Il consigliere De Bon delegato a caccia e pesca per la provincia di Belluno ritiene si debba rivedere la legge che prevede il recupero e assistenza della fauna selvatica, alla luce dei costi visto che gli animali rimessi in libertà cadono poi spesso vittime dei cacciatori. La tutela di fauna non protetta è inutile secondo il consigliere.
di ILIANA COMINA
AGORDO Le parole di De Bon sono assolutamente gravi, alla luce di una totale inadempienza nel soccorso della fauna in provincia che non è mai esistito, mancando un centro di recupero, attrezzature veterinarie, veterinari specializzati e ricoveri adeguai nonostante sia previsto per legge per ogni provincia (a Treviso c’è) se qualche recupero è stato fatto è grazie all’eroismo di qualche veterinario privato e di qualche volontario. Inutile dire che ad oggi se si investe un animale il problema rimane solo della persona e del selvatico, abbandonati a loro stessi. Interessante come l’inadempienza possa diventare una leva politica per modificare una legge scomoda. O sarà forse la convenzione che doveva essere stipulata con i veterinari privati il problema? Che mostra delle macro criticità ovvie (mezzi di trasporto, assicurazioni, reperibilità H24, uso dei farmaci, ricoveri impossibili per mancanza di struttura) ma che si sono liquidate facendone una mera questione di denaro, per altro con poco rispetto verso i professionisti… Il Ragionamento di De Bon è pericoloso perchè sottende che la tutela del bene pubblico – la fauna è bene indisponibile dello Stato per cui di tutti, non solo dei cacciatori e pescatori della provincia – e dell’ambiente è solo un costo. Oggi tocca agli animali perchè nessuno protesta, ma le parole “Dobbiamo fare economie” – suonano predittive di un pessimo modus operandi della politica degli ultimi anni. Domani quindi toccherà ai deboli, gli anziani, i disabili, che sono un costo per la sanità, l’assistenza, il lavoro? I costi della caccia non li calcoliamo? Incidenti, danni, soccorsi in montagna, attività di sorveglianza ecc. Vogliamo dare la colpa dello spopolamento agli animali? Siamo seri? Ci era sembrato che le criticità fossero sanità, lavoro, viabilità, servizi (per cominciare). Un briciolo di autocritica? Di soluzioni? Di capacità progettuale? Le associazioni animaliste e tutta la società civile si fanno la stessa domanda. Amministrare caccia e pesca vuole dire usare gli animali come si vuole? Non certo per il nostro ambiente, non certo in questi anni di disastri ambientali, cambiamenti climatici e crisi di valori sociali. Quale progettualità per la provincia? Nascondersi dietro le corna del cervo? Ce lo chiediamo tutti.