BELLUNO Dopo aver ricordato nei giorni scorsi il “contributo” del bellunese Nicolò Tagliapietra, alla progettazione di Porta Dojona, torniamo su una delle grandi attrazioni di “Belluno città splendente”, Porta Dojona, appunto, per soffermarci sinteticamente – supportati da quanto si può leggere sul preziosissimo libro “Belluno storia architettura arte” di Gigetto De Bortoli, Andrea Moro e Flavio Vizzutti edito nel giugno 1984 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali guidato dal prof. don Sergio Sacco – con una carrellata su scritte, targhe, lapidi, busti che sono parte importante della storica struttura. Un primo arco interno della porta, che si chiamava al tempo “di Foro” o “Mercato”, fu realizzato nel 1289, su disegno di Vecello da Cusighe e fu poi restaurata più volte nel corso dei secoli. Questa parte, che guarda via Rialto, era componente del sistema difensivo murario della città, nei pressi del Castello della Motta. La seconda, invece, quella per intenderci che guarda piazza Vittorio Emanuele, fu eretta nel 1553 ed “è chiaramente di imposizione rinascimentale, anche se il risultato complessivo della porta diventa piuttosto pesante, soprattutto per il fatto che viene soffocata dall’adiacente Teatro comunale, di epoca neoclassica, dal quale è diviso da una sola scalinata”. Questa – ricordiamolo – è la parte realizzata sull’elaborato progettuale di Tagliapietra, commissionata dal rettore Francesco Diedo, il cui nome compare sul frontone sopra l’arco. E la porta venne chiamata Porta Diedo in suo onore. E veniamo a iscrizioni e lapidi. Su Porta Dojona sono presenti varie iscrizioni (in latino, ma noi postiamo qui la versione in italiano – ndr.) che ricordano la realizzazione dell’opera, i successivi restauri e lavori, o anche avvenimenti che riguardarono la città di Belluno. “Riguardo alla porta di piazza Vittorio Emanuele, sopra l’ingresso di sinistra si trova questa iscrizione: “La vecchia porta Dojona stava ormai cadendo in sfacelo e il fabbricato non poteva reggersi più per molto tempo. Francesco Diedo, ricostruendola, le ridiede alto decoro ed ora prende il nome dal rettore che fu così solerte. 1553”. Mentre sull’ingresso di destra questa: “Marmi, statue, colonne e il glorioso Leone collocati con tanta grazia, esaltano la città; il valore e la fama di Diedo però ne sono superiori: questi monumenti è stato lui ad innalzarli nel 1403”. Nella zona di penombra tra le due porte, sulla parete destra, ci sono invece tre iscrizioni. Su quella di destra: “Al rettore e al prefetto Giulio Contarini per la diligenza e la massima cura posta nella costruzione dell’arco di questo ponte, i Bellunesi dedicarono nel 1606”. Su quella centrale: “Federico Corner, rettore e prefetto di Belluno, con mirabile rapidità, fece riaprire al traffico la strada di Alemagna, interrotta per l’improvviso crollo del ponte di legno, costruendone subito un altro ancora di legno con grande perizia. Si meritò così presso i posteri tanta fama quanta era stata la diligenza in tale opera. Nell’anno del Signore 1622, il notaio Cavassico a ciò deputato”. Infine su quella di sinistra, sotto lo stemma del vescovo Giulio Berlendis: “Il vescovo Giulio Berlendis, eretta la facciata del palazzo in marmo, per promuovere nello stesso tempo lo studio della prudenza di Giano ha fatto collocare qui la porta che prima dava sul retro nel 1679”. Quest’ultima lapide si riferisce ai lavori di ammodernamento del palazzo dei Vescovi-Conti e della sede dei giuristi, cioè dell’attuale museo Civico di Belluno, e lo spostamento di Porta Dojona. In corrispondenza delle due altre lapidi invece si possono notare due scudi nobiliari della famiglia Doglioni, con celate e pennacchi di guerra. Ancora più in alto ci sono tre stemmi, poco visibili a causa dell’oscurità dell’ambiente e della polvere accumulatasi, comunque si sa che uno dei tre è lo stemma del vescovo Pietro Bembo. La lapide più preziosa si trova però sopra l’apertura sud, ancora meno visibile a causa dell’effetto di controluce. Essa reca una grande croce a due stemmi, uno di Belluno e uno di Adalgero di Villalta a ricordo della data di fondazione della porta, scritta in numeri romani. Sulla destra di questa invece si nota la scritta, sempre in latino, che indica il costruttore della porta, mentre sulla sinistra la scritta è di difficile comprensione perché la lapide è scheggiata. Questa è sormontata da uno stemma degli Sciparioni. Infine sulla destra si trova ora una grande lapide che celebra la vittoria nella prima guerra mondiale.
NELLE FOTO (Renato Bona): Porta Dojona vista da Piazza Vittorio Emanuele e da Via Rialto; l’interno con la serie di iscrizioni e lapidi; le “firme”, sulla sinistra in basso, da Piazza Vittorio Emanuele, delle maestranze che operarono sulla Porta. ..