di Renato Bona
Il maestro e storico Gianni De Vecchi è l’autore con Parisina Maria Canzan (Sedico 9 agosto 1911-19 febbraio 2017, pioniera della fotografia divenuta celebre nella provincia di Belluno per le sue immagini che testimoniavano la vita rurale dei paesi durante il XX secolo) del bellissimo libro “Libano di Sedico” contenente, fra l’altro, “Notizie e immagini dei Canzan, dinastia di fotografi di paese) edito a cura dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali guidato dal prof. don Sergio Sacco, e stampato nel novembre 2000 dalla bellunese tipografia Piave, col contributo di Comune e Associazione Pro Loco di Sedico. In questa occasione ci soffermiamo sul capitolo intitolato: “Riti e tradizioni religiose in una zona delle Prealpi Bellunesi” nel quale De Vecchi esordisce ricordando che “… Nella parte alta del comune di Sedico fino a qualche decennio fa vi si svolgevano riti ed erano in uso tradizioni di origine antichissima, forse addirittura precristiana, che erano motivo di festa e di aggregazione per le comunità di quei paesi” e puntualizza: “Oggi sta avvenendo la sostituzione di tali riti e tradizioni con altri di importazione (anche d’oltreoceano) basati esclusivamente sul consumismo e totalmente estranei alla nostra cultura”. Ma… la devozione a San Giorgio (tanto caro alla gente di Barp, Bolago, Libàno e Tisoi), alla Madonna del Sonno, e riprendere l’antichissima tradizione della ‘Festa dei campanèi’, potranno essere ancora motivo di festa e di aggregazione, ma soprattutto consentiranno alla gente momenti di spiritualità e di conservare una propria identità. Con la speranza – aggiunge l’autore – che le splendide foto di Domenico e Maria Canzan non restino solo a ricordo di usi e tradizioni scomparsi per sempre. La devozione a San Giorgio. De Vecchi ricorda che “appollaiata su una balza rocciosa a quasi 1300 metri di quota sopra il villaggio di Barp, sorge una chiesetta dedicata a San Giorgio, per secoli (e tuttora) molto cara agli abitanti della zona di Libàno e Tisoi”. Secondo la tradizione sarebbe opera di un frate eremita. Secondo altri sarebbe stata edificata dalla gente del posto. Esisteva già nel 1392, essendo citata col vecchio nome di San Giorgio Dolada nel testamento di un certo Pasqualino di Bolzano Bellunese. Nel 1992 un furioso incendio devastò i boschi circostanti senza danni per la chiesetta. Quella alla Madonna del Sonno a Libàno si deve invece al contadino Ambrogio Rosso, persona assai stimata (fu anche amministratore comunale) che verso la fine del 1800, fece erigere un “capitèl” in onore alla Madonna del Carmine di cui era devoto. Quando si sparse la voce che la Madonna guariva anche dall’insonnia giunsero in pellegrinaggio persone da ogni paese e fu allora che la pietà popolare le diede l’appellativo di “Madona de la Son”. Valdenere; una chiesa scomparsa e una sorgente di acqua santa, Sotto questo titolo De Vecchi riferisce a proposito della chiesa col nome della località in zona Libàno-Bolago: “Si dice che nel 1300 vi esistesse già un qualche edificio sacro… è possibile che il primo fosse sorto addirittura in epoca post-carolongia, ossia tra il 1000 e il 1100”. Sempre secondo tradizione vi era sepolto il vescovo Felice II che nel 547 era a capo della diocesi di Belluno. Nel 1762 durante la ricostruzione del sacro edificio furono rinvenute ossa attribuite al presule, che vennero collocate ai piedi dell’altare della Madonna. Nel tempo, la chiesa di Valdenere fu sconsacrata e venduta e da allora è utilizzata per usi agricoli. Nei pressi c’era una sorgente detta “dell’acqua santa” e secondo la leggenda San Salvatore che conduceva vita eremitica a San Giorgio, andando a dissetarsi lasciò l’impronta di un piede su un sasso, purtroppo sparito in occasione di lavori. “Gridar la Sensa”: è il rito antico del quale non sono note le origini col quale si annunciava, gridando, l’Ascensione di Gesù Cristo. Concludiamo con un accenno anche a “La festa dei campanèi”, antichissima, in occasione della quale, il 6 gennaio, i soli maschi suonavano i campanacci delle mucche al pascolo. Un rito propiziatorio per avere un buon raccolto.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Libano di Sedico”): la copertina del volume; gente di Libàno, Bolago, Barp e Casoni mentre sale a San Giorgio (D.C. 1923); frati di Vedana davanti alla chiesa di Libàno (M. C. 1973); cantori e fabbriceri di Libàno con don Giacomo Viezzer davanti alla chiesetta di San Giorgio (D. C. 1930); ancora i cantori, vestiti a festa, in seconda fila, a metà, il parroco don Giuseppe Moreschi e, in piedi a sinistra, il maestro Tita Majer (D. C. 1909 circa); Ponte Mas: processione in onore di Santa Bartbara (D.C. 1932); le distributrici di “Famiglia cristiana” davanti Al capitello, poi demolito, che a Bolago era intitolato all’Immacolata (M.C. 1955); l’anziana Arcangela Rosso rincasa col “faldin” e col “nenziól” pieno d’erba”; il “colore” di madre con figlioletta (D.C. 1932); i gemelli Rosso con la mamma (D.C. 1929); chiesa di Valdenere, in primo piano la famiglia di Giulio Casanova (D.C. 1930 circa); ragazze che hanno partecipato al rito del “gridar la Sensa” a Bolago (D.C. 1926); i fratelli Zanette da Libàno (D.C. 1932); Barp: foto ricordo davanti alla casa dei fratelli Nardin per i ragazzi che hanno suonato per l’ultima volta i “campanèi il 6 gennaio 1976 (M.C.); consacrazione di don Giuseppe Fant nella chiesa di Libàno (M.C. 1962); interno della chiesa di Sant’Andrea a Barp, poi demolita (M.C. anni ‘50); quadretto della famiglia di Giulio Casanova (M.C. anni ‘50).
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