BELLUNO Nel 1520 moriva, presumibilmente a Bologna (forse chiamatovi per qualche incarico di insegnamento; qui infatti risultava infatti residente al momento della morte, avvenuta nel 1520; fu sepolto, in base ai dati forniti dall’Ubaldi, nella chiesa di San Francesco, e commemorato con una medaglia coniata da Francesco Teperelli, contenente un suo ritratto e una dedica in greco di significato poco chiaro – ndr.) Ludovico da Ponte, soprannome Pontico Virunio. Spontanea ed immediata la domanda: quanti sanno chi fosse quello che sarebbe divenuto un grecista, grammatico, maestro pubblico e stampatore, nato a Belluno intorno al 1460 (da padre lombardo, Giorgio, forse di Mendrisio nel comasco, che era “uomo d’arme al soldo dei veneziani”)? Si capisce più che in altri casi perché gli storici Paolo Conte e Marco Perale abbiano incluso il nostro nel libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” edito 21 anni fa da L’Amico del Popolo con la tipografia Piave. Infatti sul personaggio di cui ci occupiamo esordiscono così’: “Tra gli umanisti bellunesi uno dei personaggi più controversi ed anzi ancor oggi meno conosciuti è certamente Ludovico da Ponte, più noto con lo pseudonimo classicheggiante di Pontico Virunio” aggiungendo: “Più erudito che colto, secondo i suoi detrattori, sempre irrequieto, mai stabile in uno stesso luogo per più di pochi anni ed in polemica costantemente aperta contro tutto e tutti, rappresenta in modo emblematico quel mondo di umanisti più ricchi di cultura che di soldi o di nobili natali, in continuo movimento tra una città e l’altra e tra una corte e l’altra, caratteristico dell’Italia a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento”. Ed ecco alcuni elementi: da Ponte era nato nei pressi di Belluno intorno al 1460 dove il padre si era stabilito dopo aver partecipato alle campagne per Venezia di Francesco Sforza, tra il 1438 ed il 1440, nel bergamasco e nel bresciano. Fu correttore di bozze dal tipografo veneziano Antonio Moretto, quindi allievo a Ferrara dei docenti Giorgio Valla e Nicolò Leoniceno prima di passare nel 1490 alla corte di Ludovico il Moro; pubblico lettore a Reggio, città nella quale si sposò (forse nel 1503 – Campanini, p. 581 – con Gherardina Baldi, sorella del suo futuro biografo Andrea, di famiglia facoltosa, e da lei ebbe due figli, Nicandro e Carandulo Camillo, nati entrambi a Reggio e battezzati il 4 maggio 1504 e il 21 settembre 1508 (Magnani, p. 15 – ndr.). Grazie ai proventi del suo lavoro e alla dote della moglie, da Ponte poté costituire verso la fine del 1499 una società tipografica con Simone Bombasi, Dionisio Bertocchi e Benedetto Manzi, già stampatore a Carpi. Esordì con la sua traduzione latins dell’“Elena” di Demetrio Mosco. Conte-Perale ricordano che “La sua opera maggiore furono gli ‘Erotenata Guarini’ una specie di grammatica greca realizzata commentando ed integrando il ‘Compendiolum’ della precedente grammatica del Crisolora steso da Guarinio Veronese, ma anche i sei libri delle ‘Britannicae histgoriae’ sono un’originale sintesi di storia inglese”. Trasferitosi da Reggio a Forlì, fu professore di belle lettere per spostarsi poi a Bagnocavallo e di nuovo a Ferrara dove aprì una nuova stamperia, che durò poco, per girovagare prima a Lugo, poi a Bologna, Macerata, Pesaro, di nuovo a Reggio e infine ancora a Bologna dove si spense nel 1520. Assunse lo pseudonimo umanistico Pontico Virunio nel 1501 “con uno spericolato gioco di parole che trasformava il suo cognome ‘da Ponte’ in un’onomatopeica grecizzazione, mentre con Virunio rendeva omaggio alla sua città natale, Belluno di cui il testo greco di Suida aveva diffuso in quegli anni la leggenda, ripresa anche da Pierio Valeriano, del feroce cinghiale e del suo antico cacciatore acclamato ‘Vir unus’”. Roberto Ricciardi nel Dizionario biografico degli italiani, volume 32 (1986) scrive sul sito treccani.it/enciclopedia che: “… la testimonianza più antica della sua origine è fornita da P. Valeriano, che lo annovera fra i bellunesi che si sono fatti onore e hanno dimostrato vigore intellettuale fino alla vecchiaia, e lo definisce ‘variae scriptor… Historiae’”.
NELLE FOTO (riproduzione da”90 profili”): ritratto di Pontico Virunio in una medaglia in cui si fece raffigurare “con berretto alla greca”; la copertina del libro di Paolo Conte e Marco Perale; alcune copertine di pubblicazioni su Pontico Virunio: di Pietro Perocco, di Sandra Tramontana (del Centro internazionale di studi umanistici di Messina), di Naborre Campanini.