DI RENATO BONA
Rispettivamente 365 e 652 anni or sono, come ieri Duplice anniversario di dedicazione di chiese, oggi, mercoledì 19 giugno: a San Gregorio nelle Alpi (risale al 1654) dove è parroco don Anselmo Recchia, e a Zeremn di Feltre (risale al 1367) dove è amministratore parrocchiale mons. Lino Mottes. Lo ricorda il settimanale “Domenica” edito dalla Diocesi di Belluno-Feltre e diretto dal vescovo emerito Giuseppe Andrich. La chiesa di San Gregorio nelle Alpi – come scrive la libera enciclopedia Wikipedia nel proprio sito – “si affaccia sulla piazza principale del paese, e si trova in posizione rialzata rispetto al manto stradale. Essa ha assunto la struttura originaria solo nel secolo scorso, quando nel 1912 l’architetto Alberto Alpago Novello, con l’aiuto dell’ingegner Enrico De Conz… ha realizzato le due navate laterali e sistemato la facciata. Molto probabilmente in origine la chiesa era di stile bizantino, e venne demolita poiché non riusciva più a contenere i fedeli. Fu sostituita nel 1479, ma assunse le sembianze attuali (fatta eccezione per le navate) solo dopo il 1670. Un racconto popolare vuole che quando fu ora di costruirla, si decise che sarebbe sorta su di un colle, denominato Nodol; i sangregoriesi cominciarono a portare il materiale sul luogo prescelto, ma la mattina lo ritrovavano dove sorge ora. Il fatto venne interpretato come volontà divina, e pensando che fossero stati gli angeli a spostare il materiale, costruirono l’edificio sacro dove si trova ora”. Altre notizie: “… L’altare maggiore fu realizzato con la pietra proveniente dalle Ere da uno scultore locale, e la pala d’altare è stata dipinta con molta probabilità da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto da Brescia. Essa raffigura al centro la Madonna che regge Gesù bambino, con ai lati San Gregorio, tiara papale in testa, colomba sulla spalla e una mela d’oro nelle mani, e San Valentino (compatrono assieme a San Sebastiano) con la bibbia in una mano e la palma del martirio nell’altra; una particolarità della pala sta nello sfondo, dove si vede la chiesa come doveva apparire nel passato. Il dipinto è contornato da una cornice in legno policromo restaurata, capolavoro seicentesco dell’intaglio; in essa sono presenti bellissime statue di angeli, teste di putti, ghirlande e cornucopie allegoriche e il tutto si conclude in cima con la statua di Cristo risorto. Alcuni pezzi sono stati trafugati, come per esempio due statuine dei santi Pietro e Paolo che erano incastonate nell’altare, o dei bellissimi angeli che erano stati attribuiti ad Andrea Brustolon, famoso scultore bellunese del legno. Nella chiesa sono poi presenti altri tre altari minori, uno dei quali (quello di destra) è adornato da una pregevole pala di un ignoto fiammingo raffigurante dei santi, fra cui si staglia in primo piano la figura di San Lorenzo con la graticola. Sopra all’ingresso si trova l’organo, le cui canne durante il primo conflitto mondiale vennero asportate dai tedeschi assieme alle campane per farne armi. Nell’angolo nord est della chiesa si eleva il possente campanile settecentesco, sormontato da una torretta ottagonale. Originariamente terminava con una guglia metallica, ma dopo essere stata spazzata via per ben due volte dal vento si decise di adottare questa soluzione. La cella campanaria, che si apre all’esterno con un arco a tutto sesto per lato, ospita le tre campane: Gregoria la maggiore, Eurosia la mezzana e Valentina la minore. Sul lato ovest della torre si trova un orologio, il cui prezioso meccanismo cinquecentesco è stato restaurato nel 2007 ed è visibile nell’ingresso del municipio”. Ci spostiamo nel feltrino e con l’aiuto del sito Infodolomiti apprendiamo che “La chiesa di San Dionisio di Zermen viene consacrata solennemente il 19 giugno 1367 sotto l’episcopato di Giacomo da Brno, uomo di fiducia dell’imperatore Carlo IV di Boemia. Questa era una delle sei cappelle del territorio di Feltre e da essa dipendevano le due chiese dei borghi di Cart e di Vellai. Per ricostruire l’originale aspetto della chiesa, modificata nel corso dell’Ottocento, vengono in aiuto le relazioni redatte in occasione delle varie visite che i vescovi facevano periodicamente nelle chiese; infatti durante l’ispezione del vescovo Jacopo Rovellio nel 1588, viene descritto l’interno della chiesa che presenta un’abside dipinta, un’Ultima Cena affrescata nella navata, oggi purtroppo perduta, e la pala dell’altare maggiore con le immagini della Madonna, di San Dionisio e di un santo martire, capolavoro di Cima da Conegliano oggi conservato presso il Museo Civico di Feltre”. Quanto alle opere d’arte l’interno, sempre secondo Infodolomiti, rivela degli interessanti affreschi realizzati all’inizio del Cinquecento che rappresentano gli Apostoli lungo le pareti dell’abside e del transetto dove ci sono anche le figure di San Clemente e San Prosdocimo, i Profeti e Dio Padre benedicente sulla volta a botte e due grandi stemmi all’interno di ghirlande che rivelano l’identità del committente Marco Antonio Regino. La critica attribuisce il ciclo di affreschi a Giovanni da Mel, attivo nei primi anni del Cinquecento anche in altre chiese della zona. La pala che decorava l’altare maggiore venne realizzata da Cima da Conegliano e si compone da una lunetta superiore con Gesù Cristo benedicente, San Pietro e San Paolo, mentre nello scomparto centrale, all’interno di un elegante paesaggio su cui si aprono delle finestre, sono dipinti la Madonna con il Bambino, San Dionisio ed un santo con la palma del martirio, riconoscibile forse come San Vittore, patrono della diocesi feltrina. Questa tavola ha subito numerose vicissitudini che portarono alla conservazione dell’opera presso il Museo Civico di Feltre e al restauro che trasferì il dipinto da tavola a tela che tolse purtroppo gran parte della brillantezza dei colori alla tavola centrale” Un’ultima annotazione: oggi la chiesa di San Dionisio ospita una copia del dipinto di Cima da Conegliano, realizzato nel 1901 da Giovanni Bonomi ed interessante è anche la presenza nell’altare laterale sinistro. Di un quattrocentesco vesperbild, piccolo gruppo scultoreo, definito anche “immagine del vespro o della sera”, che rappresenta la Pietà, la Vergine che tiene sulle ginocchia il corpo di Cristo morto, e rimanda a simili rappresentazioni realizzate a partire dal Trecento soprattutto nei paesi di area tedesca e arrivati sin qui nel corso del Quattrocento.
NELLE FOTO ( Wikipedia e Laura Devecchi): chiesa di San Gregorio nelle Alpi con sullo sfondo il Pizzocco quindi l’altare in legno policromo; esterni ed interni della chiesa di Zermen con l’opera di Giovanni da Mel, Dodici apostoli, e la Madonna con Bambino.