di RENATO BONA
Come abbiano avuto modo di dire in precedenti servizi, all’interno di un progetto più generale che ha interessato sette siti di interesse naturalistico delle Prealpi Bellunesi e Feltrine, condotto dal Centro valanghe di Arabba, Centro specializzato di Arpav, nell’ambito del programma comunitario Leader II – subazione 3,1 del Piano di azione locale del Gal Dolomiti e Prealpi bellunesi e feltrine, è compreso il biotopo del Col de Moi. Che si trova in territorio del Comune di Mel, giusto al confine con quello trevigiano. Dal centro zumellese si percorre la comunale per Carve, Zelant-Cozzolin e si prosegue per 3 chilometri per la strada silvo-pastorale (chiusa al transito) per Casera Vallon Scuro da dove parte il sentiero per il Col de Moi, con dislivello di 440 metri. Nel pregevole lavoro coordinato da Alberto Luchetta (hanno partecipato: G. Renzo Scussel, Andrea Crepaz, Raffaele Gnech, Orazio Andrich, Michele Cassol, Andrea Dall’Asta, Cesare Lasen (foto di Crepaz, Cassol, Gnech e Lasen; disegni di Crepaz e Gnech; foto aeree di Elidolomiti Belluno; stampa a cura di Promoduch di Santa Giustina; contributi anche di: Carlo Argenti, Alida Dal Farra, Francesco Mezzavilla, Giulio Tollardo, Mario Alessandro Boldo, Claudio Frescura, Alberto Scariot, Luca Canzan, Francesca Pasqualini e la casa editrice Tabacco), dopo la presentazione curata dall’allora assessore regionale alle Politiche per l’ambiente Renato Chisso e del direttore generale di Arpav, Paolo Cadrobbi, e detto della localizzazione del biotopo, accompagnata da cartine, sono riportati in sintesi i dati generali: ambiente prativo; estensione di 9 ettari e mezzo; limiti altimetrici 1100-1358; elementi pregevoli: avifauna (Rapaci diurni, Tetraonidi). Segue la dettagliata descrizione del biotopo di cui viene ricordato che “Tra le specie apprezzabili si segnalano soprattutto quelle con vistose fioriture: asfodelo, narciso, peonia, giaggiolo, mughetto, botton d’oro, gigli oltre a Pedicularis gyroflexa, Crepis dinarica, Erysimum sylvestre e alcune orchidee”. Ancora: “A livello vegetazionale i lembi di prato arido-rupestre (Avenulo-Brometum), esclusivi dei versanti a sud, sono i più ricchi, mentre sul crinale e sui lievi pendii del versante fresco (bellunese) i bei prati, un tempo ricchi di fiori, stanno gradualmente lasciando spazio agli arbusteti e si nota, causa l’abbandono, una riduzione della diversità floristica”. Non mancano comunque – si legge – zone di prato pingue in cui la composizione floristica ricorda ancora quella dei triseteti (in origine prati da sfalcio) con belle fioriture di botton d’oro e Polygonum bistorta. Spiccano numerose specie acidofile che penetrano anche nei boschi di conifere (mirtilli), Avenella flexuosa, Arnica montana, Festuca nigrescens, diverse specie di Luzula, alcune felci. In altre zone è diffuso anche il nardo. Estesi popolamenti di infestanti o da aggruppamenti a lampone sono la conseguenza della progressiva degradazione del pascolo (in passato i prati erano stati soggetti anche a utilizzazioni intensive). Si segnala infine che nei pressi del rudere sul crinale, a circa 1220 metri di quota, si possono osservare popolamenti nitrofili con grandi ombrellifere cui si accompagnano ortica, spinacio selvatico e altre specie tipiche delle stazioni più ricche di nutrienti. Viene quindi specificato che “Il biotopo non presenta alcuna componente forestale” mentre “il contesto prossimo all’area riveste elevato interesse vegetazionale e selvicolturale”. Quanto all’erpetofauna del biotopo le osservazioni sono decisamente scarse per la mancanza d’acqua all’interno dell’area dato che le antiche lame risultano ormai secche e mancano corsi d’acqua superficiali. Riguardano pertanto aree immediatamente vicine: le pozze a Praderadego e Casera Vallon, e i boschi che si incontrano salendo al Col de Moi. Non raro all’interno delle formazioni forestali trovare la Salamandra pezzata mentre più legati all’acqua sono i Tritoni crestato ed alpino e l’Ululone dal ventre giallo; diffusi il Rospo e la Rana montana. Rettili: presenti la Lucertola vivipara e l’Orbetto, nei dintorni il Ramarro e il Saettone; a quote inferiori, Zelant-Mel, accertata la presenza anche della Vipera comune. Uccelli: l’area assume elevato valore in relazione soprattutto al flusso di migratori alcuni dei quali sostano trovandovi opportune caratteristiche ambientali. Degna di nota la migrazione dei rapaci diurni che tra agosto e ottobre si manifesta con migliaia di uccelli che sorvolano l’area: Falchi pecchiaioli, Poiane, Nibbi bruni, Albanelle, Lodolai e, a volte, le rare Aquile minori. Quanto agli uccelli nidificanti ecco Cuculo e Prispolone, e, se si comprendono gli ambienti limitrofi: Merlo, Capinera, Fringuello, Scricciolo, il Falco pellegrino e l’Aquila reale; fra i rapaci notturni quasi regolare la presenza del Gufo reale. Con l’alzarsi della temperatura e dell’aria calda della pianura spettacolari sono i voli di centinaia di Rondoni, Balestrucci e a volte anche Rondoni maggiori. Non va trascurata la presenza, di notevole interesse, di Gallo forcello e Coturnice, anche se sempre più rara. Resta da dire che i mammiferi che più caratterizzano il biotopo sono forse gli ungulati: Capriolo, Cervo e anche Cinghiale, in fase di progressiva espansione, con la Volpe che visita regolarmente l’area come del resto la Faina e, nei boschi sottostanti, il Tasso. Tra i micromammiferi, infine, è presente il Toporagno e, tra le arvicole, quella campestre. Non trascurando, fra le altre specie, Talpa, Scoiattolo e Ghiro.
NELLE FOTO (riproduzioni dalla pubblicazione dell’Arpav “Col de Moi”): panoramica del Col de Moi nella copertina del libretto-guida; narcisi in fiore (Narcissus radiflorus); la peonia (Paeonia officinalis); la sommità del Col de Moi con bosco di faggio sullo sfondo; fringuello maschio (Fringilla coelebs); disegno di volpe (Vulpes volpe).