BELLUNO Nell’incontro odierno riguardo all’accentramento delle lavorazioni interne nella provincia di Belluno, l’azienda Poste Italiane ha presentato dati che sembravano dipingere una situazione rosea. Tuttavia, le reazioni dei partecipanti sono state diametralmente opposte. Molti si sono chiesti come fosse possibile essere soddisfatti di una riorganizzazione che è iniziata senza personale. “Si è evidenziato – dicono i sindacalisti della Cgil Adriano Musolino e Luca Bof – che il problema è strutturale e che da tre mesi dall’avvio del progetto, l’azienda ha fatto affidamento sulla “disponibilità” dei colleghi in servizio, sulla necessità dei lavoratori part-time di continuare a lavorare durante il periodo di pausa contrattuale e sul richiamo dei lavoratori a tempo determinato, con scarsi risultati”. Il disagio non riguarda solo i dipendenti ma si riflette anche sui cittadini, con ritardi segnalati in varie aree della provincia di Belluno. I problemi sono già noti e documentati prima dell’inizio del progetto. Questa situazione ha portato a riflettere se la provincia di Belluno sia considerata un’area di “serie B”. “Vi è la convinzione – concludono Musolino e Bof- che una soluzione possa essere trovata trasformando il personale part-time in lavoratori full-time, sfruttando il loro notevole capitale umano e competenze. Inoltre, potenziare la rete degli uffici postali come centri di servizi per i cittadini potrebbe essere un’alternativa valida. In assenza di tali soluzioni, c’è il timore che Poste Italiane possa decidere di non investire ulteriormente nella provincia di Belluno”.
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ARCHIVIO RADIOPIU, PRIMA PUBBLICAZIONE 26 OTTOBRE, GIORNALE RADIOPIU