di TIZIANO DE COL – PARTE SECONDA –
- CUGNACH – LA VALLE AGORDINA
- SITO NUMERO 3, SEPOLTURA LOCALITA’ DEL PIAN E SITO NUMERO 4 DI COL CUGNAGO E SUE PERTINENZE
FACCIAMO SEGUITO AI NOSTRI PRECEDENTI ARTICOLI RIGUARDANTI IL CASAL SI COL CUGNAGO E LE SUE PERTINENZE:
1) DAL 1200 ALL’INIZIO DEL 1400 GHIBELLINI A LA VALLE AGORDINA, LA LEGGENDA DI FEDERICO BARBAROSSA AL CASAL DI CUGNAGO CLICCA QUI
2) IL CASAL DI COL CUGNAGO-CUGNACH CLICCA QUI
3) RINVENIMENTI ARCHEOLOGICI PRESSO IL CASAL DI COL CUGNAGO-CUGNACH CLICCA QUI
Continuiamo ad approfondire la storia della Conca Agordina, di La Valle Agordina, della frazione di Col Cugnago e del Casàl, con questo nuovo articolo. Le notizie in esso riportate sono utili anche per ricostruire la storia della presenza Longobarda nella Conca Agordina. Per lungo tempo le sepolture rinvenute a La Valle, Agordo, Taibon, Voltago, furono descritte come Longobarde dalla tradizione orale e scritta locale, finché, Guerrino Malagola non ne esaminò i reperti e ne pubblicò gli esiti in Studi di Storia Patria del Friuli, definendole come appartenenti a “popolazioni autoctone romanizzate”. Ma il Malagola non ebbe l’occasione di visionare (perché non era a conoscenza) i reperti di altre due sepolture rinvenute a La Valle, presso il Casàl di Col Cugnago, dei cui reperti parleremo qui a seguito. Ritrovamenti archeologici nei pressi del Casàl di Cugnach (don F.Tamis Storia dell’Agordino Vol I)
Pag. 8 – 9 Sugli scavi di Col o Col Cugnago (Cugnach) il prof. Don Giacomo Mezzacasa mi fornì queste notizie: “ A forza di cercare e di interrogare venni a saper che a lato del Casàl verso mezzogiorno fu scoperta un’altra tomba in località El Pian e presso le ossa un’arma da taglio e una collana di perle grosse, e poi una seconda tomba a oriente sotto la casa di De Cassai Giovanni (Benèti) ad una trentina di metri di distanza dalla prima”. A questi scavi, si debbono attribuire i dieci oggetti provenienti da La Valle, conservati nel reparto archeologico del Museo Civico di Belluno, contrassegnati con i numeri dal 33 al 42. Essi sono: “n. 33 – Fibula bronzea mancante dell’ago che era in ferro; conservazione buona; cm 6,7. “n. 34 – Fibula di bronzo del tipo precedente, manca l’ago di ferro; conservazione buona; cm 7,4. “n. 35 – Fibula di bronzo del tipo a farfalla, mancano spirale e ago che erano di ferro; conservazione buona; cm 11,7. “n. 36 – Armilla bronzea di sezione ovale con estremità espanse; cm 7,4. “n. 37 – Anello da dito a nastro; integro, con ornato a doppie lineette ondulate a circolette e cerchi puntati; ossidato; cm 2,6 x 0,6. “n. 38 – Cerchietto bronzeo di sezione ovale con quattro appendici bottonute sul dorsale, integro; conservazione buona; diametro cm 3,4 x 0,6 x 0,5. “n. 39 – Semplice orecchino in bronzo con estremità agganciate a forma di 8, integro; conservazione buona, cm 4,7 x 2,8. “n. 40 – Orecchino bronzeo che accoppia il precedente, frammentario; cm 4,7. “n. 41 – Numero 18 elementi di pasta vitrea policroma di collana, lunghezza completa cm 14. “n. 42 – Pugnale di ferro rotto in 12 pezzi e frammentario; lunghezza cm 30 x 2,5. Nota di don F. Tamis : Lettera della Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, 11 agosto 1960, Num.Prot. 1891, Pos. A.
Integrazioni di Tiziano De Col: mi fu riferito , a metà anni ’90 del secolo scorso, da Del Col Benito (nato nel 1930) , la cui famiglia abitava nel Casàl, che il ritrovamento in località El Pian fu fatto durante i lavori per la costruzione della casa di De Col Antonio (Toni Toni), parente della famiglia di De Col Benito e molto probabilmente anch’egli prima abitante nel Casàl ,e precisamente durante lo scavo della fossa che doveva essere utilizzata per mettere la calce da costruzione (busa de la Kauzina). Mi fu anche riferito che nell’estrarre il pugnale (chiamato spada dall ‘informatore) lo stesso, che sembrava integro, si ruppe in diversi pezzi, infatti sulla foto i pezzi sono posizionati su di una sagoma che rappresenta la forma originale del pugnale. Le fotografie dei reperti sono di Don Ferdinando Tamis. (Archivio Fotografico Tiziano De Col).
Dopo la pubblicazione del Malagola, la non conoscenza di sepolture aventi corredo funebre con armi, caratteristica che presumibilmente caratterizzava le sepolture Longobarde, portò alcuni studiosi a mettere in dubbio la presenza di occupanti Longobardi nella Conca Agordina. Una delle sepolture qui sopra descritta, con la presenza di un pugnale, mette ancora in discussione l’argomento. La presenza dei Longobardi in Agordino è anche attestata da un passaggio nella bolla del Pontefice Lucio III° del 18 Ottobre 1185, dove il Pontefice conferma al Vescovo di Belluno, Gerardo di Taccoli, gli acquisti e le giurisdizioni dei suoi predecessori, e vi si legge : “Curtem de Agorde, cum comitatu et cum monte de Falcata, et aliis montibus cum decimis ipsius Montis Falcate, et aliorumcum villis et arimaniis, et dominio et jurisdictione in omnibus pertinentiis suis. “ Quindi è certa la presenza di una o più Arimanie Longobarde (Arimaniis) in Agordino e quindi anche di uno o più Arimanni , ossia uomini liberi (Hominis) e liberi di portare armi e partecipare alle decisioni della comunità. Da qui anche lo status di Regolieri, uomini liberi non soggetti a servitù della gleba o ad altre soggezioni. Nel caso della Regola della Valle (o Regulam Vallis) della quale parleremo ampiamente in prossimi articoli, lo status di Regolieri coincideva con la qualifica Hominis Regulam Vallis ossia Regolieri, uomini liberi della Regola della Valle. Quindi a La Valle vi era una Arimannia Longobarda con uno o più Arimanni ? Alla luce di quanto sopra descritto, probabilmente sì. A Cugnago, vi era un insediamento pre-romano cristianizzato (riparo Sass Calòn) sul quale si sovrappose un insediamento Longobardo (sepolture nei pressi del Casàl) ? Probabilmente sì. In un prossimo articolo approfondiremo anche i particolari costruttivi del Casàl, il cui nucleo è probabilmente coevo del Castello di Andràz.
Bolla Pontefice Lucio III° – 1185