di RENATO BONA
VOLTAGO Algeria: Algeri, Hassi Messaoud; Canada: Toronto, Montreal, Halifax, Saint John’s (Isola di Terranova); Cina: Canton, Hong Kong: Congo: Brazzaville, Pointe Noire; Costa d’Avorio: Abidjan; Egitto: Il Cairo, Ras Abu Rideis, Alessandria, Suez, Porto Said; Gabon: Port Gentil; Ghana: Accra; Grecia: Atene, Preveza, Paxi, Corfù; Indonesia: Singapore, Giacarta, Pontianak (Borneo); Italia: Schio, Gela, Troina, Bronte, Cortemaggiore, Ravenna, Pescara, Ancona, Siracusa, Cagliari, Sorrento, Potenza, Fornovo; Libia: Benghazi, Tripoli; Nigeria: Lagos, Warri, Port Harcourt, Benin City, Owerri; Norvegia: Stavanger, Bergen; Slovenia: Lendava; Somalia: Mogadiscio, Eil; Spagna: Valencia, Ibiza; Tanzania: Dar Es Salaam, Songo Songo; Tunisia: Tunisi, Sfax, Susa; Yemen del sud: Aden, Al Mukalla. Non ci crederete ma… sono i 20 Paesi e le 58 città del mondo in cui ha lavorato Gianni Rivis, agordino di Digoman di Voltago che è nato il 30 agosto 1936, quarto figlio di Cesare Augusto e di Germana Riva, avendo tre fratelli maggiori: Modesto, Umberto e Luigi (quest’ ultimo amico di chi scrive queste note e dirigente tecnico della Sade e dell’Enel, autore, fra l’altro, di pregevoli libri legati alla catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963 – ndr.). Rivis giovane, cita Paesi e città nel suo libro “Ricordi di un vecchio perito minerario giramondo (che ha inteso dedicare la sua fatica letteraria – Bellunesi nel Mondo edizioni anno 2020, patrocinio di “Aletheia” Centro studi sulle migrazioni, Abm e Associazione periti industriali minerari – ai giovani d’oggi oltre che a tutti i familiari: dagli scomparsi genitori alla moglie Annamaria, dai figli Mario e Germana ai nipoti Giacomo, Silvia, Nicola, Laura ed Eleonora. Nella prefazione, Luca Luchetta, presidente di Apim, l’Associazione dei periti industriali minerari, scrive fra l’altro: “A Gianni va l’enorme merito di aver trasferito su carta le sue memorie, parte di un sapere che altrimenti sarebbe irrimediabilmente perduto, tramandando ai posteri il racconto del suo trascorso lavorativo”. Che lo vede partire nel lontano1958 da Digoman destinazione Schio per approdare poi all’Agip come geologo di cantiere e, incarico dopo incarico, portare la sua opera nei cinque Continenti, ricoprendo incarichi sempre più impegnativi e prestigiosi. Aggiunge quindi che: “scorrendo le pagine si legge uno spaccato di storia e dell’evoluzione economica italiana nel secondo dopoguerra, ma anche dell’evoluzione tecnologica nella ricerca degli idrocarburi, e del petrolio in particolare, negli anni d’oro per tale ricerca. Conclude affermando che Apim “è fiera di poter essere partecipe di questa pubblicazione, certa che i sacrifici di Gianni e dei tanti periti minerari che hanno affrontato il mondo meritino di essere raccolti e raccontati in quanto tesori di esperienza e umanità altrimenti destinati all’oblio”. Dedicate una quarantina di pagine e varie foto al capitolo “Infanzia e giovinezza”, Gianni Rivis ne concede una decina a: “Il mio primo lavoro” assunto il 15 luglio 1957alla Prealpina di Schio, in una fabbrica (fornace) che produceva manufatti in materiale refrattario.: “Sono rimasto a Schio con la mansione di capo fabbrica e responsabile del laboratorio analisi chimiche e fisiche delle materie prime e dei prodotti finiti fino all’autunno 1960…”. Ed eccolo “Assunto dall’Agip” che l’autore ricorda così: “Il primo febbraio 1961 ero a Gela (Caltanissetta) assunto dall’Agip Servizio geologico, con la mansione di capo cantiere. Dovevo esaminare i detriti (cuttings) che uscivano dal pozzo durante la perforazione. La prima busta paga fu di 30.600 lire…”. Inevitabile ricordare che il 3 settembre 1961 “mi sono sposato a Lunata con Bertolucci Anna Maria; dal matrimonio sono nati due figli: Mario nel 1962 e Germana nel 1964”. Dopo il matrimonio comincia il “pellegrinaggio” nel mondo che si conclude nel 1993 in Libia dove ebbe il terzo contratto di lavoro in quel Paese. Quindi, il periodo da pensionato che gli ha fatto scoprire, fra l’altro, la voglia di scrivere: “note di vita vissuta, scritte principalmente per i giovani di oggi e quelli a venire, se avranno la voglia e la possibilità di leggerle, per fare in modo che quando avranno la mia attuale età, possano fare un paragone tra quella che è stata la mia vita e dei miei coetanei con la loro. Avendo qualcosa di documentato sarà più facile il confronto…”.
NELLE FOTO (riproduzioni da “Ricordi di un vecchio perito minerario giramondo”; e di alcune immagini concesse dal perito minerario Giovanni Soccol): la copertina del libro; Digoman, paese natale di Rivis, con sullo sfondo l’Agner; Gianni Rivis primo davanti a destra con i compagni diplomati all’Istituto minerario di Agordo nel 1957; la prima busta paga dalla Prealpina di Schio, sempre nel 1957; il pozzo Galliano n. 3 ad Enna, il 25 giugno 1961; brindisi con la moglie Annamaria il giorno delle nozze il 3 settembre 1961; cinquant’anni dopo, con i figli Mario e Germana; Libia, Pozzo R2/82 il 20 giugno 1962: Rivis, ultimo a destra, con Dai Pra, il capo geologo Fattorossi ed il dott. Accorsi; la prima piattaforma al largo di Pedaso attuale provincia di Fermo, dove Rivis prestò servizio; Gianni Rivis con colleghi di lavoro a bordo del DDS (Discoverer seven seas) la più moderna piattaforma al mondo, nel gennaio 1978; deserto algerini sulla pista che da Hassi Messaoud port a El-Borma (Tunisia); davanti alla piramide a gradoni di Zozer, la prima costruita in Egitto; impianto di perforazione in Abruzzo, anno 1930; pozzo Deserto Libico, anno 1964; altro tipo di Jack-up sul quale Rivis ha lavorato in Congo; Gianni Rivis con il comandante marittimo Hino Toshiki: il mare è agitato, vento a 60 nodi, onde di 9 metri