LA RIFLESSIONE
di Claudio Pra_La montagna nel cuore, 360 gradi di passione ad alta quota.
Il “prodotto montagna”
Mi viene l’orticaria quando sento definire da responsabili del marketing e operatori turistici i nostri luoghi “il prodotto montagna”, quasi fosse una cosa da mettere in vendita sullo scaffale del supermercato. Un prodotto va comprato, la montagna va vissuta, mi verrebbe da rispondergli di getto. La montagna è contatto con la natura, è cultura, è un modo di vivere, è genuinità, è riappropriarsi di cose perdute, come il silenzio e la tranquillità, è spogliarsi degli eccessi, è godere dell’ambiente che ci circonda, è riassaporare antichi sapori, è vivere sensazioni piene, via dalla pazza folla. Ed è questo che cerca tanta gente che ci viene a fare visita, di cui siamo onorati della presenza. Ho dei dubbi che chi definisce la montagna un prodotto si ritrovi nel mio pensiero, probabilmente per lui è qualcosa da ritagliarsi su misura, come si fa con un abito. Eppure sembrerebbe logico, anche se ai nostri tempi probabilmente non lo è, che chi sale quassù dovrebbe farlo per cercare quel che la montagna offre, che è immenso, uscendo dalla opprimente vita di tutti i giorni. Che senso ha abbandonare la confusione per gettarsi nel casino? Perché è a quello che si mira, ai grandi numeri senza qualità, cercando di attirare qui chi con la montagna non ha niente a che fare, quelli che in montagna vorrebbero continuare a vivere come in città, quelli che la montagna la frequentano unicamente perché va di moda ed è figo farsi il selfie in cima a qualche vetta, per far vedere agli amici quanto sono coraggiosi, dopo aver gettato carte e immondizie sul loro cammino. Che prenotano i bivacchi come fossero hotel, che si lamentano che in montagna non c’è niente e come si fa a divertirsi? Magari si fanno i rally sui passi o si percorrono i sentieri con i quad, così l’adrenalina sale. Ecco, ho l’impressione che corriamo dietro a questo, elemosiniamo questo turismo svendendo il territorio. Ma un territorio non può e non deve essere stravolto per far contenti questa tipologia di turisti. Non è più tempo di fare miliardi di km. di piste da sci per collegare (e deturpare) tutto, ben sapendo che fra qualche anno i cambiamenti climatici ridurranno a scheletri deturpanti tanti impianti di risalita, come già successo alle quote più basse, che chi ha installato non toglie mica. La montagna è quello che la natura ha deciso che sia, con ovvi interventi umani compatibili, con il fatto sacrosanto che i montanari, che già stentano, deve viverci e quindi il turismo è un importantissima risorsa. Non possiamo però svendere il territorio o scendere a compromessi avvilenti, anche perché preservare e proteggere questi luoghi da fiaba, che verranno sempre più ricercati in futuro come oasi rigeneratrici, ci garantirà il futuro stesso. Altrimenti il prodotto montagna, una volta scartato e consumato, verrà buttato nel cestino, come si fa con le cose che non servono o attirano più.
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