Dobbiamo riconoscenza allo storico Giovanni Fabbiani e a quant’altri si sono occupati della storia dei tre pittori cadorini Rosso: perché ci consentono di apprezzare un padre e due figli che tanto hanno dato con la loro arte alla storia del Cadore e dell’intero bellunese. Nella sua “Breve storia del Cadore” quarta edizione, edito nel 1977 per i tipi della bellunese tipografia Piave dalla Magnifica comunità di Cadore, Fabbiani elenca una serie di artisti, scienziati, letterati e religiosi cadorini, partendo proprio da Antonio Rosso del quale scrive: “Tai 1440?-Belluno 1510, passò a dimorare a Mel. Si conservano opere sue in vari luoghi della provincia di Belluno. In Cadore c’è ancora la pala altare della chiesa di San Lorenzo di Selva; la chiesa di Nebbiù possedeva fino al 18964 una pala ch’è fra le opere migliori, ma che ora è a Parigi; nell’oratorio privato della famiglia Zamberlan di Pieve di Cadore c’era una Madonna col Bambino e Angeli, ora conservata nella Galleria di Venezia”. A seguire, un accenno a “Giovanni Rosso, figlio di Antonio, nato in Cadore e vissuto a Mel e perciò detto Giovanni da Mel, più abile pittore del padre. Morì a Belluno il 25 gennaio 1540”. Sulla base di quanto scrivono gli esperti, più bravo anche di Giovanni risulta comunque essere stato l’altro figlio, Marco, del quale l’amico Dario Dall’Olio per Dolomitiarte ha scritto fra l’altro: “Tentare di delineare compiutamente la figura di un artista del ‘500 quale è quella di Marco da Mel, è senza dubbio un compito non semplice ma certamente stimolante. A distanza di un ventennio dal corposo lavoro di Daniele De Paoli (Tesi università di Venezia A.A: 1973-74, stanno emergendo continue e nuove valutazioni ed attribuzioni che contribuiscono a tracciare un percorso pittorico sempre più completo. Figlio di Antonio Rosso si scosta dall’espressione del padre alla ricerca di una nuova personale espressione legata alla natura e all’architettura: uomo e natura, poli sui cui graviterà tutta la sua produzione. Lavorò scambiando esperienze, assieme al fratello Giovanni, nei numerosi piccoli oratori anche di grande impegno come nel ciclo di Sant’Antonio di Bardies. Già nel 1519 era talmente noto da fregiarsi del titolo di ‘magister’…”. Parlando dei Rosso vale la pena ricordare che “Frammenti d’arte in Valbelluna” ha riproposto anche lo scorso anno, dal 30 giugno al 29 settembre, il ciclo di visite gratuite alle chiese della Sinistra Piave Bellunese, ad iniziativa del Comune di Borgo Valbelluna con la collaborazione del circolo “Promozione cultura” di Mel, associazioni culturali “Amici di Cesana”, Raccontarte e La Fenice, per offrire l’opportunità di scoprire un itinerario artistico-religisoo che collega tra loro le chiesette frazionali, solitamente chiuse, autentici piccoli scrigni d’arte e testimonianze di un passato religioso profondo e molto sentito, guidando i visitatori lungo un percorso paesaggistico suggestivo ad ammirare affreschi risalenti ad un periodo che va dal 1400 al 1600, opera di artisti locali tra cui, appunto, i fratelli Marco e Giovanni da Mel ed il loro padre Antonio Rosso oltre a Cesare Vecellio, Andrea Schiavone e Paris Bordon. Per quanto riguarda Giovanni da Mel, la libera enciclopedia Wikipedia ospita la riproduzione dell’affresco dei Dodici Apostoli,del 1502, della chiesa di San Dionisio a Zermen di Feltre e quindi ricorda che “Nacque in data imprecisata, solitamente situata intorno al 1480. Durante la fanciullezza, intorno al 1494, la famiglia si trasferì a Mel fino al 1502, dove il padre artista aprì una bottega”. E, che “fu operante soprattutto nella area meridionale e pedemontana delle Dolomiti, in particolar modo nella Valbelluna e nel Feltrino, con opere esclusivamente di carattere sacro” citando oltre ai Dodici Apostoli di cui si è detto: Orazione nell’orto di Getsemani e Predicazione di San Giovanni Battista, affreschi, 1514-1519, Chiesa di Santa Maria Assunta, Servo (comune di Sovramonte); Vita di Sant’Antonio Abate, affreschi, 1520-1530, Chiesa di Sant’Antonio, Bardies (comune di Mel) e Madonna con Bambino in trono tra Sant’Antonio Abate e Sant’Andrea, tempera su tavola, 180 x 120, 1522, Chiesa di Sant’Antonio, Bardies (comune di Mel); Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano, tempera su tavola, 1531, Chiesa di Santa Maria Annunziata, Mel; Madonna con il Bambino e i Santi Tiziano e Vittore, tempera, Oratorio di Santa Maria Addolorata, Mel; Madonna con Bambino tra San Tiziano Vescovo, San Bernardino da Siena, San Rocco e San Sebastiano, tempera su tavola su pala d’altare, 1543, Chiesa di Santa Maria Assunta e di San Felice Martire, Trichiana; Ultima Cena con gamberi, Chiesetta di San Giovanni Battista, Libano (comune di Sedico); Madonna con Bambino tra San Tiziano Vescovo ed un santo martire, Chiesa di San Tiziano, Frontin (comune di Trichiana), proveniente dalla demolita chiesa di Santa Tecla. Su Marco da Mel, il più noto dei tre, avremo modo di tornare e dunque concludiamo questa rassegna richiamando la storica cadorina Romana D’Ambros che a proposito di Antonio Rosso ha scritto per l’Archivio storico di Belluno Feltre Cadore: “Pittore cadorino della prima metà del sec. 15., che si trasferì a Mel nel 1494 e lì svolse la sua attività fino al 1502, convergono motivi e culture dell’arte veneta e dell’arte tirolese. Tale commistione è dovuta al periodo storico in cui operò l’artista, il primo in Cadore di cui si abbiano memorie, poiché di Zaccaria Barbieri, il presunto maestro del Rosso, si sa solo che era pictor. Risale al 1494 la tavola a tempera La Madonna in trono circondata dai quattro santi, originariamente nella chiesa di Libano (Belluno). Risale al 1494 l’affresco, nella chiesa di Corte di Lentiai, rappresentante la Madonna in trono col Bambino. Richiamano la tecnica del Rosso le figure di S. Rocco e S. Sebastiano, affreschi di casa Brustolon a Dont di Zoldo, ora a Treviso. Altri affreschi del Rosso sono nella chiesa di S. Silvestro a Costa di Serravalle (Vittorio Veneto)”.
NELLE FOTO (Wikipedia; riproduzioni dal libro “Le chiese di Selva di Cadore”): la pala d’altare di Antonio Rosso a Selva; la chiesa di San Lorenzo che la ospita; i “Dodici apostoli” di Giovanni da Mel visibili nella chiesa di Zermen di Feltre; dello stesso autore la “Madonna con Bimbo in trono” accolta nella sala della canonica a San Tomaso Agordino; l’affresco di Marco da Mel recentemente scoperto ad Asolo.