Ammetto una grave lacuna; bellunese doc e avanti con gli anni ho aspettato fino a questi giorni di pandemia, dunque troppo, e me ne rammarico, per “scoprire” un’oasi di verde decisamente apprezzabile, con una serie di costruzioni nuove o ammodernate che si inseriscono splendidamente nell’ambiente naturale, appena al di la del confine con l’aeroporto bellunese “Arturo Dell’Oro” (operativo dal 1916 ma ultimato l’anno seguente: 820 metri di lunghezza, 150 di larghezza nella parte più stretta, 350 in quella più larga; era dotato di varie infrastrutture: 4 grandi hangar in legno, due costruzioni in muratura, 4 baracche al’ingresso dalla parte della statale 50 del Grappa e Passo Rolle, e tre baracche nei pressi della chiesa di San Pietro; fu sede della 48. Squadriglia aeroplani). Mi riferisco a San Pietro in Campo, a metà strada tra Belluno e Ponte nelle Alpi, di cui il sito italia.indettaglio.it spiega che “Nella frazione o località di San Pietro in Campo risiedono 52 abitanti dei quali 26 sono maschi e i restanti femmine. Vi sono 24 individui celibi o nubili (13 e 11 rispettivamente – ndr.), 19 coniugati o separati di fatto, un divorziato e 8 vedovi… Le famiglie sono 21 in tutto e sono presenti 25 edifici dei quali 22 adibiti ad edilizia residenziale, nessuno destinato ad uso produttivo, commerciale o altro…”. Il mio personale rammarico per la tardiva scoperta è aumentato dal fatto che proprio a San Pietro in Campo sorge una chiesetta della quale ho potuto leggere nel sito cavarzano.diocesi.it. (tratto da “Storia dell’Arte nelle Chiese della Parrocchia di Sargnano”, dello storico prof. Flavio Vizzutti): “Il 6 ottobre 1845, il Parroco don Sebastiano Barozzi , scriveva: ‘Se vogliamo credere alla costante tradizione popolare, la fondazione della Chiesa di San Pietro in Campo è così vecchia che va a perdersi nell’oscurità dei tempi, poiché dicesi che quel tratto di Parrocchia di Castion che si chiama Sagrogna e Levico, e quello di Cadola che si chiama Lastreghe, appartenesse a detta chiesa prima dell’orribile catastrofe che deve essere nata nel rivolgimento del Piave, che fu secondo le più antiche memorie nell’anno della nostra Salute, 797, per la caduta del Monte Socchero’. Bisogna giungere però al 1328 per avere la prima data sicura collegata al nome di prete Manfredo, titolare della Cappellania; pertanto solo attorno a quest’epoca si può fondatamente far partire la plurisecolare storia della chiesa principale”. Ed allora vediamo di saperne di più di questa chiesa di San Pietro in Campo, “guidati” dall’opera di Vizzutt, il quale fra l’altro annota: “… Il parroco don Lucio Deola, accingendosi ad inaugurare nel 1915, il suo ‘Libro Cronistorico’ così narra: ‘La parrocchia porta il titolo di San Pietro in Campo perché la sede della parrocchia era nel villaggio di San Pietro in Campo dove trovasi anche la chiesa e la canonica. La voce popolare vuole che anticamente quando ancora il Piave non passava per la nostra vallata bellunese ma per l’Alpago, le frazioni di Sagrogna e Levego fossero soggette a San Pietro in Campo, ecco, si dice, la ragione per cui la chiesa parrocchiale fu fabbricata vicino al Piave o meglio vicino alle due frazioni suddette’. L’autore della pregevole storia della parrocchia di Sargnano riporta un’altra citazione documentale: quella del 18 agosto 1624 quando il vicario generale della Diocesi, Felice Persicini, su incarico del vescovo Lollino effettuò la visita pastorale: proprio dal diario si ricava “la più antica e attendibile descrizione della chiesa sia nella sua struttura architettonica sia nei suoi arredi, suppellettili e stato economico…”: c’erano tre altari il maggiore dei quali era ornato da una pala in tela della Vergine con i santi Pietro e Paolo; altari minori dedicati uno a Sant’Antonio Abate con vicina una tela con la Vergine e i santi Pietro, Paolo e Giorgio, l’altro a San Macario; ai lati dell’altar maggiore dipinti con le immagini dei santi Ermagora e Fortunato. Il vicino cimitero era definito nel diario “abbastanza ampio” e la torre campanaria nel 1624 ( in seguito fu sopraelevata anche con la cuspide conica) risultava alta sui 14 metri; la ricorrenza della dedicazione del tempio si celebrava l’ultima domenica di aprile. Seguirono altre visite e vari interventi decisi dai vescovi Antonio Delfino, Giovanni Tommaso Malloni, Giulio Berlendis, Giovanni Francesco Bembo, Valerio Rota, Gaetano Zuanelli, Domenico Condulmer, Sebastiano Alcaini… Avviandosi a conclusione Falvio Vizzutti scrive che: “Fin dai primi tempi dell’Ottocento l’antica chiesa dedicata all’apostolo Pietro perse progressivamente di importanza perché il tempio di Santa Maria a Sagnano, più centrale rispetto al nuovo sviluppo edilizio, venne elevato a principale”. E poi l’abbandono pressoché totale, i danni del terremoto del 1873… L’uso di seppellire nel cimitero di San Pietro cessò del tutto nel 1881, d’altra parte la chiesa si presentava ancora parzialmente diroccata… Nel 1930 si demolì tutta l’area presbiteriale e la chiesa “così diminuita nel senso della lunghezza e completamente ristrutturata, veniva officiata nuovamente, però sotto il titolo di Sant’Antonio Abate e Sant’Antonio da Padova. Restauri al campanile furono effettuati nel 1930 e nel 1948. Nel 1986 “per lodevole decisione dei frazionisti e del Consiglio parrocchiale coordinati dal parroco Giuseppe Pierobon, la chiesa è interamente ripristinata, viene completamente rifatto il tetto ed è decorosamente sistemata negli arredi. Chiudiamo questo “incontro” con San Pietro in Campo citando Vincenzo Caputo che nel libro “Belluno. Uno sguardo a centoquindici chiese” scritto in collaborazione per la parte architettonica con Roberto Reolon, ricorda fra l’altro che “L’altare ha una pala raffigurante una Vergine con Bambino e santi; sulle pareti laterali quadri riguardanti l’Orazione nell’orto, l’Ultima cena, la Beata Vergine di Monte Berico con i santi Pietro e Antonio da Padova del pittore Bucchi e un dipinto votivo di Moech”. NELLE FOTO (Renato Bona, riproduzione dal libro di Vizzutti e sito della Parrocchia di Cavarzano): la frazione San Pietro in Campo con tutto il suo verde; la chiesa vista da fuori e l’interno; il campanile.