di RENATO BONA
BELLUNO Il 15 maggio, sabato prossimo, dunque, sarà il compleanno numero156 per il bronzo di Dante che campeggia sulla Porta Dante esterna e dà in Piazza dei Martiri di “Belluno città splendente”. Una curiosità che viene proposta nel libro “Curiosando per la città di Belluno”, realizzato in proprio nel marzo scorso con la bellunese Tipografia Sommavilla dall’amico Vincenzo Caputo che ha ricercato frammenti d’arte locale del passato con la preziosa collaborazione dell’architetto Roberto Reolon, di Orsola Petrella, Carla De Poli nonché del proprio figlio Marco; le numerose fotografie a corredo del testo sono dello stesso autore nonché della De Poli che ha curato anche la copertina del libro di oltre 130 pagine. L’iniziativa editoriale – viene precisato – ha lo scopo di cercare di porre l’attenzione su alcuni beni artistici nei luoghi storici della città, affinché il loro ricordo si protragga nel tempo. La curiosità sul busto del “sommo poeta” è inserita nel capitolo: “Lavori in bronzo, campane, statue, busti e bocchettoni delle fontane” dove accanto a due foto è scritto che Porta Dante “anticamente era denominata porta Reniera: fu realizzata nel 1669 dal Rettore veneto Daniele Renier da cui prese naturalmente il nome. In una nicchia è collocato un busto di bronzo del divino poeta, modellato da Alessandro Borro di Vittorio Veneto ed inaugurato il 15 maggio 1865”. E veniamo alle Campane del Duomo di cui si ricorda che nel 1917 gli austriaci le asportarono e spogliarono del rame l’intera cupola. Il 23 gennaio 1921 furono inaugurate quelle nuove: la maggiore (con scritta latina che recita: “Dono del vescovo Giovanni Battista Sandi nell’anno 1759. Da peste, fame e guerra, liberaci o Signore”), quella di mezzogiorno (“Celeste Patrona difendi i confini dell’Italia”), quella dell’agonia (“Dona loro Signore, il riposo eterno”), la quarta (“Signore, esaudisci le preghiere del tuo popolo e liberalko da ogni male”), quella della messa (unica senza iscrizione di sorta). Vennero quindi fuse per l’ultima volta nel 1934 dall’antica Fonderia De Poli di Vittorio Veneto. Anche qui Caputo propone una curiosità: “Fin dal XII secolo, durante la guerra coi trevisani i bellunesi collocarono una campana sulla torre del Duomo, destinata a chiamare i cittadini alle armi per combattere. E siccome il nemico di quell’epoca era sempre la città di Treviso, la campana si chiamò ‘Trevisana’”. Restiamo al Duomo per dire che la torre campanaria “iniziata nel 17232 su progetto di Filippo Juvara venne terminata nel 1743. In seguito al terremoto del 1936 l’Angelo di rame, modellato in legno da Andrea Brustolon, fu smantellato e rifatto completamente. Nel 1968 un’ala cedette e fu l’occasione per un suo consolidamento. Gravemente danneggiata dagli eventi atmosferici, fu restaurata definitivamente nel 2001”. Ancora nella bella piazza centrale per dire dei due busti di Garibaldi e del re Vittorio Emanuele II sul palazzo dell’ex Tribunale. “Fu realizzato nel 1838 demolendo nel 1834 il vecchio palazzo del Consiglio de Nobili della città, detto ‘Caminada’, costruito nel 1474. Il 4 giugno 1893 venivano collocate sulla facciata, sopra due cornici in pietra lavorata i busti in bronzo di Garibaldi, generale patriota, e Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, opera dello scultore bellunese Girolamo Bortotti (poi sistemati sull’attuale facciata dell’ex Palazzo del Tribunale)”. Poco più in là ecco il Palazzo dei Rettori, del secolo quindicesimo. Eretto nel 1409 fu ricostruito nel 1491 da Giovanni Candi e completato nel 1536; fu sede per quasi 4 secoli dei Rettori veneti che governarono per la Serenissima il territorio bellunese. La facciata è adorna di fregi e fogliami, di busti in bronzo e in marmo tra le finestre del secondo piano, di podestà veneti. Sulla facciata laterale sinistra i busti in bronzo di Mazzini e Cavour, protagonisti del Risorgimento. Con la nascita del Regno d’Italia, Cavour divenne primo Presidente del Consiglio”. Detto di Porta Dante, ci spostiamo di pochi metri attratti dal Teatro comunale, già Teatro sociale (1835) nella Piazza Vittorio Emanuele II. Così Caputo: “La costruzione, iniziata nel 1833, è opera dell’architetto Giuseppe Segusini. Sulle pareti esterne si trovano in apposite nicchie ovali nove busti in pietra e bronzo di Rettori veneti dei secoli XVI e XVII, provenienti dal demolito Palazzo Comunale”. Avviandoci alla conclusione di questo “viaggio virtuale” guidati dal bel libro di Vincenzo Caputo, giungiamo nella via Psaro dove vi è la sede dell’Istituto tecnico industriale che “nei giardinetti antistanti la facciata dell’edificio scolastico, già Regia Scuola Industriale (1905), si possono vedere i busti in bronzo su delle colonne in pietra: l’accuratezza del lavoro, l’attenta caratterizzazione fisionomica indicano l’importanza dei personaggi”. Da ultimo ecco la scuola elementare “Aristide Gabelli”, nella via Segato, di cui si viene proposto un “particolare del cancello d’entrata con una delle tre aquile realizzate con fusione in bronzo, e collocate su pilastrini di pietra a forma cilindrica, che è del 1934. La scuola con il suo giardini sorge nel luogo della vecchia, preesistente stazione ferroviaria inaugurata nel 1896”. Oggi le “Gabelli” sono oggetto di importanti lavori di ristrutturazione che dovrebbe potersi concludere al massimo fra un paio d’anni.“Gabelli”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro”Curiosando per la città di Belluno”): il busto e la porta dedicati a Dante Alighieri, nella Piazza dei Martiri; il campanile di Filippo Juvara e l’Angelo che lo sovrasta in Piazza Duomo; i bronzi di Garibaldi e Vittorio Emanuele II nel Palazzo ex Tribunale, nella stessa Piazza; uno scorcio della facciata del Palazzo dei Rettori, sede della Prefettura; i busti di Mazzini e Cavour; alcuni dei busti in pietra e bronzo di Rettori veneti sulle pareti esterne del Teatro Comunale opera di Giuseppe Segusini; e quelli nei giardinetti antistanti la facciata dell’Istituto tecnico industriale “Segato” nella via Psaro; l’ingresso delle scuole elementari “Gabelli” con le sue aquile bronzee.