PONT: STORIA, NATURA, HOBBY E PANORAMI MOZZAFIATO
TAIBON In bicicletta ad esempio, meglio se con una mountain bike, per i meno sportivi l’e-bike. Un tuffo nella natura tra boschi, laghetti e tanto verde circondati da Re Agner e dalle sue ancelle, le Pale di San Lucano. Dal parcheggio di Taibon, in riva al Tegnas, ci si butta subito nel bosco e lungo una mulattiera in un attimo si raggiunge la fine del paese, Forno Val, sbucando proprio davanti la centrale idroelettrica. Qui la prima sorpresa, la ciclabile che porta fino all’ex baita Peschiere è di nuovo funzionale. Il tratto asportato dal torrente Tegnas nei giorni di Vaia è stato ricostruito e livellato, il bosco ripulito dagli schianti fino al laghetto delle PeschIere. Lo avevamo già detto ma vale la pensa ripeterlo, è stato fatto un lavoro eccezionale manca solo un po’ di verde, ma è questione di mesi. Il problema è raggiungere la centralina di San Lucano, perché qui si la ciclabile è ancora devastata dai giorni di Vaia. Per i più esperti, ma neanche tanto, è possibile salire leggermente in quota fino alla condotta Enel, e dopo un centinaio di metri (sulla condotta stessa facendo attenzione a non scivolare) si arriva a San Lucano. Qui purtroppo l’ambiente è irriconoscibile rispetto a due anni fa, ma i lavori per togliere gli schianti sono in corso quindi con il tempo non sarà difficile rifarsi l’occhio. Superato “El Caval” ci sono due possibilità, puntare verso il villaggio “Ben” e tornare in strada, oppure tenere la sinistra per arrivare all’inizio di Col di Pra. In questo periodo percorso sconsigliato perché la ditta austriaca che ha in appalto i lavori sta spostando grossi tronchi e la ciclabile è ovviamente un percorso di guerra, ma una volta terminati i lavori e livellata sarà uno dei punti di forza del percorso anche perché guardando verso le Pale si scopre l’arco del Bersanel che non avrà la forma del cuore ma è altrettanto accattivante. Alle case disastrate dalla terribile frana di oltre 100 anni fa, dopo qualche decina di metri di asfalto è possibile riprendere la strada in riva al torrente Tegnas per arrivare tranquillamente fino al Ponte sul Bordina. Prima di costeggiare il Tegnas vale la pena alzare gli occhi verso “el Cor” da qui è visibile se non ci sono nuvole… Passato Col di Pra prima sorpresa, il ponte è quasi terminato, dai giorni di Vaia ad oggi la famiglia Forcellini che non ha mai abbandonato l’abitazione ai Cadene, ha potuto servirsi del ponte realizzato in emergenza. Inizia la salita verso Pont. Il primo tornante sopra I Cadene è stato ben rettificato, poco sopra il primo cantiere di lavoro, un versante in frana rimesso in sicurezza. Pedalare o camminare lungo la strada è uno spettacolo Vaia ha colpito duro a tratti, ma non ha devastato come a fondovalle. Guardando giù verso Col di Pra o su verso l’Agner è fantastico. Si arriva a Pont superando un secondo cantiere, un altro versante in frana, un’altra serie di lavori ben realizzati che hanno messo in sicurezza la strada. Nel piazzale di Pont ancora belle sorprese, le voragini non ci sono più e le famose pietre nere ricavate dalla montagna, che richiamano il passato, sono state finalmente riportate “a galla” non sepolte come stava accadendo nel corso dei lavori. Per ora sono a bordo strada in attesa di trovare sistemazione per ricordare ai posteri le fatiche e l’economia di un tempo. L’altra sorpresa un gruppo di persone che sorseggia la meritata birra, premio per un grande lavoro. Si tratta dei pesca sportivi di Taibon che sabato hanno provveduto alla semina delle trotelle nel torrente Bordina. Vaia ha spazzato via tutto il patrimonio ittico lungo i torrenti, i pescatori hanno provveduto a riportare in montagna oltre 9000 pesciolini.
NELLE FOTO: PESCA SPORTIVI TAIBON E PONT DOPO LA TEMPESTA VAIA