sulla legacy degli impianti (e del Villaggio), affidandosi solo al romanticismo degli epici risultati del bob italiano nei Giochi del 1956”. “Ad oggi – proseguono – restano solo la certezza che per fare in fretta e contenere i costi della pista da bob bis si ripropone il criterio del massimo ribasso, che non dà alcuna garanzia di rispetto della sicurezza e della corretta applicazione dei contratti collettivi di riferimento e quindi della tutela e della sicurezza dei lavoratori che opereranno nei cantieri, e allo stesso tempo la consapevolezza che senza il bob per Cortina si rischia una ‘compartecipazione’ ai Giochi, mentre con il bob si rischia l’ennesima opera faraonica da 80 milioni senza certezze di eredità, sviluppo e prospettive per il territorio. Ad oggi un vero capolavoro all’italiana sul quale auspichiamo di essere smentiti”.
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