La recente notizia dei giornali locali secondo la quale sono ancora visibili, con ingente materiale ancora non rimosso, le gravissime conseguenze di Vaia (a proposito: perché questo nome? La libera enciclopedia Wikipedia, ricordando che in Europa c’è la possibilità, pagando, di dare il proprio nome ad un evento meteorologico, precisa che “l’evento del 26-30 ottobre 2018 ha casualmente preso il nome della signora Vaia Jakobs, manager di un grande gruppo multinazionale, grazie ad un regalo originale del fratello – ndr.) ha ribadito, se ve ne fosse bisogno, l’importanza degli interventi di salvaguardia del patrimonio forestale non solo della montagna bellunese, ovviamente. Ricordiamo che la tempesta Vaia del 26-20 ottobre di due anni fa ha interessato, devastandola in larga parte, in particolare l’area montana del nordest del Paese in conseguenza di una anomala forte perturbazione di origine atlantica caratterizzata da piogge persistenti (caddero in tre giorni, 27, 28 e 29 ottobre sulle aree montane venete e del vicino Trentino fino a 715,8 millimetri di pioggia secondo quanto registrato dalla stazione di rilevamento di Soffranco di Longarone, record assoluto dall’avvio del monitoraggio pluviometrico, nel 1992 da parte dell’agenzia regionale per la protezione ambientale) e vento fortissimo, comportando lo schianto di milioni di alberi e la distruzione di migliaia di ettari di foreste alpine. Le zone più colpite del Bellunese risultarono l’Agordino, il Cadore, il Feltrino, il Comelico, con danni complessivi stimati per il Veneto, la regione più colpita, che sfioravano i 2 miliardi. Tutto quanto precede ha riportato alla memoria di chi stende queste note il libro (la mia copia è la 111 su 300 esemplari stampati) “La Provincia di Belluno in regime fascista”, stampato il 21 aprile 1934 dallo stabilimento tipografico Panfilo Castaldi di Feltre per conto della Regia Prefettura e della Federazione provinciale fascista di Belluno, a cura del vice prefetto Carlo Riva. Perché vi è un capitolo intitolato “Milizia nazionale forestale” che da conto “dell’importante attività nella provincia di Belluno che nell’ultimo decennio dell’era, per la sua configurazione prevalentemente montuosa, occupa dal lato silvo-pastorale uno dei primissimi posti fra tutte le province italiane”. Nel rapporto del Comando di Coorte si sottolinea il fatto che “La Milizia nazionale forestale pur tenendo buon conto delle varie esigenze delle popolazioni montane, si è prodigata, in ogni modo, per la conservazione ed il miglioramento di un sì vasto ed importante patrimonio forestale” (all’epoca il territorio provinciale ascendeva a 367,515 ettari di cui 67,515 assegnati alle colture agrarie, tutto il resto era dato da boschi, prati e pascoli – ndr.). Segue un elenco di opere che “meritano menzione”: sistemazioni idraulico forestali dei bacini montani dei torrenti Piova, Gavon di Marmolada e Val Porcilla, con spesa di 1.526.735 lire; sistemazioni dello stesso tipo nei bacino della Valle Turcana, Val Cantuna, Frana Curago, torrenti Stizzon e Biottis, Val Cubbia e torrente Runal, finanziate dal Magistrato alle acque con spesa di 3.604.401 lire; lavori di consolidamento di pendici franose, di rimboscamento di terreni nudi e di rinfoltimento di boschi radi nei comuni di Colle Santa Lucia, La Valle, Sedico, Rivamonte, Mel, Limana, Castellavazzo, San Pietro di Cadore, Pedavena, Sovramonte, Belluno, Alano, Vas e Longarone finanziati dal Consorzio di rimboscamento (Stato, Provincia e Comuni) con spesa di 366.050 lire; lavori di miglioramenti boschivi dei beni comunali e di altri enti in 22 comuni, finanziati con fondi accantonati per la vendita delle piante da commercio, con spesa di 327.824 lire; i lavori eseguiti in conto risarcimenti danni di guerra nei comuni di Cortina, Livinallongo e Seren del Grappa, finanziati dal Commissariato riparazioni danni di guerra (ministero dei Lavori pubblici) per i quali la spesa è stata di 509.246 lire; quelli eseguiti in forza di altre leggi a Perarolo, Gosaldo e Castellavazzo, con spesa di 23.558 lire; i rimboscamenti volontari, Festa degli alberi, Boschi del Littorio, Parchi della rimembranza in 38 comuni, con posa a dimora di 545 mila 210 piantine su una superficie di quasi 184 ettari. Ancora: per la correzione dei corsi d’acqua con opere in muratura (29 mila 960 metri cubi) ed in legname (4 mila 792 metri cubi); per il prosciugamento di zone acquitrinose con cunette e cunettoni selciati per 34 mila 113 metri quadrati, e fognature importanti drenaggio; per il consolidamento di pendici franose con spianamenti ed un movimento terra di 67 mila 208 metri cubi e costruzione di graticciate; per il rimboschimento, il rinfoltimento interessante una superficie di oltre 2.169 ettari . Altro settore di intervento quello delle strade forestali “utilissime sotto ogni riguardo e mai sufficienti per valorizzare i prodotti boschivi: ne sono state costruite per 3 mila 370 metri; la ripulitura dei boschi con la soppressione delle eccedenze invadenti e con l’asportazione del dannoso materiale morto – residuo delle lavorazioni boschive durante e subito dopo la guerra – si sono estese su ben 135 ettari con evidente vantaggio sull’incremento delle essenze nobili e sulla prevenzione egli incendi e dei parassiti i cui danni possono raggiungere cifre impressionanti”. Avviandosi a conclusione la relazione ricorda che: “… si è provveduto all’impianto di un importante vivaio forestale in località Piazze di Selva in comune di La Valle di Cadore, per una superficie complessiva di 3.27.45 ettari, dotato di una casa per il custode-capo coltivatore, di un acquedotto con tre vasche esterne di presa, una vasca di carico esterna e due di deposito interne, d’impianto di luce elettrica, baracca per attrezzi e concimato” con la precisazione: “Attualmente in perfetta efficienza, esso può fornire 1.300.000 piantine all’anno che vengono gratuitamente distribuite in seguito a provvide disposizioni del Regio Magistrato alle acque, per conto del quale il vivaio è mantenuto e coltivato”. E si afferma che: “A questo lavoro di carattere eminentemente costruttivo ed atto al miglioramento del patrimonio forestale, deve aggiungersi quello, non di minore importanza, per la conservazione e per la razionale utilizzazione del patrimonio silvo-pastorale sia dei comuni e di altri enti che dei privati, nonché ogni altra attività che, sotto varie e complesse forme, la Milizia forestale ha promosso in favore della selvicoltura e della pastorizia”.
Nelle foto (Wikipedia e riproduzioni dal libro “La Provincia di Belluno in regime fascista”): un’immagine della devastazione boschiva di Vaia; briglia di consolidamento e canale collettore in Val Turcana, Alpago; briglie nei corsi secondari, sempre in Val Turcana; legname e pietrame per le briglie nel bacino del torrente Piova; briglia sull’asse principale del Piova nell’alto Piave; sistemazioni di zone franose lungo il torrente Gavon a difesa dell’abitato di Valt; sistemazione ultimata nell’alpagota Valle Cantuna.