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Con la scomparsa di don Lorenzo Dell’Andrea se ne va non solo un illustre cittadino di Selva di Cadore, ma anche un altrettanto illustre protagonista della scena ecclesiastica, culturale e mediatica dell’intera provincia di Belluno. Di don Lorenzo ho conosciuto l’apprezzato mio insegnante di religione alle superiori, l’animatore di tante iniziative per i giovani bellunesi dagli anni 50 in avanti, ma soprattutto il valente maestro di giornalismo al quale intere generazioni debbono un ringraziamento particolare per quanto appreso alla Sua scuola. La Sua direzione del giornale “L’Amico del Popolo” lo proiettò anche nel panorama della stampa cattolica dei settimanali diocesani, dove fu dirigente ascoltato e ammirato. Sino alla metà degli anni 70 quelli furono anni difficili in una provincia come la nostra dove esistevano solo “L’Amico del Popolo” e il “Gazzettino” e, pertanto, non era operante un movimento mediatico in grado di occupare il suo giusto ruolo nel dibattito sociale, culturale e politico dell’intero Bellunese. Alla scuola di don Lorenzo mi formai come giornalista posto, da Lui stesso, ad operare nelle varie fasi della confezione di un giornale. Fu un’occasione preziosa e riservata a pochi colleghi che non hanno conosciuto il lavoro del giornalista dalla macchina per scrivere sino alla composizione del prodotto tipografico dopo le puntuali e meticolose correzioni del mitico correttore di bozze dell’”Amico” cavalier Piero Secco. Poi arrivarono altri quotidiani, le radio e le televisioni: un mondo che don Lorenzo attraversò lasciando la Sua impronta, dalla primogenita Radio Piave a Telebelluno, mentre cresceva di numero e di valore una scuola giornalistica bellunese oggi finalmente aperta anche alle più giovani generazioni. Il Suo insegnamento è presto riassunto: ampia conoscenza della realtà storica del territorio, necessaria preparazione culturale, rigore deontologico, responsabile reperimento e vaglio della fonte di notizie, rispetto delle idee altrui, alto senso civico. E fu tutto ciò che Gli valse, fra l’altro, il Premio “San Martino”. Ora, accanto all’intensa attività giornalistica esercitata sino in tarda età, ci restano i Suoi scritti dedicati al mondo ladino ed a storia e cultura della natìa Selva di Cadore, ovvero un bagaglio corposo di conoscenza e sapienza che dovrebbe appartenere a chiunque intenda applicarsi nel mondo dell’informazione ed della produzione pubblicistica in genere. Non è lieve l’eredità per chi, come noi formati alla scuola di don Lorenzo, siamo chiamati a tenere sempre ben presente la raccomandazione di essere documentati, chiari, obiettivi e propositivi.
(foto: Amico Del Popolo)
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