BELLUNO Passeggiare, dicono, fa bene alla salute! E, parlo per esperienza personale, porta anche alla piacevole scoperta di un’infinita di “tesori”, molti dei quali sconosciuti ai più, di “Belluno città splendente”. Nella via La Vignetta sorge sopra la strada di Viale Europa verso l’ospedale “San Martino”, nel giardino di fronte alla villa Campana, la chiesetta, privata, di San Lorenzo, pare – come scrive Vincenzo Caputo nel suo prezioso volume “Belluno. Uno sguardo a centoquindici chiese” (con cenni architettonici di Roberto Reolon) – di origine quattrocentesca e ricostruita dal conte Campana nel 1775, su progetto dell’architetto Valentino Alpago Novello”. Ancora dal libro, edito nel novembre 2012 per i tipi della tipografia Piave, dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco: “All’interno il soffitto ovale è decorato a stucco con putti alati racchiusi in una cornice rotondeggiante. Conteneva una tela (trafugata durante la guerra 1915-18)”. Altro furto, ricorda Caputo, nel 1874: quello della piccola pala d’altare opera di Ludovico Sergnano, che rappresentava il “Martirio di San Lorenzo”. Va aggiunto che “Il complesso di San Lorenzo restò alla famiglia Campana fino al secolo XVIII. Successivamente (sec. XIX) passò alla famiglia Gerardis”. Ed ecco i cenni architettonici a cura di Roberto Reolon: “Questa cappella è formata da tre parti interconnesse tra loro. Un piccolo avancorpo con l’ingresso, la parte centrale a pianta ellittica che costituisce l’aula vera e propria, e verso sud l’abside che contiene anche una piccola sacrestia. La facciata principale, quella a settentrione verso la villa, e fin troppo ricca di elementi architettonici, è impostata in stile neoclassico con una serie di pilastri con capitelli ionici e al centro il portale d’ingresso; una semplice trabeazione forma la base al tetto a botte, quasi completamente occupato dai basamenti dei tre acroteri; ai lati due torrette campanarie formate da quattro pilastrini e copertura a cipolla, al centro un pinnacolo curvilineo. Il corpo centrale è ricoperto da una cupola ribassata con lanterna centrale, mentre l’abside da una piccola capanna con timpano triangolare”. Ma chi era san Lorenzo – patrono dei diaconi, dei cuochi e dei pompieri il cui corpo giace nella Cripta della confessione di San Lorenzo a Roma – cui la chiesetta è dedicata? Spagnolo originario di Osca in Aragona, fu inviato Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici e qui conobbe il futuro Papa Sisto II che, eletto vescovo di Roma il 30 agosto 257, gli affidò l’incarico di arcidiacono responsabile delle attività caritative della Diocesi. Ad inizio di agosto del 258 l’imperatore Valeriano aveva emanato un editto per la messa a morte di tutti i vescovi, presbiteri e diaconi: Sisto II fu ucciso il 6 agosto e 4 giorni più tardi fu la volta di Lorenzo, che aveva 33 anni. Parrebbe, ma i più propendono per la leggenda, ipotizzando che sia stato decapitato come il Pontefice – che sia stato bruciato su una graticola. Sta di fatto che la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, richiamando il fenomeno delle stelle cadenti ( si manifesta in coincidenza con l’attraversamento da parte della Terra dello sciame meteorico delle Perseidi) le identifica come i carboni ardenti sui quali il Santo sarebbe stato martirizzato.
NELLE FOTO (Riproduzione dal libro di Vincenzo Caputo; Renato Bona; Wikipedia); la chiesetta datata di San Lorenzo e due scorci di come si presenta oggi; fra le moltissime altre di autori diversi, la famosa opera pittorica del cadorino Tiziano Vecellio col Martirio di Lorenzo: dalla chiesa dei gesuiti di Venezia nel 2011 era stata trasferita su iniziativa della banca d’Alba che ha finanziato il delicatissimo restauro, nel laboratorio specializzato di Nicola Restauri di Aramengo, nell’Astigiano.