Avevo quasi 17 anni quell’11 luglio del 1982. Dopo una pessima fase a gironi e le seguenti esaltanti partite eravamo in finale dove sconfiggemmo la Germania 3 a 1. Vidi la partita con degli amici ed alla fine festeggiammo salendo sul cassone di un trattore strapieno che fece il giro di Cencenighe spingendosi poi fino a Canale. Né il mondiale del 2006 né l’europeo del 2021 mi hanno fatto rivivere le sensazioni di quell’epoca, dove eccezionalmente solo al mondiale e all’europeo la numerazione andava dal numero 1 al 22 mentre in tutti gli altri casi, chi giovava dall’inizio, aveva un numero che andava dall’1 all’11 e ad ogni numero corrispondeva quasi sempre un ruolo (il 3 era il terzino sinistro, il 6 il libero, il 9 era il centravanti, il 10 la mezzana creativa…). Dopo un gol i calciatori esultavano alzando semplicemente le braccia, al limite correndo in curva (a Roma ci si metteva un quarto d’ora a riprendere il gioco…). L’attuale Champion League si chiamava Coppa dei Campioni e vi partecipavano le sole squadre vincitrici dei campionati nazionali europei. C’era pure la Coppa delle Coppe, riservata alle vincitrici delle coppe nazionali ed infine la Coppa UEFA, difficilissima, dove potevi trovare più squadre inglesi, tedesche, spagnole…Le trasmissioni mostravano immagini anziché perdersi in sterili dibattiti, le rose comprendevano si è no 20 giocatori quasi tutti italiani, le maglie delle squadre erano quelle storicamente tradizionali. Nel campionato di serie A c’erano 16 squadre e le coppe internazionali prevedevano meno partite, cosi c’era il tempo di allenarsi e di rifiatare. In campionato trovavi l’Ascoli, l’Avellino il Catanzaro ed il Pisa e giocarci contro in trasferta non era affatto semplice. Gli arbitri avevano la storica divisa nera. L’ltalia era l’Eldorado del calcio, come adesso lo è l’Inghilterra.
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