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di Giorgio Fontanive
L’ingresso della loro abitazione in località Sass Négher presso la frazione Boscoverde di Rocca Pietore, è abbellito da una singolare scultura che riassume l’identità di Ilario De Vallier e Gemma Pallua (foto 2), ambedue impegnati nel comparto turistico valligiano: si tratta di un ceppo in cui è scolpita una scure, non incollata – come sembra a prima vista – ma parte integrante del tronco lavorato a rappresentare l’indissolubilità della coppia alle proprie radici sul territorio (foto 3). E le radici sono legate al lavoro, Ilario nell’impiantistica di risalita da capo servizio, Gemma nell’accoglienza all’ospite, in questo 2023 giusto da quarant’anni al Rifugio Padón. Ed è questa scadenza che queste righe intendono sottolineare perché non è frequente che, per un così lungo periodo, il gestore rimanga al suo posto nonostante i cambiamenti avvenuti nella proprietà e tutti i problemi che possono scaturire dal lavoro a quota 2407 metri, di fronte alla Regina delle Dolomiti. Il Rifugio Padón trova infatti origine negli anni ’80 nell’area dell’omonimo Passo che, nel corso della Grande Guerra, era stata importante deposito e stazione di arrivo di una teleferica di servizio per il fronte nella zona tra la Mésola-F.lla Padón-M.Padón (foto 4-5). L’origine dello sviluppo per il collegamento con il Comprensorio Arabba-Portavescovo nasce nel 1980 per un’azione imprenditoriale di vallata diretta dal geometra Italo De Zolt quand’era ancora sindaco il sen. Dino Riva sotto i cui mandati venne realizzata l’indispensabile “circonvallazione” a scavalco dei Serrai di Sottoguda. Il primo impianto di risalita dai pressi di Capanna Bill entra in funzione nel dicembre 1981, contemporaneamente alla contestuale decisione di creare un punto di ristoro adiacente alla stazione a monte. Il rifugio trova veloce attuazione e, già nel 1982, Gemma Pallua, allora ventiquattrenne vi trova occupazione lavorando ovunque occorreva e dimostrando ottime qualità organizzative: è il viatico per l’assegnazione della gestione nell’anno successivo, inizio di una proficua collaborazione con la proprietà fino all’attuale, diretta dalla famiglia De Battista di Arabba. In questi 40 anni Gemma Pallua ha fatto crescere il rifugio parallelamente all’evoluzione delle nuove mode di fare sport e dell’impiantistica – dove il marito Ilario è stato caposervizio su più tratte – non solo per l’ospitalità di “stampo ladino” offerta, ma con una serie di iniziative per il miglioramento della sentieristica con adeguata manutenzione – spesso confidando nell’assistenza del Club Alpino e menzionando la figura dell’attivo Severino Rungger, recentemente scomparso. E ancora da segnalare è la proposta di nuovi itinerari storici legati alla Grande Guerra, la sistemazione di tratti per agevolare l’uso della mountain bike (Gemma ricorda il primissimo approccio addirittura nel 1983 da parte di 2 bikers francesi) e la valorizzazione culturale con mostre sulla Grande Guerra allestite nel rifugio. In quest’ultimo comparto da ribadire e sottolineare la sua vicinanza a Gabriele De Biasio, valente esperto in materie militari di Sottoguda, il cui improvviso decesso nel 2014 ha creato sconcerto e un grande vuoto culturale in tutto il comprensorio (foto 6). In questi quarant’anni il rifugio ha ospitato centinaia di migliaia di visitatori; oltre al fluire di sciatori ed escursionisti, tanti personaggi hanno varcato le porte di questo panoramico riferimento di fronte alla Marmolada: nello sport della neve – ben s’intende – ma anche nella politica, nell’arte, nella canzone, nella televisione, nel cinema. Peccato non aver previsto un pannello con le firme di tutti i Vip (foto 7) che qui hanno trascorso parte delle loro vacanze, assistiti dall’infaticabile Gemma, con menù saporiti ed allettanti: talmente da rendere difficile il riavvio dopo una sosta troppo prolungata….Al termine di queste note il messaggio che Gemma ed Ilario desiderano trasmettere è quello di una sincera gratitudine per la fiducia corrisposta da tutti coloro che hanno contribuito a quarant’anni di attività in un ambiente d’alta quota – la proprietà, il personale, gli operai – talvolta in uno scenario non semplice, creando lavoro, solidarietà alpina, rapporti umani che hanno dato vita ad amicizie e migliorando via via la qualità della vita attraverso i servizi offerti a turisti e valligiani. Per mezzo di questa testata noi invece ringraziamo per quanto fatto dalla coppia con un abbraccio corale a Gemma Pallua per la sua quarantennale costanza, la sua schiettezza e la sua cordialità.
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