di RENATO BONA
Sono migliaia a livello nazionale (247 nel Veneto, così distribuite: Belluno 28, Padova 46, Rovigo 18, Treviso 30, Venezia 37, Verona 54, Vicenza 34) le realtà fin qui censite dal benemerito sito “mondimedievali.net” che si occupa della ricerca (che prosegue) di notizie ed immagini su: castelli, fortezze, rocche, torri, borghi ed edifici fortificati oltre ai ‘palazzi del potere. Vale la pena ricordare che il sito ha finalità didattiche e sinteticamente esplicative, non commerciali o di profitto, ed è liberamente consultabile. Insomma: una iniziativa culturale e didattica a cura del prof. Raffaele Licinio, ordinario di storia medievale nella facoltà di lettere dell’Università di Bari; editore e webmaster Gianluca Lovreglio. Per quanto concerne in particolare la situazione della provincia di Belluno – della quale ci siamo già occupati in precedenti servizi – proponiamo qui di seguito le realtà di: Quero (Castello di Quero o Castelnuovo), Zorzoi di Sovramonte (Castello dello Schener); Castellavazzo (ruderi del Castello della Gardona), Pieve di Cadore (Castello e Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore). CASTELLO DI QUERO O CASTELNUOVO. “Maestosa struttura dalla severa, militare sagoma, costituisce, come tutte le opere fortificatorie, una continua sorpresa per chi lo avvicina… L’atmosfera che gravita attorno è carica di misteri e a poco valgono le esaurienti note storiche che narrano le vicende di ogni pietra… rimane sempre una zona oscura, che alimenta leggende, racconti, supposizioni”. La costruzione è datata fine 1376 (in sostituzione di un precedente sistema murario di difesa) ed aveva lo scopo di “difendere la Repubblica veneta dagli attacchi dei nemici, in particolare dalle forze dei duchi d’Austria” Vi venivano inviati castellani scelti fa le famiglie nobili, che vi rimanevano due anni con potere di giurisdizione sul territorio della Pieve di Quero: il più famoso è stato Girolamo Miani, protagonista nell’agosto 1511 di una battaglia che determinò una svolta decisiva alla sua esistenza. Fatto prigioniero dopo una strenuta difesa, fu liberato “per intervento della Madonna” come ebbe a dire lui stesso che fu quindi indotto a riconsiderare gli scopi della sua vita e a fondare l’ordine religioso dei padri somaschi. Castelnuovo, dove i dazieri un tempo regolavano il passaggio delle merci attraverso il valico, e controllavano dunque il commercio, è oggi sede di una Casa di preghiera gestita proprio dai Padri somaschi. CASTELLO DELLO SCHENÉR a Zorzoi di Sovramonte. Nel sito si può leggere che “Almeno tre erano i castelli importanti che presidiavano il territorio sulla sponda sinistra del Cismon; il castello di Servo e quello di Val Rosna o dello Schenér e, infine, quello di Faller. Quello di cui ci occupia,o fu costruito per presidiare la via Claudia Augusta Aktinate verso il Priniero. Molto antico, la sua importanza è diminuita nel tempo quando il Primiero venne assoggettato al potere temporale del vescovo di Feltre per essere destinato a risorgere quando vi fu la cessione ai duchi d’Austria. Rinforzato sotto il dominio della Serenissima, fu distrutto durante la guerra dalla Lega di Cambrai e ricostruito, con successivi restauri nel XVIII secolo quando ormai aveva perso la sua funzione originaria. Alla caduta della Repubblica di Venezia fu utilizzato come semplice alloggio per il capitano e qualche soldato. Lasciato in completo abbandono, venne demolito dalle truppe italiane nel 1915 per utilizzarne i materiali per costruire trincee. Un’ultima annotazione: “una litografia del Moro, del 1876, lo riproduce 40 anni prima della sua distruzione: era una piccola costruzione difensiva posta a cavallo della strada. La porzione più a valle era l’abitazione del capitano, dominata a monte da una massiccia torre le cui poderose fondazioni sono ancora oggi visibili. Le due strutture erano circondate da mura”. CASTELLO DELLA GARDONA, a Castellavazzo. Ecco quanto riportato da “mondimedievali.net”: “I ruderi dell’antica fortezza (il ‘fortilitium Gardonae’) si trovano in località Gardona, a nord dell’abitato di Castellavazzo. Il luogo è facilmente raggiungibile per¬correndo il sentiero che dal cementificio si snoda in quota sopra il tracciato ferroviario, ricalcando l’antico percorso della strada romana. Eretto nel 1171 da Ottone, vescovo di Belluno, apparteneva, con il castello di San Giorgio a Soccher, al sistema difensivo della Contea di Belluno nel Trecento. Del presidio sono attualmente visibili i ruderi della torre, di inusitata pianta triangolare, che costituiva il corpo principale di un più esteso complesso. In prossimità dei resti del castello, a monte della strada di accesso, si trova la cava di pietra utilizzata per la costruzione del fortilizio”. Concludiamo con il CASTELLO DI PIEVE DI CADORE (ed il Palazzo della Magnifica Comunità): “Si trovava sul Monterico, in posizione dominante e strategica, risultava perciò di difficile accesso”. E’ del 1140 la prima fonte che consente di supporne l’esistenza, quando il re di Germania, Corrado III “conferma i privilegi dati alla chiesa di Frisinga, fra cui il ‘Comitatum Catubriae’”. Venne distrutto da un incendio e ricostruito nel periodo dell’occupazione aquileiese. Era munito di ponte levatoio e dotato di una torre, di alloggi per il corpo di guardia, di magazzini, dell’abitazione del comandante ed aveva all’interno una chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Fu più volte restaurato nel XV secolo mentre “a partire dalla dominazione di Venezia, venne progressivamente lasciato in abbandono. Con l’avvento delle truppe francesi nel 1797 “venne prima occupato e poi fui lasciato andare in rovina. Nel 1882 le autorità militari italiane costruirono in quello stesso sito una fortezza: la Batteria Castello”. Restiamo a Pieve perché nella centrale Piazza Tiziano, accanto alla chiesa arcidiaconale vi è il palazzo in cui ha sede la Magnifica Comunità di Cadore. Palazzo edificato nel 1447, mentre “la torre merlata venne terminata nel 1491 ed in essa fu installata la prima campana dell’Arengo che risuonava per richiamare i deputati al Consiglio”. Tuttora vi è custodito l’archivio della Magnifica Comunità: pergamene e documenti di interesse storico. Ancora dal sito: Nel 1511, durante la Guerra della Lega di Cambrai, palazzo e torre furono saccheggiati e bruciati e dunque nel 1513 si procedette a lavori di ristrutturazione che durarono fino al 1558, quando un nuovo incendio danneggiò l’edificio. La costruzione attuale è quindi quella del tardo Cinquecento, in parte rimaneggiata sul finire dello stesso secolo per un crollo parziale del tetto a causa della neve. All’interno, l’opera degna di maggior nota è la sala del Cancellarius, con il soffitto in legno intagliato, e che ai quattro angoli porta le insegne di: lavoro, guerra, arte e religione. Dato che nel Palazzo si riuniva l’organo assembleare della Magnifica Comunità, il “Maggior e General Consiglio”, l’edificio rappresentava il centro della democrazia cadorina, regolata dagli Statuti del 1338. Il testo, originariamente composto e custodito a Pieve di Cadore, venne sottratto dalle truppe asburgiche nel 1511 e si trova oggi ad Innsbruck. Nel 1683 al piano terra del Palazzo furono realizzate le prigioni della Comunità, mentre nel 1727 fu realizzata la scalinata in pietra che dà accesso al Palazzo. Dopo l’Unità d’Italia vennero effettuati ritocchi alle decorazioni, con intento celebrativo-patriottico. Nel 1980, a seguito di un restauro del Palazzo, l’ultimo piano divenne sede del Museo Archeologico Cadorino che conserva l’importante stipe votiva di Lagole e i ritrovamenti rinvenuti fra Valle e Domegge di Cadore. Storia contemporanea: Nel 1996 – come segno di omaggio alla popolazione cadorina – fu visitato da papa Giovanni Paolo II, in occasione di una delle sue frequenti vacanze a Lorenzago di Cadore.
NELLE FOTO (dal sito“mondimedievali.net”): due vedute del Castello di Quero; cartello che ricorda il Castello di Schener; panoramica sovramontina; ecco due visioni di quanto resta del Castello della Gardona; due disegni del Castello di Pieve di Cadore; e due scorci del Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore.