Nel 2022 il numero di operazioni sospette (SOS) pervenute all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) dal Veneto ha toccato le 11.437 segnalazioni (235,9 ogni 100mila abitanti). Livello record mai raggiunto in passato. La quasi totalità del flusso è riconducibile all’ ipotesi di riciclaggio e nel 80 per cento circa dei casi sono giunte dalle banche, dalle Poste e dagli intermediari finanziari (IMEL, SIM, assicurazioni, fiduciarie, etc.). Per numero di segnalazioni, in termini assoluti il Veneto si piazza al 4° posto a livello nazionale dopo la Lombardia (27.651), il Lazio (19.255) e la Campania (18.305). Rispetto al 2021 la crescita delle comunicazioni “arrivate” dalla nostra regione è stata dell’11,5 per cento. A livello provinciale preoccupa, in particolar modo, la situazione di Venezia.
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che lancia l’allarme: il pericolo che la criminalità economica stia incuneandosi nel nostro mondo produttivo è sempre più elevato. Non solo. Se la combinazione tra l’aumento dei tassi di interesse e la diminuzione dei prestiti bancari alle Pmi verificatosi in questo ultimo anno dovesse continuare, non è da escludere che il numero delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa sia destinato a crescere ulteriormente.
Oltre a banche e Poste e intermediari finanziari, per legge anche i liberi professionisti (notai, commercialisti, avvocati, revisori dei conti, etc.), gli operatori non finanziari, i prestatori di servizi di gioco (case da gioco, operatori gioco on line e su sede fissa, etc.) e la Pubblica Amministrazione hanno l’obbligo di segnalare alla UIF ipotesi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo sospetti. Una volta valutati gli alert acquisiti, gli stessi vengono trasmessi al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) per i successivi accertamenti investigativi. Queste segnalazioni sono inoltre inviate anche all’Autorità Giudiziaria (AG), nel caso emergano notizie di reato ovvero su richiesta della stessa AG.
Meno intimidazioni più acquisizioni
Negli ultimi 10 anni, le segnalazioni alla UIF arrivate dal Veneto sono aumentate del 144 per cento. Se nel 2012 erano 4.674, nel 2022, come abbiamo riportato più sopra, hanno raggiunto la quota record di 11.437 (vedi Graf. 1). Insomma, questa esplosione delle comunicazioni ci evidenzia che i gruppi criminali sentono sempre più la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E a seguito della crisi pandemica, le mafie hanno cambiato strategia nell’ “avvicinarsi” al mondo delle imprese. Sono meno propense a usare metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, per contro privilegiano un approccio più “commerciale”, attraverso il finanziamento e/o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria di queste ultime. In altre parole, le mafie si offrono sempre più spesso come vere e proprie agenzie di servizi alle imprese (forniture materiali, consulenze amministrative/fiscali, manodopera, etc.). Così facendo cominciano ad infiltrarsi e non da ultimo hanno la possibilità di reinvestire i proventi delle ricchezze illecitamente accumulate.
Venezia, Verona e Padova le più a rischio
A livello regionale il Lazio (336,9 segnalazioni ogni 100mia abitanti), la Campania (325,5) e la Lombardia (278,1) sono le realtà che nel 2022 hanno fatto pervenire il più alto numero di segnalazioni. Il Veneto è all’8° posto nella graduatoria nazionale (235,9) (vedi Tab. 1). Su base provinciale, invece, le situazioni più a rischio si sono verificate a Milano (472,9 segnalazioni ogni 100mila abitanti), Roma (404,8), Prato (388,2), Napoli (386,9) e Crotone (371,7). In Veneto la situazione più critica si è registrata a Venezia. Nel capoluogo lagunare le comunicazioni sono state 263,1 ogni 100mila abitanti. Seguono Verona (243,2), Padova (238,5), Vicenza (235,9), Rovigo (225,9), Treviso (217,7) e Belluno (168,1). Rispetto al 2021 le variazioni più significative hanno interessato sempre Venezia (+28,4 per cento), poi Padova (+15,1), Verona (+13,2), Belluno (+12,5), Vicenza (+6,6) e Rovigo (+3,2). L’unica provincia che ha conseguito una contrazione è stata Treviso (-1,6 per cento) (vedi Tab. 2). Rispetto agli altri territori, la criticità di Venezia è probabilmente ascrivibile alla presenza di un porto commerciale/industriale tra i più importanti del Paese e all’alta vocazione turistica della provincia. Visto che anche Imperia e Aosta sono collocate tra i primissimi posti a livello nazionale, non è nemmeno da escludere che la presenza del Casinò possa aver contribuito a elevare il numero delle segnalazioni fatte dal nostro capoluogo regionale alla UIF.
Sono 24 le aziende venete confiscate alle mafie
Secondo l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), al 25 giugno scorso le aziende confiscate definitivamente alle associazioni criminali in Italia, così come previsto dall’Art. 48 comma 8 del Codice antimafia, hanno sfiorato le 3 mila unità. Oltre due su tre avevano la sede legale nel Mezzogiorno. Le regioni più colpite da questo provvedimento sono state la Sicilia (888 casi), la Campania (521), il Lazio (439), la Calabria (359) e la Lombardia (248). Nel Veneto il numero delle confische definitive ha raggiunto le 24 unità (vedi Graf. 2).