di RENATO BONA
Per i tipi della bellunese tipografia Piave ne settembre del 2006 veniva stampato, e distribuito gratuitamente ad iniziativa della Comunità montana Agordina un cofanetto con la “Guida storico-escursionistica ai luoghi della Grande Guerra”, articolata in quattro libretti dedicati a realtà della provincia di Belluno: Auronzo-Cortina, Col di Lana-Marmolada, Forti Centro Cadore e Monte Rite-Valle Imperina. Preziosa anche perché indicava gli interventi di recupero e valorizzazione nei territori del “Parco della Memoria” sulla base del progetto cofinanziato dall’Unione Europea mediante il Fondo europeo di sviluppo regionale per iniziative comunitarie Interreg IIIA Italia-Austria 2000-2006. Autori dei testi furono: Antonella Fornari “Prima linea. Auronzo-Cortina”, Paolo Giacomel e Mario Fornaro “Prima linea. Col di Lana-Marmolada”, Giovanni De Donà e Walter Musizza “Seconda linea. Forti Centro Cadore” e “Seconda linea. Monte Rite-Valle Imperina”. Furono utilizzati estratti della cartografia storica provenienti dall’archivio della Fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna di Belluno. Nella presentazione, l’allora assessore regionale veneto alle politiche dell’economia, dello sviluppo, della ricerca e dell’innovazione e politiche sociali, Fabio Gava, premesso che il progetto a regia regionale “coinvolge uno degli scenari più suggestivi delle Dolomiti: il Gruppo delle Te Cime di Lavaredo, del Popera, del Cristallo, del Cristallino e la Conca ampezzana, ampia parte del territorio dolomitico bellunese dove sono ancora presenti palpitanti testimonianze delle vicende belliche che hanno indelebilmente segnato l’inizio del ventesimo secolo” e che l’iniziativa ha promosso interventi di recupero e dì valorizzazione di opere che da sole meritano la visita e la conoscenza da parte di chiunque ami la storia e la cultura europea, sottolineava opportunamente che “Il lavoro, frutto di studio e ricerca da parte di numerosi esperti della Grande Guerra, condiviso dal partner austriaco del Tiroler Landesarchiv di Innsbruck, che ha approfondito le implicazioni sociali di questi eventi ed ha partecipato ad alcune visite nell’area dolomitica, rappresenta una significativa opportunità di valorizzazione di testimonianze che, per il Veneto, ed anche per il partner austriaco, costituiscono un tema prioritario per promuovere la pace e la reciproca conoscenza”. In questo contesto, concludeva: “ come auspicato dal Programma Interreg, il confine italo-austriaco è diventato con questo progetto luogo di contatto e di fruizione di importanti beni culturali, monito e memoria per le generazioni future che di questa area comune dovranno fare la loro nuova Patria”. Il primo capitolo della prima delle quattro guide è riservato con Antonella Fornari (da Wikipedia una sintesi del prestigioso, invidiabile curriculun: è nata a Curtatone (Mn). Vive da lungo tempo in Cadore fra le adorate montagne; biologo ha per molti anni esercitato la professione dedicandosi nel tempo libero alla sua più grande passione: la montagna, diventando alpinista di buon livello con un nutrito curriculum di “vie” classiche fra le “sue” Dolomiti. L’amore per la verticalità e le pareti non le hanno fatto perdere l’interesse per lo studio dell’ambiente in cui vive. Ha fatto parte fra l’altro del Gruppo Rocciatori “Caprioli” di San Vito di Cadore, prima donna – dal 1947, anno della fondazione del sodalizio. mLa maggior parte dei suoi lavori, in bilico fra storia e montagna, ripercorrono le vie in roccia e gli itinerari aperti per necessità di guerra negli anni del primo Cconflitto mondiale, riaprono i “cassetti della memoria” riportando alla luce avvenimenti dimenticati. Collabora con le scuole, con strutture pubbliche e private, con circoli culturali dove propone i suoi audiovisivi di cui è unica produttrice; scrive per “Aquile in Guerra”, organo ufficiale della Società Storica per la Guerra Bianca, per il periodico “Dolomiti”, per molti notiziari sezionali del Club Alpino Italiano e dell’Associazione Nazionale Alpini. Ha scritto per la “Rivista”, il bimestrale pubblicato dalla Sede Centrale (oggi “Montagne 360°”) e collabora con “Dolomiti Bellunesi”. Nel 2002 ha ricevuto il Premio “Marcolin”, un riconoscimento che il Club Alpino Italiano, Sezione di Padova, annualmente assegna ad uno scrittore – alpinista) alle “Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen)” di cui Amelia Edwards nel 1872 scriveva: “… lontane ma distinte come tre obelischi si ergono le Drei Zinnen. Il sole splende attraverso una foschia leggere: i raggi orizzontali penetrano una nube trasparente e, come lame luminose, le accendono, simili, ora, a rosei icebergs fluttuanti in un mare di nebbia…”. L’autrice ricorda fra l’altro che: “La regione intorno ad esse era soprannominata ‘Lavaredo’, cioè ‘campo di pietre’ a testimoniarne l’asprezza e la solitudine. Non avevano neppure u n nome. Forse, i rari pastori che transitavano lassù, le chiamavano ‘Le pere’. Solo intorno al 1750 Anich, il celebre topografo che fece i rilievi nei territori dell’impero Asburgico per ordine di Maria Teresa le segnalò con il toponimo ‘Drei Zinnen Spitze’”. E gli italiani? Ancora la Fornari: “Le chiamavano semplicemente ‘Monte Bello’. Ancora quelle superbe dame non sapevano che sarebbero diventate il cuore dell’Empireo Dolomitico, della loro storia, delle imprese più ardite, delle tragiche vicende della guerra”. E citava il grande alpinista viennese Paul Grohmann per ricordare che : “In esse sono racchiuse altezza, bellezza, inviolabilità, impossibilità… l’arte per l’arte, l’espressione massima della Natura che ha attirato a sé i maggiori interpreti della storia dell’alpinismo degli ultimi due secoli, gli ideatori delle ‘vie della goccia cadente’, quegli itinerari così simili per le loro linee perfette e geniali ad opere di straordinari artisti scolpite nei marmi più pregiati. Nel cuore delle Tre Cime è racchiusa l’essenza stessa dell’alpinismo”.
NELLE FOTO (YouTube, Corriere delle Alpi, riproduzioni dalla guida 1 “Auronzo-Cortina”): Antonella Fornari in versione letteraria e durante un’escursione; la copertina della Guida; Forcella Longéres, accantonamento dell’VIII Reggimento Bersaglieri (Museo Storico della Grande Guerra, Rovereto); postazioni italiane ai piedi della Piccolissima di Lavaredo (foto Fornari); mulattiera ai Piani di Lavaredo (foto Alfarè); i vecchi “marmi del confine”, anno 1753, ai piedi della Cima Piccola di Lavaredo (foto Fornari); “Quota 2191” zona Tre Cime di Lavaredo: resti dell’Osservatorio italiano (foto Fornari); Forcella Longères: alpini e fanti (Museo Storico della Grande Guerra, Rovereto); le Tre Cime di Lavaredo dalla postazione di quota 2386 presso la caserma del comando (foto Alfarè); ultima di copertina.