BELLUNO È stato presentato questa mattina, a Palazzo Piloni, il nuovo calendario venatorio, approvato dall’amministrazione provinciale. Si tratta del principale strumento della gestione autonoma della funzione di caccia e pesca assicurata alla Provincia di Belluno in accordo con la Regione Veneto. Il calendario è stato stilato di concerto con i portatori di interesse, a seguito di incontri con cacciatori, agricoltori e ambientalisti. Come già avvenuto lo scorso anno, viene avviato il prelievo del cervo in pre-apertura. «Sono confermati i piani approvati negli anni scorsi – ha spiegato il consigliere provinciale delegato, Franco De Bon -. Questo è il secondo anno di sperimentazione per l’abbattimento di femmine e piccoli di cervo, cominciando subito dopo Ferragosto per andare incontro a quella che sta diventando una vera e propria emergenza per l’agricoltura e non solo: la densità eccessivamente elevata di ungulati costituisce un forte danno per le colture e anche per l’intero ecosistema. Quest’anno, con il parere favorevole di Ispra che rappresenta l’ente di riferimento per la gestione faunistica, abbiamo aumentato del 20% il piano di abbattimento». Nel 2019 sono stati prelevati 2.673 cervi, parimenti divisi tra maschi, femmine e piccoli. Un numero che sfiora il 91% dei capi consentiti dal piano di abbattimento. Per il 2020, con il nuovo incremento autorizzato da Ispra, il totale autorizzato arriva a 3.234 capi. «Un numero funzionale a una gestione scientificamente corretta della popolazione di ungulati, in costante crescita – ha sottolineato il consigliere De Bon -. Le stime dello scorso anno ci dicono che avevamo all’incirca 40mila capi in provincia, escluso il territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: 10.400 cervi, 13.600 caprioli, 2.400 mufloni, 7.250 camosci, a cui dobbiamo aggiungere un numero imprecisato di cinghiali, in fortissima crescita. Proprio il cinghiale costituisce un problema per i danni che produce alle attività agricole e assieme al tavolo verde è stata disposta l’eradicazione. Il prelievo anche in questo caso è in crescita: 400 capi abbattuti nel 2018, 705 nel 2019». Alla presentazione del calendario venatorio hanno preso parte anche due anime del tavolo verde, agricoltori e mondo venatorio. Da parte degli agricoltori si è sollevato il grido d’allarme per le difficoltà legate agli ingenti danni provocati da cervi e cinghiali. «Ringraziamo la Provincia per il continuo ascolto delle problematiche relative alla fauna selvatica – ha detto Michele Nenz (Coldiretti Belluno) -. Per gli agricoltori questo è un momento difficile: nella parte alta della provincia i maggiori danni derivano dal cervo; nella parte bassa invece abbiamo contemporaneamente cervi e cinghiali. La presenza del lupo ha sicuramente colpito la fauna selvatica, ma ne ha anche cambiato i comportamenti facendola arrivare anche d’estate fino a fondovalle». «Il futuro della caccia è quello di andare sempre più verso una gestione sostenibile dell’ambiente e della fauna – ha aggiunto Alberto Colleselli, rappresentante del mondo venatorio -. Il cacciatore deve essere colui che aiuta a riequilibrare la demografia della fauna selvatica, anche controllando alcune specie che stanno aumentando in modo problematico e tutelando quelle specie che proprio per la crescita delle altre potrebbero entrare in difficoltà di sopravvivenza». Soddisfatto per il nuovo calendario venatorio anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin: «Questo è il frutto di un lavoro concertato con tutte le parti coinvolte, che ha portato a un’ottimo risultato. Ringraziamo la Regione Veneto per la disponibilità che ci ha dato di gestire in forma autonoma la funzione di caccia e pesca. È un atto richiesto sin da subito nel percorso della nostra autonomia. Grazie alla struttura provinciale e a Franco De Bon per l’impegno profuso. Quando il nostro territorio collabora, riusciamo sempre a ottenere grandi risultati. Lo stiamo vedendo anche nel tavolo verde, a beneficio non solo delle attività agricole, ma di tutto l’ambiente bellunese».