BELLUNO Forte è il legame con la provincia di Belluno e lo si sente fin dalle prime pagine del libro dal titolo quanto mai perentorio: “Voglio che tu lo sappia!”. Una raccolta di aneddoti e di episodi raccontati da Bepi Tissi, cognome che tradisce chiare origini agordine. Non a caso questa “sfilata di aneddoti”, come lui stesso l’ha definita, è incentrata specialmente su Belluno, senza tralasciare le montagne che sente particolarmente vicine. Un legame di famiglia visto che l’autore, medico psichiatra nato a Belluno nel 1947, è figlio di Attilio Tissi (1900 – 1959), alpinista, imprenditore e senatore di Vallada che partecipò alla guerra di liberazione e tracciò delle pagine importanti nella storia alpinistica aprendo vie sulle pareti delle Dolomiti agordine e non solo. Nei suoi racconti, Tissi tratta inoltre di Cortina, Padova, Feltre e Milano, città nella quale egli risiede da oltre quarant’anni. Una narrazione ricca nel contenuto e resa leggera da un’ironia “garbata e affettuosa”, che pervade le pagine del testo “ordinatamente caotico”, come l’autore ama considerarlo. “Buona parte del libro parla di un mondo che non esiste più, o di cui restano solo tracce sbiadite. Gli episodi narrati sono visti al telescopio, con tutte le deformazioni prospettiche che lo strumento comporta.” E di questo ha parlato a lungo il professor Francesco Piero Franchi, profondo conoscitore della storia cittadina e letteraria bellunese nella sua particolareggiata prolusione durante la presentazione al teatro in pietra del Ristorante Al Borgo di Belluno, nel tardo pomeriggio di venerdì 3 luglio. Un evento organizzato da Egidio Fiorin delle edizioni Colophon. Non è un’autobiografia o un libro cattedratico in cui l’autore ha l’ambizione di insegnare qualcosa, ma un libro di esperienze vissute: dall’infanzia trascorsa tra Belluno, l’Agordino, Roma, Cortina fino agli anni dell’Università a Padova, il tirocinio a Feltre e il lavoro a Milano. Esperienze filtrate dal ricordo e che solo il tempo, la maturità e la perspicacia riescono a mostrare in una luce diversa rispetto a prima. Ma c’è pure spazio per gli aneddoti e i pensieri, però, senza mai prendersi troppo sul serio, un aspetto che lo caratterizza e che si riflette nel suo modo di raccontare. Come è stato sottolineato nella prolusione, molti memorialisti hanno una visione più particolareggiata di un luogo proprio perché vengono da fuori. E Tissi è emigrato dalla provincia per lavoro ormai da molto, per farvi ritorno d’estate o in qualche altra occasione. «Quarant’anni a Milano mi hanno fatto spuntar un bel po’ di radici anche lì, ma quelle vecchie sono ancora vive.» E sono quelle legate alle località e alla gente che le ha caratterizzate e in cui Tissi ha abitato. «A otto anni avevo fatto sei traslochi, a venti dieci.» Di gente e di posti ha avuto modo di conoscerne davvero tanti e di farsi delle idee chiare. Un ricordo netto è il suo “sbarco” a Belluno a dodici anni, nel 1959, e l’impatto con coetanei intellettuali “una specie mai conosciuta prima”, come l’incontro a Feltre con il primario dell’ospedale psichiatrico Gino Meneghel, la rocambolesca occupazione del Bo’ a Padova nel 1967 insieme ad altri studenti e il digiuno forzato dovuto alla mancanza di provviste. Il perché di questo titolo l’autore non lo svela direttamente ma lo si evince leggendolo. Cos’è che l’ha motivata a scrivere questo libro? «Il bisogno di riunificare una vita frammentata in vari pezzi, uno per ogni luogo abitato. Ogni volta perdevo una rete di relazioni e dovevo iniziarne altre, ogni volta con un nuovo stupore per l’ ambiente in cui mi trovavo. Immagino che tutti quelli che sono vissuti in luoghi diversi durante l’infanzia e la giovinezza, si sentano spezzettati e vogliano ricompattare i ricordi, se non sono troppo traumatici.» Il libro è disponibile su Amazon e su altre piattaforme di vendita di libri.