AGORDO Ma si può chiedere ospitalità ad un rifugio che opera a 1834 metri di altezza, che garantisce pasti caldi e soprattutto acqua calda e poi come ringraziamento prima di andarsene forzare una gettoniera e rubare le monetine al suo interno?No non si può. Non è questa “la montagna che vorrei”, non è questa la montagna che vogliono i rifugisti che della montagna ne sono i custodi, per loro l’ospite è “sacro”, soprattutto quando l’amicizia fin dalla soglia del rifugio è sancita dalla stretta di mano. Il covid19 l’avrà anche tolta quella stretta a dieci dita, lasciando al tocco di gomito, ma il concetto non cambia. La gente di montagna, soprattutto quella che opera in alta montagna è abituata a lasciare le porte aperte, i letti fatti per l’occorrenza e se serve il tè caldo pronto per essere ristorati. E’ chiaro che davanti ad un furto come quello che stiamo per raccontarvi la domanda che un rifugista storico come Diego Favero (capo del Soccorso Alpino ad Agordo) non può essere che una e una soltanto: “Ma dove sta andando la montagna? Cosa sta succedendo?”. Stamane i collaboratori di Diego sono entrati in bagno per le quotidiane pulizie e si sono trovati difronte la gettoniera della doccia (1 euro a servizio) scassinata e priva del contenuto. Diego mette subito le mani avanti “Non è per i soldi che c’erano dentro, forse 200 o forse 300 euro perché da giugno non l’abbiamo mai svuotata, quest’anno le presenze non sono quelle del passato. Che brucia è il gesto. Per noi portare l’acqua al Rifugio non è cosa semplice, servono serbatoi, pompe, energia elettrica e tanto lavoro, cioè costi. Lo facciamo per dare un servizio importante al cliente, ma questa volta purtroppo ci siamo imbattuti nell’ingrato”. Domani Diego scenderà ad Agordo e denuncerà il fatto ai Carabinieri, nella notte del furto in Rifugio avevano pernottato una decina di escursionisti. “Il mio lavoro – confessa Diego Favero – l’ho sempre classificato come uno dei più’ belli, per quanto duro sia, ma un lavoro che sa darti tante soddisfazioni sopratutto perché hai a che fare con gente di montagna, rispettosa delle regole anche se non scritte; insomma, un rapporto di fiducia gestore/cliente. Purtroppo, e con rammarico, mi sto accorgendo che non è più così’ l’ultimo episodio è la ciliegina, un gesto che fa male, oltre il danno in denaro”. Quando il gestore si è accorto del furto ha anche provato a chiedere informazione, ma nessuno ha saputo rispondere e dare informazioni, almeno per ora. Allarga le braccia Diego e conclude “E’ andata così, ma qui continueremo a lasciare le porte aperte come succede da sempre, del bar, delle cucine. Mi dispiace solo che chi ha agito in questo modo non mi abbia informato che aveva problemi, non avrei avuto dubbi, lo avrei aiutato se necessario prestandogli quei quattro soldi presi in modo sfacciato e spudorato”.