BELLUNO Il Partito Democratico del Veneto presenterà la settimana prossima un’interrogazione urgente in Parlamento chiedendo al governo cosa intende fare per affrontare la proprietà di Safilo che ha annunciato di voler dismettere lo stabilimento produttivo di Longarone e licenziare quasi 500 persone. Lo fa sapere il segretario regionale e senatore Andrea Martella che sta seguendo la vicenda insieme con la federazione provinciale di Belluno. Proprio a Belluno, la segretaria provinciale del PD Monica Lotto in questi giorni ha incontrato diversi portatori di interesse, tra cui sindacalisti, dipendenti e amministratori. «Safilo è l’emblema di come le crisi industriali in cui non si interviene pubblicamente vengano risolte desertificando i territori», ricorda Lotto. Adesso dobbiamo smetterla di girare lo sguardo dall’altra parte e pretendere che il governo italiano faccia sentire il suo peso. Si apra un tavolo di crisi e il ministero dello Sviluppo economico convochi i rappresentanti della proprietà insieme con i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei territori coinvolti». «In ballo», prosegue la segretaria, «non c’è solo il futuro dei 474 lavoratori dello stabilimento di Longarone e delle loro famiglie su cui non si può scherzare e a cui va il nostro pieno sostegno e l’interesse del nostro agire. Ma c’è anche un modello di sviluppo e di fare economia in antitesi con le politiche aziendali il cui unico obiettivo è aumentare i margini di guadagno senza reinvestire nulla in termini di sviluppo e di relazione con i territori. Alle difficoltà incontrate in questi 20 anni, Safilo ha infatti risposto vendendo quote azionarie, licenziando e dismettendo centri di distribuzione. Oggi il controllo della società è di un fondo dei Paesi Bassi che detiene quasi il 50 per cento del capitale e il conseguente collegamento con il territorio è nullo. Va detto a chiare lettere che se dovessimo perdere lo stabilimento di Longarone, il prossimo passo sarà la chiusura dello stabilimento di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia. Safilo vuole diventare un intermediario dell’occhialeria e quindi tutto il prodotto potrebbe essere realizzato all’estero dove la manodopera ha costi inferiori rispetto all’Italia. «Per questo, se ancora crediamo al Made in Italy, dobbiamo batterci per mantenere le produzioni sul territorio nazionale e delimitare il perimetro di azione di spregiudicate operazioni finanziarie. Non è un caso che Safilo sia stata una delle prime due aziende che nel territorio bellunese ha dato il via al grande comparto dell’occhialeria. Sarebbe una beffa doppia che proprio qui scomparisse completamente. Anche perché chi ha scelto di investire qui ne ha toccato con mano i benefici». La vicenda è inoltre arrivata sul tavolo dei consiglieri regionali del Partito Democratico che se ne occuperanno dall’inizio della prossima settimana.
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