Proseguendo con grande interesse la lettura di “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi”, opera dello scomparso maestro Mario De Nale, edita nell’agosto del 1978 (tipografia Piave di Belluno, referenze fotografiche della Fondazione Cini, e dei musei Correr e Ca’ Pesaro di Venezia, di Zanfron, De Santi e De Nale di Belluno oltre che materiale d’archivio) ad iniziativa del Centro sociale di educazione permanente di Tambre ed Associazione emigranti bellunesi, con il sostegno della Regione Veneto e di quella che era la Casa di risparmio di Verona, Vicenza a e Belluno) ci imbattiamo in un nostro omonimo: Rissieri Bona, che nel libro è definito “Lo scultore dei colossi”. De Nale ricorda che l’artista era nato da Giovanni e Anna Stiletto il 30 agosto 1880, a Tambre dove morì il 2 gennaio 1960. Dopo le elementari interruppe gli studi e “si specializzò all’uso magistrale della punta e del martello, sia con la destra come con la sinistra, lavorando alle dipendenze del padre (Chinet), uno scalpellino di primo piano e imprenditore di lavori che richiedevano la lavorazione della pietra”. Rissieri si unì in matrimonio il 22 marzo 1906 con Vittoria Bortoluzzi e due anni dopo, con la moglie e lì’amico Luigi Bona (Dora) partì per l’America dove “la sua bravura di scalpellino lo portò presto agli allori della scultura, così da essere considerato il più grande scultore della California del suo tempo”. In pochi anni le sue opere abbellirono i più bei palazzi, le cattedrali e le piazze di molte città americane e, particolarmente di San Francisco, Sacramento e San Paolo, In proposito Mario De Nale cita un titolo a grandi caratteri apparso su un giornale americano nel 1929: “Da Sacramento. I lavori dello scultore R. Bona. Una colossale opera artistica scolpita nel granito, Un artefice che si fa onore” e specifica che il cronista scriveva fra l’altro: “… Il Bona è ritenuto uno dei più valenti artisti del genere. Il suo scalpello fa prodigi, il duro granito cede al suo braccio solido, al suo buon gusto come se fosse della creta. E così dai blocchi informi appaiono figure colossali, decorazioni superbe, tutto un portento artistico che stupisce quanti l’osservano… E’ uno di quegli artefici italiani che qui in America tengono alte le virtù artistiche della nostra gente, che qui si fanno ammirare per le loro qualità di artisti e di uomini. Egli lavora in silenzio, alimentato da una passione grande e bella: lavora con tenacia e con fervore, e compie in tal modo una lodevolissima opera sia come artefice che come emigrante”.L’autore del libro scrive che “Il suo migliore lavoro eseguito all’estero è rappresentato dai due fregi (il disegno è però del celebre artiosta Edward Feild Sanford jr di New York) che troneggiano sui frontoni degli edifici nord e sud del Capitol Extensiobn GBuilding group di Sacramento in california: un colossale gruppo di sculture ricavate da eniormi massi di amrmo italiabno o di granito dell’Arizona, il xcui peso va delle 10 alle 15 tonnellate ciascuno”. E sottolinea: “Bastano queste cifre per dare un’idea chiara del coraggio, dell’argomento e della bravura del grande tambrese scomparso, il quale col suo magico martello e la possenza del suo braccio mosso sempre dal buon gusto e dai fermenti spirituali, ha dato al mondo tali preziosi prodigi che sanno far stupire qualsiasi ammiratore”. Fra le altre opere realizzate da Rissieri in America non si possono non citare a Sacramento la caratteristica fontana di una delle piazze della città; a San Paolo nell’Arizona le due mastodontiche statue portate dalle quattro colonne del portale della nuova cattedrale cattolica; a San Francisco le due gigantesche aquile ad ali spiegate, attorniate da altre quattro minori, sistemate nell’ingresso della Federal Reserve Bank, e due monumenti con stele adorne di rilievi e incisioni eretti nel cimitero della città alla memoria di due cari amici. Rientrato dall’America per una breve vacanza nel 1923, Bona tornò nel 1926 per stabilirsi a Vittorio Veneto per due anni; acquistò nell’occasione l’automobile (unica esistente a Tambre!) per potersi recare quotidianamente al paese dove era nato e dove si dedicò quotidianamente alla realizzazione della tomba di famiglia in collaborazione con Olivo Bortoluzzi (Isela) e Domenico Bona (Sindachet); all’interno volle inserire una lapide a ricordo dei caduti di Tambre, che non aveva un monumento, e sul tetto aveva collocato “il magnifico angelo ricavato da un masso della cava del Pinè di Fadalto, che era stato modellato nell’atrio della canonica; si tratta dell’anello che rifulge anche oggi di gloria, in onore del genio degli emigranti tambresi nel cimitero del capoluogo ed è considerato il suo capolavoro, un’immagine spirituale di se medesimo, una figura la cui perfezione meccanica esterna si immedesima con quella interiore, un qualcosa di meraviglioso che sa quindi vivificare il freddo marmo per farlo parlare”. In occasione della benedizione della tomba e della lapide, data dal vescovo Cattarossi, le madri e vedove di guerra gli offrirono una pergamena disegnata da B. Torito con la scritta: “Che l’arte sua adoperò per tramandare alla venerazione dei posteri il nome di chi per la Patria s’immolò. Le madri e le vedove di guerra del comune di Tambre riconoscenti offrono”. Trascorsi altri sei anni in America, Rissieri Bona tornò a casa nel 1933 col proposito di attivare una cava a Prandarola nel Cansiglio per un auspicabile commercio di marmi con gli Stati Uniti ma “avendo dimostrato le analisi che la pietra non era delle più idonee, dovette abbandonare l’idea e ripartì insoddisfatto per l’America, era il 1937, da dove, ormai anziano, espatriò definitivamente nel 1951. Ancora De Nale: “Negli ultimi anni guidò il nipote Isidoro Bona nell’arte della scultura, insegnandogli fra l’altro a rilevare i punti del modello di quell’elefante che si nota nel cortile dei Bona, a Fullin, e che reca anche qualche segno dello scalpello del grande scultore. E scolpì, fra l’altro, le statue della Madonna del Carmine e di Sant’Antonio per la chiesa di Pianon”. Ultima annotazione: in quest’arte si fecero onore in Italia e all’estero anche i suoi fratelli; Vincenzo (Ceci), nato il 1. luglio 1883, sposato con Domenica Fullin; Fioravante (Fiore), classe 1878, sposato a Margherita Isabella Figaroli; lo sfortunato Antonio che si distinse in Francia prima di congelarsi le mani, con conseguente amputazione delle dita, mentre varcava la frontiera da clandestino. Ma… “L’arte dei Bona è ora continuata da Isidoro (Madonnina delle penne nere del Sasson di Val di Piera e monumento all’Alpino di Puos) e dai pronipoti Ettore e Avio”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Mario De Nale): l’autore del volume, mancato il 2 gennaio 2014 alla veneranda età di 92 anni; cimitero di Tambre: l’Angelo di Rissieri Bona e l’artista; la statua che a Sacramento, negli Usa, raffigura la California, opera del valente tambrese; il fregio dell’edificio nord del Ceb di Sacramento; e quello dell’edificio sud; la Madonnina delle Penne Nere”, opera del nipote di Rissieri, Isidoro Bona: fu benedetta il 31 luglio 1967 da don Giovanni Maria Pancera, e da allora oggetto ogni ultima domenica di luglio di devozione con pellegrinaggio-raduno annuale degli ex alpini sul Sasson di Val de Piera, a quota 1640.