Ogni posto di lavoro “creato” con il Reddito di Cittadinanza (RdC) è costato allo Stato almeno 52.000 euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore veneto per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25 mila euro. A questa conclusione è giunta un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della CGIA.
In Veneto i beneficiari sono quasi 82 mila
Secondo i dati dell’Inps, i veneti destinatari del RdC erano, ad agosto 2021, 81.679, pari a poco più di 37 mila nuclei famigliari. L’importo medio mensile erogato dall’Inps è di 488,5 euro. In pratica, i percettori del reddito sono pari all’1,8 per cento della popolazione veneta. Purtroppo, altri dati a livello territoriale non sono disponibili. Numeri, comunque, che nulla hanno a che vedere con quelli della provincia di Napoli che, ad esempio, conta oltre 555 mila beneficiari che corrispondono al 18 per cento del totale della popolazione residente nella provincia partenopea. In Veneto il territorio con il più alto numero di percettori è Verona che ne conta 18.377; seguono Padova con 16.507 e Venezia con 15.602. L’importo medio mensile più importante viene erogato a Rovigo: ogni nucleo famigliare riceve mediamente 507 euro al mese; seguono Vicenza con 504 euro e Padova con 495 euro.
Ogni posto di lavoro creato costa 52 mila euro
Come si è arrivati a determinare il costo medio per persona pari a 52.000 euro ? A fronte di poco più di un milione di persone in difficoltà economica che, titolari del reddito di cittadinanza, ha manifestato la disponibilità a recarsi in ufficio o in fabbrica, gli ultimi dati disponibili ci dicono che in Italia solo 152 mila hanno trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator.
Ipotizzando che i titolari del RdC lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7 mila euro, possiamo stimare, spannometricamente, che l’Inps abbia sostenuto, per questi 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro che, rapportata a ogni singolo neoassunto, è pari a 52.000 euro. Un costo, oggettivamente, eccessivo per un numero così limitato di persone che, grazie al RdC, sono entrati nel mercato del lavoro. Intendiamoci; in Paese civile e avanzato chi si trova in uno stato di povertà ed esclusione sociale va aiutato, anche attraverso l’erogazione di un reddito di cittadinanza. Altra cosa è ipotizzare che un aiuto economico possa concorrere a far entrare nel mercato del lavoro il destinatario della misura. I dati appena descritti e quelli che illustreremo successivamente dimostrano il contrario. Secondo la CGIA, pertanto, chi è in difficoltà economica va assolutamente aiutato, ma per combattere la disoccupazione il RdC ha dimostrato di non essere uno strumento efficace.
In 2,5 anni spesi 19,6 miliardi
Dalla prima metà del 2019 – periodo in cui è entrato in vigore il RdC – fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi: 3,8 nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l’anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi. E’ importante sottolineare che per l’anno 2019 e 2020 gli importi sono quelli effettivamente spesi, mentre quelli riferiti agli anni successivi si riferiscono a risorse stanziate.
Chi si “offre” ai navigator non ha esperienza lavorativa
Secondo l’ANPAL le persone che percepiscono il RdC sono difficilmente occupabili. L’Agenzia, infatti, stima che in Veneto la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora l’85 per cento. Ciò è ascrivibile al fatto che questa platea di soggetti ha una insufficiente esperienza lavorativa alle spalle. L’INPS, infatti, analizzando lo storico contributivo di queste persone nella classe di età tra i 18 e i 64 anni, segnala che solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato. Pertanto, spesso ci troviamo di fronte a soggetti a forte rischio esclusione sociale, ovvero in condizioni di povertà economica e di grave deprivazione materiale. Persone alle quali trovare un lavoro potrebbe addirittura costituire un problema a causa del precario equilibrio psico-fisico in cui versano.