BELLUNO Volge quasi al termine il nostro “viaggio” in provincia con un’altra tappa in Agordino, anzi: alto Agordino, sempre guidati dal pregevole volume “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline” che gli storici bellunesi Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge hanno curato nel 1975 per Edizioni Canova di Treviso (stampa officine grafiche Longo e Zoppelli, pure di Treviso), selezionando e commentando ad iniziativa del Lions club bellunese, ben 157 vecchie cartoline illustrate. La prima immagine ha per titolo: “Saviner – All’inizio della Val Pettorina” e questa dicitura: “Saviner di Rocca Pietore nel 1920, tra il Cordevole e la Pettorina. Nei pressi dell’abitato sorgevano ancora le mura dell’antico Palazzo di Giustizia, costruito verso il 1600, a spese sia di Belluno che di Rocca Pietore. I capi famiglia del paese si riunivano a consiglio in quel palazzo, presente anche il capitano di giustizia mandato due volte all’anno da Belluno”. La seconda è intitolata: “Rocca Pietore” ed è accostata a questo commento: “Rocca Pietore, nella Valle Pettorina, in alto, al centro, il Sasso della Murada sul quale nel Medio Evo eravi un castello. Antichissimi statuti governavano la vita di questo paese e durarono fino a Napoleone. Nella chiesa gotica, alcuni pregevoli dipinti, e una pala ad intaglio d’altare, opera molto preziosa, eseguita da Roberto Potsch di Bressanone, a testimoniare un influsso di gusto tedesco”. Ed eccoci al titolo “I Serrai di Sottoguda” cui segue, con l’immagine, questo commento di Fabbiani-Sorge: “Oltre Sottoguda, nella Val Pettorina, prima di sbucare nella bellissima conca verde di Malga Ciapela (da dove ora parte l’arditissima funivia della Marmolada), bisogna attraversare una delle più interessanti gole delle Alpi Venete: i serrai di Sottoguda. In questo corridoio scorre spumeggiando ed incassato il torrente Pettorina. La strada deve attraversare il torrente oltre dieci volte. In fondo c’è la cappelletta di recente restaurata”. Tocca ora al titolo: “Marmolada – La Regina delle Dolomiti” che accompagna questo corposo commento-dicitura con riferimenti storici e qualche curiosità: “Il primo che osò sfidare il colosso dolomitico fu Don Giuseppe Terza, un giovane sacerdote della Val Badia. Scomparve il 2 agosto 1802 dopo aver raggiunto la vetta e il suo corpo non fu più ritrovato. In un documento che si conserva nella parrocchia di Pieve di Livinallongo, è descritto il suo tentativo sfortunato che rappresenta l’atto di nascita dell’alpinismo dolomitico. La conquista ufficiale della Marmolada avvenne qualche anno dopo nel 1864 per opera del viennese Paul Grohmann che raggiunse la vetta con i fratelli cortinesi Angelo e Fulgenzio Dimai, capostipiti di una illustre famiglia di guide alpine. Successivamente per accedere alla montagna le guide si potevano trovare sia in Val di Fassa, cioè a Canazei, Campitello o a Pera (tariffa 8 fiorini), sia nel versante agordino. La tariffa nel 1875 era di Lire 15 ‘senza mantenimento’. Le migliori guide di quel tempo avevano sede a Caprile o a Rocca Pietore. Il loro esercizio era autorizzato con una particolare patente rilasciata dalla Sezione del Cai di Agordo. Tra le prestazioni comprese nella tariffa (oltre alla corda e ad una capace borraccia d’acquavite) la guida, se c’era qualche rappresentante del gentil sesso ‘doveva circondarla di ogni attenzione, per esempio porgerle qualche mazzetto di fiori alpini o qualche fragola di montagna’. Durante la Grande guerra, nella parte sommitale del ghiacciaio (il confine attraversava la vetta) era stata scavata una vera e propria città di ghiaccio, con ben otto chilometri di gallerie e di camminamenti. Ora in quello stesso luogo si scia tutto l’anno grazie agli impianti installati sul ghiacciaio ed alla grande funivia che da Malga Ciapela raggiunge la vetta della Marmolada (quota 3270) in appena 12 minuti”. Due titoli secchi: “Laste” e “Andraz, con questi commenti, nell’ordine: “Un gruppo di case di questo caratteristico abitato: a sinistra in alto il Col di Lana, in fondo a destra il Lagazuoi e il Sasso di Stria e, sotto, la borgata di Andràz” e: “Questa frazione di Livinallongo raffigurata nel 1910 con l’albergo di Celestino Finazzer, era oltre confine, cioè in Austria. La cartolina reca infatti le scritte in tedesco”. Traguardo finale con l’immagine intitolata “Pieve di Livinallongo” e così commentata dai due storici: “La strada delle Dolomiti (sorta come strada militare di confine) è stata realizzata verso il 1905. Nel 1911 un’automobile faceva servizio per passeggeri da Bolzano a Dobbiaco. In fondo, il gruppo del Boè, Il paese fu bombardato e distrutto dalle cannonate austriache nell’agosto 1915. Venne ricostruito dal 1919 in poi”.