TAIBON Giugno 2020, anche quest’anno, nonostante il “Covid 19” si inizia l’alpeggio. Taibon Agordino, un tempo veniva chiamato “Paese di malgari”, in quanto molte famiglie si dedicavano a questa professione. Erano tempi difficili, con notevoli sacrifici, in anni in cui non esistevano ancora i contributi agricoli, gli agriturismo, ed il tutto era rigorosamente biologico. Le malghe non erano molto favorevoli avevano strade di accesso pericolose e faticose, dotate di strutture fatiscenti e prive di ogni comodita’. Quasi tutte di proprietà comunale, venivano affittate per un periodo di nove anni. La malga o la “montagna” definisce l’insieme di edifici e del pascolo, e comprende esattamente: la “casera” , tipica costruzione in muratura che fungeva da ricovero e abitazione del malgaro e dei suoi aiutanti, ed anche per la lavorazione del latte e la conservazione dei prodotti derivati, burro, formaggio, ricotta; poi la stalla “stalon” edificio in legno o muratura con un unico vano stretto e lungo per il ricovero delle vacche, talvolta sostituito anche dal “Teath”, tettoia aperta a ridosso del pendio; il “Caoth” (porcile) piccola costruzione per il ricovero dei maiali, e poi ogni malga era dotata di ampio letamaio, e di una fontana per abbeverare il bestiame. Il periodo di monticazione, ovvero dell’alpeggio, definisce quel lasso di tempo in cui i bovini venivano condotti in malga e precisamente dal 13 giugno (S. Antonio) fino al 7/8 settembre circa. Negli anni di maggior importanza di questa professione, solo a Taibon si contavano oltre 15 malgari e nel Comune erano attive le seguenti malghe: Angheraz casere basse e alte; Pian della Stua e Campigat; Piz e Miel; Malgonera e i Doff; Ambrosogn e Torcol; Pra de Mur; Val de Gardes, Lastia e Piaola; Pape; Corpassa – Pelsa – Col Rean; Vales Alto (di proprietà del comune di Taibon ma situata nel comune amministrativo di Falcade). Alcune di esse erano malghe di appoggio che venivano utilizzate per il pascolo all’inizio dell’alpeggio ed anche per gli ultimi 15 giorni. Alcune volte anche con il trasferimento di tutte le attrezzature necessarie. Quelle invece che avevano una funzione specifica di alpeggio precoce erano dette anche “Maiolere” che venivano sfruttate come luogo di sosta temporanea nel passaggio del bestiame verso i pascoli più alti. Le famiglie principali di malgari erano: Begnù, Brochet, Cebit, Farenzena, Gostin, Meschiz, Lena, Triches, Ture e tanti altri che si sono cimentati in questa professione per vivere in montagna, per la montagna che veniva presidiata con rispetto, con sacrificio e lavoro quotidiano.
Il “Brentari”, nella sua celebre Guida Alpina di Primiero, Agordo e Zoldo, edita nel 1887, cita che nel comune di Taibon si portavano all’alpeggio nelle varie malghe presenti nel territorio comunale circa 650 bovini. Attualmente le malghe ancora in attività sono “Pelsa” e “Valles Alto”. Malga Pelsa (un tempo casera Manzoni) situata alle pendici del Civetta e del Montalt è menzionata dal Notaio Tison in un contratto di locazione che risale al 25 marzo 1447 in cui si affittava per 8 anni, “Monte Pelsa situato in partimentibus Valle Del Listoladis”, a due Feltrini per lire 104 e due forme di formaggio; la malga è inoltre citata dal Notaio Tessari che stipulò un contratto nel 1603 mediante il quale i proprietari: La scuola di S. Maria dei Battuti: La Pieve di Canale; Caterina Malipiero; Girolamo Burattini. La affittavano ad Antonio Malipiero per 8 anni alla cifra di 122 Ducati. Tale Malga, attualmente di proprietà della famiglia Favretti di Agordo, viene gestita ultimamente da un allevatore della Provincia di Bolzano. Malga Valles Alto invece è situata su un bel vallone prativo e di pascolo, posto sulla sommità del Passo Valles nel comune censuario di Falcade; è divenuta di proprietà del Comune di Taibon nel 1871, avendola acquisita dall’ente religioso “Fabbriceria della Chiesa di S. Lucano”. Risulta servita da strada asfaltata, in comoda posizione panoramica, vicina alla pista di sci che collega il Passo con Caverson e Falcade. La Malga viene gestita da una famiglia originaria di Sappade, ridente borgata della Valle del Bios. Ristrutturata nei primi anni 2000 è composta da una casera e stallone in muratura, un piccolo ricovero per i maiali ed inoltre da circa una decina di anni è stata dotata di un ampio manufatto in legno adibito a sala da pranzo e degustazione dei prodotti tipici della malga. Risulta incomprensibile che tale manufatto a fine stagione debba essere smontato per essere rimontato di nuovo a primavera comportando un serio deperimento alla struttura nel periodo invernale. Infatti in dieci anni ci sarebbero stati gli strumenti urbanistici ed i tempi utili per rendere la costruzione permanente anziché precaria, soprattutto per facilitare la attività del malgaro.
Nella collezione di antichi documenti che riguardano la storia delle nostre malghe abbiamo ritrovato due testimonianze inedite molto originali: Un curioso avviso d’asta del comune di Agordo per l’affittanza delle malghe “Val di Gardes e Angheraz” a firma del Podestà Gerolamo De Manzoni in data 3 Ottobre 1938 per il novennio 1939-1947. Queste due malghe sono nel Comune censuario di Taibon ma di proprietà del Comune di Agordo. La malga “Val di Gardes” adibita attualmente a ricovero saltuario dei pastori di pecore , ma aperta anche per escursionisti di passaggio ,è posta ad una quota di mt 1774, in posizione panoramica, appena sottostante alla omonima forcella fra le Pale di San Lucano e il Pape, comprendeva anche le casere di appoggio dette della “Lastia, più a valle ” e “ Piaola (ridotta a rudere)” . Angheraz , pure di proprietà del Comune di Agordo era suddiviso in casere basse all’inizio della omonima Valle a circa 1050 mt di altitudine e casere alte (ormai ridotte a rudere) in fondo alla valle a circa 1300 mt slm. La malga di Angheraz , assai comoda, ma molto povera di pascolo è stata abbandonata da parecchi anni.
E poi abbiamo trovato un libro contabile della malga Malgonera vidimato all’Ufficio del Registro di Agordo il 17 Settembre 1957, sono annotati i capi di bestiame presenti in alpeggio: Mucche da latte monticate n. 31 Manze e vitelle n. 13 Maiali n. 5. Seguono i nomi dei proprietari, il più possidente era Soppelsa Oreste con 5 mucche e 5 manze, seguito da Benvegnù Serafino con due mucche e due manze e poi una ventina di proprietari con solo una mucca, la maggior parte dei cognomi sono “Benvegnù e Dai Prà”. Nel libro contabile viene annotato che nella intera stagione della estate 1957 a Malgonera furono prodotti Kg. 182,900 di burro e Kg. 380,800 di formaggio, queste quantità ci rivelano una palese errata e improbabile percentuale fra la produzione di burro e di formaggio, probabilmente dettata dal fatto che il malgaro a fine stagione doveva versare la tassazione imposta ai fini “IGE”, Imposta Generale sulle Entrate” che all’epoca ammontava alla aliquota del 3% sull’utile che veniva trattenuto allo stesso gestore della malga . E’ un peccato che su tale libretto, ben conservato , con copertina in cartoncino blu’ , e annotazioni firmate dal funzionario dell’Ufficio Registro di Agordo ,con tanto di timbri e marche bollate, non sia citato il nome del malgaro che gestì la malga nella stagione 1957 , in passato di proprietà della famiglia De Manzoni e poi passata alla Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e successivamente , dal 1970, definitivamente all’ente regionale Veneto Agricoltura. La casera Malgonera attualmente risulta in gestione alla Sezione del Club Alpino Italiano di Ponte di Piave – Salgareda (TV) , ristrutturata negli anni “80 del secolo scorso , viene usufruita come ricovero , raggiungibile anche essa da Col Di Prà per la strada militare e poi con sentiero verso la Val di Gardes. Una volta all’anno presso la Casera, nella seconda domenica di ottobre viene organizzato un grande ritrovo fra i soci CAI di Salgareda ed i valligiani .