di GIANNI SANTOMASO
CANALE D’AGORDO. Con la morte di Rosa Cagnati, più nota a tutti come Rosetta “bóra”, avvenuta domenica mattina nel reparto lungodegenza dell’ospedale di Agordo, se ne va uno degli ultimi autentici testimoni della Resistenza e della guerra nell’Agordino.
Un pezzo di storia che si stacca lasciando però nella comunità il ricordo di una donna forte e coraggiosa che, come ha detto il sindaco Flavio Colcergnan «è mancata proprio alla vigilia di quel tragico 20 agosto 1944 quando, a 18 anni, mentre era intenta alla fienagione in località Vanediéi, assistette al passaggio delle truppe naziste con i prigionieri e allo scempio che ne fecero quei criminali. Ciò determinò la sua scelta di aderire alla Resistenza (tra l’estate ’44 e la primavera ’45, ndr), facendo la staffetta partigiana fra inimmaginabili rischi e pericoli per la propria vita. Senza dimenticare il coraggio di essere se stessa e coerente con i propri ideali dimostrato poi nel ricoprire il ruolo di primo segretario della sezione di Canale del Partito comunista con il comprensibile ostracismo di quei tempi specie nei confronti di una donna». Era nata a Canale d’Agordo nel 1926 e il 28 agosto avrebbe compiuto 93 anni. Ultima di cinque fratelli, «fu presto dedita al lavoro e al sacrificio», come ricorda la figlia Giulia, nata dal suo matrimonio con Primo Fiocco, «“facendo le stagioni”, come si suol dire, per aiutare la famiglia». «Una donna laboriosa», sottolinea Giulia, «infaticabile finché le forze non le sono mancate. Il lavoro era per lei un valore e non si risparmiava. Perfino nei periodi di riposo non poteva starsene con le mano in mano. Amava profondamente questi luoghi, queste montagne, l’ ambiente naturale. Quando ancora non si parlava di ecologia, lei era convinta che il territorio e l’ambiente andassero custoditi, curati, preservati con ogni mezzo». Fu come altre donne di questi paesi una «vedova bianca» perché il marito, meccanico, lavorò a lungo lontano da casa. In merito alla sua partecipazione alla lotta partigiana «Era molto orgogliosa di questa sua esperienza», aggiunge la figlia «In certe occasioni aveva avuto paura, ma in lei era anche maturata la convinzione che il suo poteva essere un piccolo ma non insignificante contributo alla Liberazione e alla costruzione di una società nuova, più democratica e giusta».
Il funerale si svolgerà in forma civile: una semplice cerimonia di saluto al cimitero di Canale d’ Agordo, domani alle 14.30, con interventi di Loris Serafini e Flavio Colcergnan, quindi la salma proseguirà per la cremazione.
il ricordo di Claudia Cattadori
CANALE D’AGORDO Oggi ho ricevuto, dalla Dr. Ester Cason Angelini, la triste notizia della scomparsa recentissima di Rosetta Cagnati di Canale d’Agordo. Una donna straordinaria, una tempra d’altri tempi… Ho incontrato Rosetta nel 2000 mentre stavo scrivendo la Tesi di Laurea sulla Missione alleata Simia. Una persona energica, piena di entusiasmo per la vita, dalla voce squillante, ferma e decisa. Era orgogliosa, Rosetta, di raccontare la sua esperienza come staffetta tra le fila della Resistenza. Amava essere ricordata con il suo nome di battaglia “Cici”. Aveva prestato aiuto alla Missione Inglese Simia (guidata dal Maggiore Tilman) che nel febbraio 1945 si trovava in Valle di Gares per organizzare dei rifornimenti aerei in favore della Resistenza locale. Nel nostro lungo incontro, incentrato appunto sulla Missione Simia, “Cici” racconta: Io ero una staffetta. Portavo loro i messaggi dei Partigiani di Canale. Potevo entrare nella loro capanna solo usando una parola d’ordine ben precisa: “Polenta e formai”. Loro erano molto sospettosi, anche perché avevano tanti segreti… Io certo non li sapevo… Quando se ne sono andati, io e una mia amica abbiamo portato i loro bagagli, la roba militare, a Bolzano Bellunese. Quando siamo arrivate a Cencenighe dovevamo superare il posto di blocco tedesco. I tedeschi avevano perquisito tutte le valige delle persone che erano prima di noi, ma per fortuna le nostre valige non le hanno guardate… L’autista della corriera ci ha fatto scendere poco prima della Caserma di Belluno, dove c’era un altro posto di blocco tedesco. Noi abbiamo preso una strada secondaria e siamo arrivate a Bolzano Bellunese, dove abbiamo lasciato i bagagli. Riporto un altro episodio raccontatomi da “Cici” che ben mette in luce i rischi corsi dalle staffette Partigiane che, va ricordato, erano donne di grande coraggio: Una sera, io mi spostavo sempre di notte, sono andata alla capanna per dire alla Missione che i Tedeschi erano a Canale. Quando me ne dovevo ritornare a casa, loro volevano accompagnarmi. Il Maggiore era molto sospettoso, aveva paura che i Tedeschi mi potessero scoprire. Mentre tornavo a casa ho trascinato dietro di me alcuni rami di pino, in modo che le mie impronte sulla neve si cancellassero e i Tedeschi pensassero che quelle fossero tracce di una slitta… C’era tanta neve… Dovevamo usare anche queste astuzie per non essere scoperti… Ciao cara Rosetta, porterò sempre nel cuore la tua energia, il tuo entusiasmo per la vita e la tua fierezza di Staffetta Partigiana.