di Renato Bona
Dopo tre belle immagini dedicate a “La loda e il bob”, il libro “Igne paese del fuoco” realizzato nel 2002 con Media diffusion dagli amici e colleghi Ivano Pocchiesa (purtroppo mancato) e Mario Fornaro, col patrocinio del Comune di Longarone e per iniziativa del Gruppo volontari Igne oltre che della Parrocchia di san Valentino, dedica il giusto spazio ad un tema importante, sotto il titolo: “Appello per il territorio”. Partiamo dunque precisando che la prima immagine, che risale agli anni ‘40, mostra Giovanni De Bona Zalin detto “Nani Ranc” che procede “con la loda a la revesa”. La loda – precisano gli autori – era uno strumento insostituibile di lavoro, d’estate come d’inverno; la sua struttura consentiva il trasporto di robusti carichi di fieno o legna, scivolando indifferentemente su erba, neve o sulle pietre delle famose vie lastricate di Igne verso gli alti pascoli, ancora oggi oggetto di ammirazione. La seconda, degli anni ‘30-’40, che è stata scattata nella località Brentèl, conferma che la loda, questa con l’optional delle ruote, “poteva anche costituire oggetto di svago per i più piccini”. A bordo i due fratelli De Bona Mario e Tonin Titon con ai piedi i tipici ‘scarpét’ di stoffa con suole trapuntate, assieme a due villeggianti con scarpe “normali”. Il terzo scatto proposto è stato effettuato nel 1959 nella località Paluc: evoluzione scherzosa della loda in bob casalingo, con Arcangela e Zelindo “alla ricerca di nuove emozioni”. Ed eccoci al capitolo che richiama una lettera che Giovanni Viel aveva indirizzato al mensile “Bellunesi nel mondo” con un accorato appello rivolto alla “salvaguardia dalla disgregazione di strade e strutture della montagna di Igne. Viel ricordava che 15 anni prima la magnifica montagna alle spalle dell’abitato di Igne, a quota 627 “era tutto un lavoro, tutto un fermento, tutto un via vai degli abitanti del paese compresi i bambini, per portare giù il fieno che dava da mangiare a ben 200 mucche” e aggiungeva: “Non posso che rattristarmi se ora, anno 1972, l’ho girata per 12 ore ed ho trovato solamente un vecchio ed un ragazzo”. Esponeva quindi un po’ di storia sul complesso montagnoso che fa capo alla cima d’Albero (2016 metri) dalla cui vetta si ha una visione straordinaria sulla strada d’Alemagna fino al lago di Sottocastello e su tutte le vette circostanti e lontane: Civetta, Pelmo, Antelao, Pelf, Sasso di Bosconero, Duranno, Col nudo… Da Igne una magnifica strada si inerpica fino ai 1300 metri e si divide in due andando verso Campigol d’Endra (1579 metri) e Casera Colon (1746 metri). Pocchiesa e Fornaro ricordano quindi che nell’introduzione ad un “Quaderno” dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali” scritto da Giuseppe De Vecchi, l’allora sindaco di Longarone Gioachino Bratti a sua volta scriveva, fra l’altro: “Chi percorre oggi gli incerti sentieri delle montagne attorno a Longarone, incontra dappertutto i resti della fervida e ingegnosa presenza umana del passato. Sono stazzi regolari ed erbosi, imponenti avanzi di stalle e casere, lastrichi di pietre dalla connessione e dalla simmetria perfette. In ogni luogo innumerevoli testimonianze di un’attività tenace e paziente abbracciate ormai da una vegetazione sempre più prepotente e aggressiva, regno della solitudine, dell’abbandono, del silenzio. Questi ruderi solitari e muti…”. Manifestando dunque come Viel “la nostalgia per un mondo perduto, forse irrimediabilmente”, per quindi proporre, parafrasando Proust: “poniamoci alla ricerca del tempo perduto, rievocando quegli squarci di esso che la memorie ha salvato nei ricordi di chi quel mondo ha visto, vissuto narrato…”. Segue l’auspicio per un futuro migliore, proteso alla valorizzazione turistica degli ambiti territoriali, tenuto conto della vicinanza di alcune importanti mete di interesse paesaggistico e altre peculiarità”. Pare proprio che le cose stiano cambiando, passando per una serie di iniziative di valorizzazione che contemplano il settore delle visite turistiche, quello del “Percorso della memoria” che ricorda la catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963, itinerari culturali e percorsi escursionistici (per ulteriori informazioni in merito si può contattare l’associazione Pro Loco di Longarone, in Piazza Jacopo Tasso 2, telefono 0437-770119, fax 0437-770177, indirizzo email: [email protected], sito: www.longarone.net.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Igne paese del fuoco” di Ivano Pocchiesa e Mario Fornaro): esempio delle famose strade lastricate da Igne al monte Salta; località Villa: una vecchia mulattiera; il Rui Pizzol e le sue cascatelle naturali; il misterioso “brent” della località Grefa: una grande vasca per l’acqua ricavata da un unico blocco di pietra